Ti svegli all’improvviso in un laboratorio. Non sai dove sei. Non sai perché sei lì. Soprattutto, non sai chi sei. Una donna dice che ti chiami Henry. Finisce di ricostruirti attraverso pezzi robotici. Un braccio. Una gamba. Lei dice di essere tua moglie e che ti ama. Tu continui a non ricordare. Un momento prima che lei possa installare il dispositivo per darti la voce, irrompe il caos. Il tuo riposo è finito. Qualcuno vuole farti molto male, ed è tempo di agire per riprenderti ciò che è tuo.
Quelle di Hardcore!, fin dall’inizio dei primi rumors sul progetto, sono delle premesse molto allettanti. Diretto da Ilya Naishuller e prodotto dal regista Timur Bekmambetov (Abraham Lincol: Vampires Hunter, Ben-Hur), Hardcore! è un film girato interamente in POV, ovvero in soggettiva.
Tutto ciò che Henry fa, tutto ciò che Henry vede, è ciò che noi facciamo e vediamo. La pellicola si muove interamente così, lungo i suoi 95 minuti di esplosioni, violenza estrema che sfocia tra pulp e trash.
Hardcore! è un modo nuovo e differente di concepire l’intrattenimento, e in parte anche il cinema.
Entrando immediatamente nel vivo, di cosa parla Hardcore!?
Hardcore! (Hardcore Henry il titolo originale) è la storia di Henry – interpretato dai differenti cameramen, tra cui lo stesso Naishuller – il quale, dopo aver scoperto di essere un cyborg con ormai una minima percentuale di componente umana, deve salvare la moglie (Haley Bennett) dalle mani dello squilibrato Akan (Danila Kozlovsky), interessato alla tecnologia di Henry per poter creare un esercito di creature imbattibili.
In una Mosca totalmente sconosciuta, dove gran parte dei civili altro non sono che alleati di Akan, Henry deve riuscire a ritrovare la sua donna e a salvarla dalla follia dell’uomo. Dalla sua parte, almeno in modo apparente, c’è un inglese di nome Jimmy (Sharlto Copley), il quale riserverà non poche sorprese.
Le linee guida di Hardcore! sono queste, tutto il resto è una corsa contro il tempo tra esplosioni, brutali omicidi, bordelli, qualche culo e un paio di tette, e vagonate di sangue come se non ci fosse un domani.
Che cos’è Hardcore!?
A una prima occhiata, in un mondo in cui il videoludico sta sempre più incontrando il mondo cinematografico, e lo abbiamo visto con titoli come The Last of Us o Everybody’s Gone to the Rapture, e lo vedremo a breve con Quantum Break, Hardcore! si pone come cinema che va verso il mondo dei videogiochi.
Molto più “gioco” che film, nell’accezione più pura del termine cinematografico, sebbene provvisto di diversi elementi di base solidi, come recitazione e registro linguistico, oltre all’impeccabile tecnica di ripresa.
Il linguaggio del film è molto ironico. Gioca su battute stuzzicanti e un registro narrativo leggero, in netto contrasto con la narrazione filmica.
Ilya Naishuller attraverso i dialoghi gioca moltissimo con la contaminazione tra medium, passando da un tipico linguaggio più da videogioco fino ad arrivare a uno più da fumetto, il tutto limato con quelli che vogliono essere i canoni di verosimiglianza che si addicono, invece, al linguaggio cinematografico: semplice, diretto e incisivo.
A renderlo ancora più suggestivo ci pensa l’interpretazione degli attori, primo fra tutti Sharlto Copley, il quale si conferma, ancora una volta essere, un attore poliedrico e in continua crescita. In questa pellicola, soprattutto, il sudafricano da sfoggio di tutte le sue doti da attore, passando da una tipologia all’altra di personaggio, rendendosi davvero insuperabile.
La vera rivelazione, però, è il giovanissimo Danila Kozlovsky, nei panni del folle Akan.
Akan è un villain perfetto. Sebbene di lui ci venga detto pochissimo, bastano pochi secondi per capire quanto di malato ci sia nella sua persona. Caratterizzato nei minimi dettagli, a partire da quelli scenici fino ad arrivare a quelli psicologici.
L’attore si immerge totalmente in questa parte, danzando quasi col personaggio, che lo vediamo in un crescendo costante di follia e smania di potere. Hardcore! è un bagno di sangue organizzato da Akan, personaggio che meriterebbe un film solo per sé.
La meno convincente è, invece, Haley Bennet (#turbofiga), la quale interpreta l’affascinante e geniale dottoressa da Nobel. Probabilmente a minare sulla recitazione della Bennet è il doppiaggio posticcio. Il personaggio della Bennet è molto più particolare di quanto si possa pensare, ricorda per certi versi le dive eteree degli anni ’30, eppure non resta così tanto impresso quanto, invece, avrebbe potuto fare.
