È passata un po’ in sordina la notizia che è stato approvato un vero e proprio dazio provvisorio di circa 100 euro sulle biciclette elettriche prodotte in Cina e importate in Europa. Vi riportiamo le motivazioni di questa scelta pubblicate nella comunicazione ufficiale pubblicata sul portale ufficiale Eur-Lex.

Riportiamo di seguito una serie di estratti della pubblicazione ufficiale.

Il 20 ottobre 2017 la Commissione europea ha aperto un’inchiesta antidumping riguardante le importazioni nell’Unione di biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore elettrico ausiliario originarie della Repubblica popolare cinese.

La Commissione ha aperto l’inchiesta in seguito a una denuncia presentata l’8 settembre 2017 dall’Associazione europea dei produttori di biciclette (European Bicycle Manufacturers Association – EBMA). Il denunciante rappresenta oltre il 25% della produzione totale dell’Unione di biciclette elettriche. La denuncia conteneva elementi di prova dell’esistenza del dumping e del conseguente pregiudizio notevole sufficienti per giustificare l’apertura dell’inchiesta.

Il dumping è l’esportazione di merci a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno o su un altro mercato, oppure addirittura sotto costo, da parte di trust già padroni del mercato interno, generalmente condotta con l’appoggio dello Stato, allo scopo d’impadronirsi dei mercati esteri. via Wikipedia.

 

Potete leggere in italiano e molto chiaramente sulla pubblicazione ufficiale tutte le motivazioni che hanno portato la Commissione a decidere di imporre un dazio di 100€ su ogni bicicletta elettrica importata dalla Cina.

Nel documento si descrive la situazione attuale dell’industria legata alla produzione di bici elettriche in Cina e in Europa e spiega come in Cina ci sia una sovraproduzione che ha portato a prezzi sempre più bassi mentre in Europa su punti di più su qualità e piccole realtà produttive che vendono prodotti molto più costosi. Da qui l’ipotesi di dumping da parte delle società cinesi coinvolte nell’esportazione in Europa di biciclette elettriche che avrebbero in questo modo danneggiato le aziende europee e influenzato il mercato europeo delle biciclette elettriche.

La Commissione prevede che l’istituzione di un dazio antidumping provvisorio consentirà a tutti i produttori di operare in condizioni di commercio equo sul mercato dell’Unione. In assenza di misure, è molto probabile un ulteriore peggioramento della situazione economica e finanziaria dell’industria dell’Unione.

La Commissione ha quindi concluso provvisoriamente che l’istituzione di un dazio antidumping sarebbe nell’interesse dell’industria dell’Unione.

 

Sorvolando su questa decisione e su tutte le premesse che possono essere condivise o meno, è interessante leggere le motivazioni all’interno della sezione “Interesse degli utilizzatori”. Si sarebbe portati a pensare che l’unico vero interesse per gli utilizzatori sia pagare il meno possibile un buon prodotto, ma invece scopriamo che:

La Federazione europea dei ciclisti (European Cyclists’ Federation, «ECF») si è manifestata nella presente inchiesta.

L’ECF, che rappresenta associazioni e federazioni di ciclisti, ha sostenuto che il prezzo non costituisce il fattore determinante perché le persone vadano più o meno in bicicletta e ha fornito elementi di prova che i paesi in cui le persone utilizzano maggiormente la bicicletta sono quelli in cui le biciclette e le biciclette elettriche costano di più.

Tale modello è stato corroborato da un dato presentato dal collettivo degli importatori che si sono opposti alle misure, che dimostrava che i paesi con i tassi di adozione più rapidi delle biciclette elettriche erano i paesi dove le biciclette elettriche erano in media le più costose. Il collettivo degli importatori ha altresì affermato che vi era un solido nesso tra i prezzi delle biciclette, la cultura ciclistica nazionale, la qualità delle infrastrutture e in ultima analisi l’adozione di biciclette elettriche.

L’ECF è favorevole a condizioni di mercato che promuovano la qualità, l’innovazione e i servizi. Di conseguenza, l’ECF ha affermato che se venisse stabilita la presenza di dumping, ciò avrebbe un ruolo negativo sullo sviluppo delle biciclette elettriche e di conseguenza sulla transizione verso un’Europa più ecologica che offre una mobilità più efficace ai suoi cittadini.

D’altra parte, il collettivo degli importatori che si sono opposti all’istituzione di misure ha asserito che le misure impedirebbero ai produttori cinesi di fornire i prodotti di fascia bassa e di sviluppare prodotti di fascia medio-alta, causando una riduzione della concorrenza. Poiché l’industria dell’Unione sarebbe in larga misura attiva nei segmenti di fascia medio-alta, a sua volta questo comporterebbe una riduzione della scelta e prezzi più alti per i consumatori europei.

L’inchiesta ha dimostrato che l’industria dell’Unione è attiva in tutti i segmenti del mercato, anche nei prodotti di base.

L’inchiesta ha dimostrato che l’industria dell’Unione è attiva in tutti i segmenti del mercato, anche nei prodotti di base. Si prevede che le misure amplificheranno e diversificheranno l’offerta di biciclette elettriche ripristinando la concorrenza a parità di condizioni. Si ricorda che l’istituzione di misure sulle biciclette convenzionali non ha ridotto la scelta dei consumatori, ma ha aumentato la diversità dei fornitori e dei loro paesi di origine. Tale argomentazione è stata pertanto ritenuta priva di fondamento ed è stata respinta.

Sebbene si preveda che l’istituzione di misure ripristini prezzi di mercato che sono di fatto superiori ai prezzi di dumping, il prezzo è un fattore che guida le scelte dei consumatori e il probabile impatto sui prezzi per i consumatori deve essere compensato da un confronto tra costi e benefici con alternative alle biciclette elettriche come le automobili, le motociclette o gli scooter.

La Commissione ha constatato che l’interesse del consumatore non può essere ridotto all’impatto sui prezzi derivante dal portare le importazioni dalla RPC a livelli non pregiudizievoli. Al contrario, vi sono elementi di prova che la scelta dei consumatori è guidata da atri fattori come la varietà, la qualità, l’innovazione e il servizio, che possono essere ottenuti solo in normali condizioni di mercato con una concorrenza aperta e leale.

La Commissione ha pertanto concluso che le misure non si ripercuoterebbero indebitamente sulla situazione dei consumatori e contribuirebbero allo sviluppo sostenibile delle biciclette elettriche in Europa e ai suoi benefici più ampi per la società in termini di protezione dell’ambiente e miglioramento della mobilità.

Sebbene non sia possibile escludere un effetto negativo delle misure sui piccoli importatori del prodotto in esame e sui prezzi per i consumatori, esso non supera i benefici per i fornitori, l’industria dell’Unione e i consumatori.

Sulla base di quanto precede, la Commissione ha concluso che non esistevano validi motivi per concludere che non era nell’interesse dell’Unione istituire misure provvisorie sulle importazioni del prodotto in esame originario della RPC in questa fase dell’inchiesta.

È stato quindi deciso un dazio antidumping provvisorio che varia da importatore a importatore, ma corrisponde, più o meno, a 100€ per ogni bicicletta importata.

Voi che ne pensate? avete acquistato una bicicletta elettrica? Era “europea” o “cinese”? Quanto avete speso e quanto il prezzo ha influito sul prezzo?

 

 

Leggete tutto il documento per farvi un’idea migliore: