Elon Musk non vuole più acquistare Twitter. E adesso?

Elon Musk ha ritirato formalmente la sua offerta di acquistare il 100% di Twitter. Meno di tre mesi fa il miliardario aveva presentato un’offerta da 44 miliardi di dollari, con una compensazione di 54,20 dollari per azione.

Perché Elon Musk non vuole più Twitter

Elon Musk aveva annunciato di avere grandi ambizioni per Twitter, spiegando di ritenere che il social attualmente stesse operando ampiamente al di sotto delle sue reali potenzialità. Recentemente, in occasione di un incontro con i dipendenti della compagnia, Musk aveva spiegato di voler rendere Twitter un po’ più simile a TikTok e WeChat, la super-app cinese che ingloba un enorme pluralità di servizi all’interno di un’unica piattaforma.

Nel frattempo sono cambiate molte cose. Il mercato azionario è crollato, e le aziende tech sono in particolare difficoltà. Rispetto a quando Elon Musk ha presentato la sua proposta di acquisto, le azioni di Twitter sono crollate del 20%.

Così, l’entusiasmo di Elon Musk si è spento molto velocemente. Quella che doveva essere un’acquisizione (relativamente) amichevole si è trasformata in una delle più sgangherate ed erratiche operazioni della storia delle società quotate in borsa. Musk ha iniziato ad attaccare pubblicamente i dirigenti della società che intendeva comprare, accusandoli di stare ostacolando la libertà d’espressione.

Poi ha sollevato la questione dei bot, il cavillo che ora intende utilizzare per giustificare il ritiro della sua offerta. Quanti sono i profili inautentici su Twitter? Secondo la società sono appena il 5%. Per Elon Musk sono molti di più. Per alcuni esperti potrebbero addirittura essere tre volte tanto. Ed effettivamente, basta farsi un giro sul social per accorgersi della portata del problema.

Ad inizio maggio Elon Musk aveva annunciato di aver messo in pausa l’operazione di acquisizione, annunciando che le trattative non sarebbero andate avanti finché il social non avrebbe fornito al suo team gli strumenti per verificare indipendente il reale numero di bot su Twitter.

Ma la questione dei bot rischia di non essere sufficiente

Non serve una sfera di cristallo per intuire le reali intenzioni di Elon Musk. Il miliardario ha presentato la sua proposta d’acquisto nel peggiore momento possibile, a poche settimane da uno dei più impressionanti crolli del mercato azionario statunitense.

Elon Musk ha tutti i motivi del mondo per voler vedere naufragare l’accordo. Viceversa, Twitter ha un interesse diametralmente speculare — dato che gli azionisti avrebbero la possibilità di uscire dalla compagnia ricevendo una compensazione nettamente superiore al valore di borsa attuale di Twitter.

Nella lettera inviata alla SEC, gli avvocati di Elon Musk sostengono che Twitter – non avendo fornito informazioni sufficienti per verificare il numero di account bot e fake presenti sul social – abbia violato l’accordo. Non solo, il rifiuto di fornire queste informazioni sarebbe quella che il diritto statunitense chiama una ‘material breach‘. Ossia, un inadempimento contrattuale così grave da consentire alla controparte – cioè Elon Musk – di ritirarsi dalle trattative senza alcuna conseguenza. Senza dover pagare la penale da 1 miliardo di dollari prevista dagli accordi.

Ora il CdA di Twitter ha la facoltà di impugnare il ritiro dell’offerta di Elon Musk. O, per meglio dire, ha il dovere di farlo. Lo deve fare per i suoi obblighi fiduciari nei confronti degli azionisti della società, enormemente penalizzati dalle continue giravolte del CEO di Tesla.

Twitter ha già annunciato di voler fare causa ad Elon Musk. La questione è delicata e rischia di sfociare in un lungo e complesso contenzioso legale.

Interpellato dal New York Times, Ann Lipton, un professore di diritto societario della Tulane Law School, ha spiegato che la pretesa di Musk di usare l’inconsistenza dei dati sul numero di bot presenti su Twitter non sarà sufficiente per ritirare l’offerta senza conseguenze. Insomma, non sarebbe vero – come sostenuto dai suoi avvocati – che il rifiuto o l’omissione di fornire dati corretti sul problema dello spam costituisca un inadempimento così grave da sollevare Musk da ogni obbligo contrattuale.

“La falsa rappresentazione di queste informazioni non è sufficiente per abbandonare di punto in bianco le trattative”, ha spiegato. “Lo sarebbe esclusivamente se l’omissione fosse di proporzioni così gravi da compromettere completamente il valore economico degli accordi”. Insomma, non basterebbe un gap tra il dato dichiarato e quello reale di pochi punti percentuali. Musk dovrebbe dimostrare che quella di Twitter è una balla così grande da costituire praticamente una frode nei confronti degli investitori e degli inserzionisti del social.

Ma Elon Musk ha rinunciato davvero ad ogni ambizione di acquistare Twitter?

Il fatto che Elon Musk non voglia procedere con l’acquisto al prezzo proposto tre mesi fa, non significa che non sia intenzionato ad acquistare il social ad un prezzo diverso. E il dubbio rimane: si tratta dell’ennesimo spregiudicato bluff?

I precedenti non mancano. “Durante le prime fasi della pandemia, il gruppo LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton minacciò di ritirare la sua proposta di acquistare Tiffany & Company”, ricorda il NY Times. “Andò a finire che le due parti si accordarono per una cifra diversa, e che LVMH si portò a casa Tiffany con uno sconto di 420 milioni di dollari”.

Forse né Elon Musk né Twitter vogliono davvero portare la questione davanti ai giudici. Del resto, a chi conviene? Il colossale duello legale tra Epic e Apple, ad esempio, aveva portato più di qualche panno sporco di entrambe le compagnie alla luce del sole. Una causa di questo genere sicuramente comporterebbe la divulgazione di un gran numero di informazioni riservate di Twitter. Gli avvocati di Elon Musk avrebbero la possibilità di ottenere le email e le comunicazioni private dei dirigenti del social, e Twitter rischierebbe di scivolare ulteriormente in borsa, verso valori ancora più bassi.

Così non è nemmeno da escludere che Elon Musk utilizzi questa brusca inversione ad U per rinegoziare l’accordo e chiedere di ricalcolare, a ribasso, la sua offerta. Considerate le singolari condizioni sfavorevoli dell’economia globale, non è da escludere che Twitter possa decidere di assecondare l’ennesimo capriccio dell’uomo più ricco del mondo.

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