Piccola chicca è il cameo di Tim Roth che, con anche solo due battute misurate, risulta essere convincente e perfetto per ogni ruolo.
Tra pro e contro: soggettiva e tecnica
Se c’è una cosa nella quale Hardcore! non pecca quella è l’adrenalina, sebbene nella sceneggiatura di Naishuller i colpi di scena e i twist narrativi sono piuttosto deboli. Per quanto scorrevole sia l’intero impianto, risulta sempre piuttosto prevedibile.
L’azione non manca mai e resta sempre bella alta dall’inizio alla fine, alimentata dall’escamotage di dare una perenne visione in prima persona che, quindi, porta ovviamente a rendere l’immagini dinamiche a livello esponenziale.
Girare il film esclusivamente dal punto di vista di Henry significa che non avrei potuto fare tagli o primi piani sul viso del protagonista per esprimere le sue emozioni. Perciò Henry avrebbe dovuto fare qualcosa fisicamente, affinché il pubblico sentisse le sue reazioni.
Ciò ha permesso di fare un interessante processo di scoperta e di inserire molto humor fisico e momenti di maggiore leggerezza, che per l’appunto, sono scaturiti da tutte queste limitazioni.
Spiega Naishuller, che ha girato tutto il film interamente con attrezzature GoPro, facendo assieme alla troupe un’intensa preparazione, alla base della quale ci sono stati centinaia di test per poter cercare il punto di stabilizzazione perfetto e ottimale per ogni differente sequenza.
In questo senso, fondamentale è il montaggio e il missaggio sonoro, i quali vanno a braccetto. Il secondo è perfettamente studiato sul film, e risulta essere indispensabile, una vera e propria pelle. Il genere musicale viene alternato tra brani pop e brani hardcore, regalando anche grossi classici, come Don’t stop me now dei Queen.
La musica viene adoperata non solo in accompagnamento, ma anche in contrasto. Del resto, come il caro Kubrick insegna, non c’è niente di meglio di un buon pezzo classico sotto una scazzottata di quelle che oltre a farti vedere le stelle, ti fanno vedere anche tutti i pianeti e gli universi.
Ricordiamo che il secondo lavoro del regista russo è proprio la musica. Cantante, infatti, di un gruppo punk, i Biting Elbows, Naishuller arriva alla progettazione di questo film proprio grazie a un videoclip girato per la sua band, il virale Bad Motherfucker.
Allo stesso modo del sonoro, si muove il montaggio, che cerca di dare perennemente continuità tra le scene, proprio come se ci trovassimo in un piano sequenza gestito dal nostro stesso sguardo.
Questa continuità, soprattutto nelle scene più frenetiche e dinamiche, se da un lato rende il tutto ancora più omogeneo, dall’altro tende a confondere lo spettatore.
Tutto ciò che per la prima mezz’ora è hype allo stato puro, successivamente diventa disturbante e confuso. Effetto collaterale della visione in prima persona, è il senso di mal di testa e nausea che le immagini, soprattutto per chi non è abituato, suscitano a lungo andare.
Hardcore! è un film che sembra essere pensato strettamente per gli appassionati di sparatutto in prima persona. Strizza molto, e forse troppo, l’occhio al gameplay, senza dare modo alla fetta più grossa di spettatori, non abituati a questo tipo di immagine, di adattarsi alla visione.
Tutto troppo veloce, tutto troppo frenetico e vorticante. Diventa difficile stare dietro alla perfezione tecnica di Hardcore!, che si mescola alla sperimentazione di genere.
Si, ma quale genere? Infatti, una delle pecche del film, è non riuscire a sfociare in un vero e proprio genere. Facile è cogliere citazioni del cinema più violento come il pulp di Tarantino o il trash di Takashi Miike, ma senza mai arrivare a definire una propria identità.
Giudicare questo film, esattamente per le ultimissime frasi dette, non è facile. Se da un lato abbiamo una recitazione straordinaria e una tecnica, tra regia, montaggio e tecnologie avanzate, superlativa, dall’altra parte ci troviamo di fronte a un prodotto ancora troppo indefinito e sperimentale per poter davvero entrare nella sfera cinematografica.
Hardcore! resta, comunque sia, un lavoro di intrattenimento perfettamente confezionato, che porta a termine la sua missione di portare al cinema qualcosa di diverso e, quasi, mai visto.
È vero, come recitano gli slogan del film, per ogni generazione c’è un film che cambia tutto per sempre. Hardcore! ha indubbiamente smosso più di un sasso, ma non sarà il film che cambierà totalmente i limiti, o li ridefinirà, del cinema action. Per quello c’è bisogno di lavorare ancora un po’, ma non è detto che non sarà proprio Naishuller ad arrivare a quel punto.