Arriva nelle nostre sale Millennium – Quello Che Non Uccide, il nuovo capitolo della saga creata da Stieg Larsson e continuata da David Lagercrantz. La pellicola è diretta dal regista Fede Alvarez che, per l’occasione, abbiamo incontrato nella cornice della Festa del Cinema di Roma.
Dopo il suo esordio nel 2013 con Evil Dead, il remake del cult di Sam Raimi, e con l’horror thriller Man in the Dark, il regista e sceneggiatore uruguaiano Fede Alvarez torna dietro la macchina da presa con un’importante trasposizione.
Millennium – Quello Che Non Uccide arriva oggi in sala grazie a Sony Pictures. Il film è tratto dal quarto libro, nonché primo libro “apocrifo” non scritto da Stieg Larsson, dell’amata saga svedese Millennium che vede come protagonista la tormentata e fredda hacker Lisbeth Salander.
Il primo capitolo della trilogia ha avuto due trasposizioni, quella svedese – poi continuata anche con i capitoli La Ragazza Che Giocava Col Fuoco e La Regina dei Castelli di Carta – diretta da Niels Arden Oplev e con protagonista Noomi Rapace; e quella americana firmata da David Fincher che vedeva nei panni di Lisbeth un’inedita Rooney Mara.
Fede Alvarez sceglie invece come sua protagonista l’attrice inglese Claire Foy, conosciuta principalmente per il ruolo de La Regina Elisabetta nella serie Netflix The Crown, che si cimenta in un ruolo totalmente sconosciuto; una donna in perenne lotta con i suoi fantasmi del passato e che ha come missione quella di punire tutti gli uomini che feriscono e fanno del male alle donne.
Rispetto ai suoi predecessori questo film ha una prospettiva diversa. I film di prima si svolgevano dal punto di vista maschile, Lisbeth era un personaggio secondario, a volte al margine della storia. Adesso invece Lisbeth rappresenta il punto di vista principale, lei è la musa, il mistero, Mikael invece è “la bella ragazza” della storia.
Questo ha raccontato il regista durante l’incontro che abbiamo fatto con lui nella cornice della Festa del Cinema di Roma dove Quello Che Non Uccide è stato presentato in anteprima mondiale.
E in questo caso è proprio il passato di Lisbeth la chiave per poter risolvere il mistero che si trova alla base di questa pellicola. Un passato cruento, dalle sfumature oscure e che ha portato Lisbeth a diventare il personaggio cinico e freddo che conosciamo, l’hacker senza pietà, ma che al tempo stesso ci mette di fronte a un personaggio con delle fragilità e dei traumi radicati molto profondi.
Nel film, infatti, ritornano alcuni elementi feticisti e perversi riguardanti il passato di Lisbeth che, in fondo, ci ricollegano anche con la carriera horror del regista Alvarez.
Tutti i miei film hanno un aspetto di “perversione”. Credo sia una di quelle cose di cui ad alcuni piace parlare perché mi fanno sembrare un pazzo.
Penso che il pubblico voglia vedere certe immagini e sono interessato al tipo di reazione che queste immagini possono provocare nel pubblico.
Volevo realizzare due film in uno: un film che fosse per il pubblico e l’altro che fosse per il loro subconscio.
Aspetti perversi a parte, viene spontaneo chiedersi cosa abbia portato un regista come Alvarez, dalla carriera cinematografica segnata principalmente dal genere horror, verso un film completamente diverso. Un film di stampo decisamente più action, dalle sfumature noir che, come ha affermato lo stesso regista, vuole ricordare una sorta di James Bond.
Sono stato felice di essere stato contatto per Quello Che Non Uccide e non per il remake della trilogia precedente. Non avevo voglia di fare qualcosa che era stata già fatta.
Se avessi seguito le storie della trilogia mi sarei dovuto rifare allo stile del primo film della saga di Millennium, avendo una storia originale non sono stato costretto a rimanere negli stessi luoghi in cui si svolgono i libri, ho potuto sperimentare di più con le ambientazioni e fare un film nuovo e staccato anche stilisticamente dal precedente.
Parlando ovviamente dei film precedenti, e osservando il mood del film, per quanto Quello Che Non Uccide differisca, per ovvie ragioni, da Uomini Che Odiano Le Donne, nel film di Alvarez si respira parte dell’aurea, o del fantasma, della precedente pellicola diretta da David Fincher.
Cambia la storia, cambiano le ambientazioni e i volti dietro ai personaggi, ma è inevitabile non doversi confrontare con un grande regista come Fincher.
Indubbiamente mi sono ispirato ai precedenti registi di questa saga. Ero alle superiori quando ho visto e amato i film di David Fincher. È un regista che ammiro.
Non avrei immaginato che nella mia vita sarebbe accaduto che il mio nome e il suo venissero messi fianco a fianco nella stessa frase. Quindi sicuramente c’è un po’ di Fincher, ma sono più andato verso il cinema di De Palma o Hitchcock con questo film.
Mi sono ispirato a loro perché sono registi che non hanno mai avuto paura di esagerare, in particolare De Palma con il suo stile un po’ teatrale e “da opera”.
Ho fatto anch’io così, e ogni volta che mi accorgevo di aver superato il limite, nella scena dopo sono andato ancora oltre.
Non so se quello che stavo facendo avrebbe funzionato ma dovevo comunque provarci!
Interessante è anche l’uso della tecnologia utilizzata all’interno del film. Lisbeth nasce come un hacker e Alvarez ha deciso di mantenere questo aspetto, anche perché parte integrante del personaggio.
Al tempo stesso, si cerca quasi di dare una visione molto realistica dei meccanismi più tecnologici, pur a volte sembrando fin troppo esagerati all’occhio dello spettatore.
Un sacco di aspetti del film che sembrano falsi e grossolani in realtà sono molto realistici. Siamo molto ignoranti su quello che i computer possono fare e non crediamo che alcune cose siano possibili.
Nella produzione abbiamo ingaggiato un consulente hacker in Germania che ci ha aiutato con alcune scene. Quindi se pensate che quello che si vede nel film sia impossibile, in realtà si basa sulla realtà.
Quello che non uccide vi aspetta al cinema dal 31 Ottobre grazie a Sony Pictures.