Guillermo del Toro si trova nel punto attualmente più alto della sua carriera, visti i successi degli ultimi anni sia di pubblico che di critica, tra cui annoveriamo certamente la sua riuscitissima reinterpretazione di Pinocchio. Ma cosa ha in serbo per il futuro, a parte la seconda stagione di Cabinet of Curiosities per Netflix?
Lo ha svelato, a sorpresa, a un incontro stampa londinese: si tratta di una trasposizione de Il gigante sepolto, settimo libro del celebre romanziere nipponico premio Nobel Kazuo Ishiguro, noto tra le altre cose per Quel che resta del giorno e Non lasciarmi. Il film sarà ancora una volta realizzato in animazione, per di più stop motion, sfruttando dunque l’enorme knowhow acquisito con Pinocchio.
Inizieremo lo sviluppo nel giro di un paio di mesi e spero che la produzione possa iniziare entro i prossimi due anni.
ha affermato il cineasta.
Non sono noti altri dettagli in merito, né se il film sarà una produzione in collaborazione con Netflix all’interno dell’attuale sodalizio, o uscirà in sala con un altro distributore.
Quel che è certo è che il progetto risuona un po’ “ghibliano” nel suo voler rendere in animazione un grande romanzo (per di più giapponese) come piace fare ad un altro Maestro del cinema, Hayao Miyazaki.
Vi riportiamo la sinossi ufficiale italiana del romanzo, edito nel nostro paese da Einaudi:
Il leggendario re Artù è morto ormai da qualche tempo ma la pace che egli ha imposto sulla futura Inghilterra, dilaniata per decenni dalla guerra intestina fra sassoni e britanni, seppure incerta, perdura. Nella dimora buia e angusta di Axl e Beatrice, tuttavia, non vi è pace possibile. La coppia di anziani coniugi britanni è afflitta da un arcano tormento: una sorta di inspiegabile amnesia che priva i due di una storia condivisa. A causarla pare essere una strana nebbia dilagante che, villaggio dopo villaggio, avvolge indistintamente tutte le popolazioni, ammorbandole con i suoi miasmi. Axl e Beatrice ricordano di aver avuto un figlio, ma non sanno più dove si trovi, né che cosa li abbia separati da lui. Non possono indugiare oltre: a dispetto della vecchiaia e dei pericoli devono mettersi in viaggio e scoprire l’origine della nebbia incantata, prima che la memoria di ciò a cui più tengono sia perduta per sempre. Lungo il cammino si uniscono ad altri viandanti – il giovane Edwin, che porta il marchio di un demone, e il valoroso guerriero sassone Wistan, in missione per conto del suo re – e con essi affrontano ogni genere di prodigio: la violenza cieca degli orchi e le insidie di un antico monastero, lo scrutinio di un oscuro barcaiolo e l’aggressione di maligni folletti, il vetusto cavaliere di Artù Galvano e il potente drago Querig. Giungono infine in vista della meta, e qui li attende la prova più grande: saggiare la purezza del proprio cuore. Per il suo settimo romanzo Ishiguro torna ai temi a lui da sempre cari – la fallibilità e il ruolo della memoria, la dimensione onirica e quella nostalgica dell’esistenza, il dolore della vecchiaia e della perdita – ma lo fa qui scegliendo una forma inedita e quanto mai sorprendente. Calando la sua storia sul terreno del fantastico e attingendo a una varietà di suggestioni storiche e letterarie diverse, dal Beowulf della tradizione anglosassone al Caronte di quella classica, dal Lear shakespeariano fino alla missione di Tolkien, Ishiguro imprime tanta più forza al suo dilemma: se i nostri eroi sapranno debellare la nebbia della dimenticanza riappropriandosi dei preziosi ricordi; se insieme a loro ogni britanno e ogni sassone, ogni umano di ogni tempo, recupererà contezza dei torti subiti e inflitti; se il gigante sepolto della storia sarà rianimato, e riarmato, e restituito alla sua integrità, come giustizia vuole, che ne potrà mai essere della pacifica convivenza fra gli individui e i popoli?
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