Il Dedsec torna in pista e stavolta tocca alla cellula di Londra sfruttare lo sconfinato potere della tecnologia per mettere fine all’oppressione. Qui la nostra recensione di Watch Dogs: Legion.
Seppur basato su un core di gameplay quasi identico a quello del predecessore, questa recensione di Watch Dogs Legion parla sicuramente del capitolo più ambizioso della serie.
Questo non tanto per la mappa di Londra, enorme e fedelmente ricreata, per il comparto grafico, arricchito anche se basato sullo stesso engine, o per la quantità di elementi hackerabili, davvero tantissimi, ma per l’idea su cui si fonda: la resistenza a una distopia.
Non basterebbero centinaia di citazioni a 1984 di George Orwell o persino a V per Vendetta a fare giustizia al mondo creato da Ubisoft, quanto mai attuale: forze dell’ordine che abusano del proprio potere, minoranze etniche emarginate e bistrattate, propaganda soffocante e governo nelle mani delle multinazionali.
La Londra di Legion esaspera una realtà non troppo distante da quella odierna, ma vi pone al centro una resistenza fatta di persone comuni, non eroi dalle capacità incredibili o estremisti disposti al sacrificio, ma pura, semplice gente di ordinaria amministrazione alla quale però la promessa di una falsa sicurezza non basta più ad accettare la totale perdita di libertà. Un espediente che spinge persino a riflettere e che sottolinea come le azioni di tutti noi abbiano un ruolo fondamentale nella missione di migliorare la società.
Su queste premesse la forza comunicativa e ideologica di Watch Dogs Legion appare straripante e a tratti sembra quasi esserlo davvero, ma nel lungo percorso che accompagna i propri attivisti verso l’epilogo questa magia e la sua carica rivoluzionaria si perdono tra le innumerevoli imperfezioni di un titolo che purtroppo non convince.
Prima di continuare, vi ricordiamo che Watch Dogs Legion sarà disponibile su Xbox One, PlayStation 4, PC Windows e Stadia da domani 29 ottobre, mentre la versione next gen sarà disponibile a partire dalle date di lancio delle nuove console, con un upgrade gratuito.
Rise up and resist!
Il problema principale del concept del gioco è legato al suo stesso cardine principale
Il problema principale del concept del gioco da sottolineare in questa recensione di Watch Dogs Legion è legato al suo stesso cardine principale: la resistenza formata da persone comuni. Se è vero che Albion, la società di sicurezza privata che ha praticamente assunto potere totale su Londra, opprime chiunque voglia senza scrupoli e si macchia di crimini aberranti, a noi risulta comunque poco plausibile che l’infermiera o il cameraman di turno decidano così serenamente di imbracciare le armi e rischiare la loro vita solo perché abbiamo cancellato loro un debito o tolto un amico dai guai.
Anche volendo farsi andare bene le motivazioni ideologiche che spingono persone normali a diventare di fatto dei “terroristi buoni”, rimangono molte perplessità sulle effettive capacità che questi attivisti potrebbero plausibilmente mettere in campo, perché dall’altra parte ci sono soldati addestrati e armati fino ai denti e risulta difficile farsi andare bene che in uno scontro a fuoco all’interno di un edificio sotto il loro controllo ne si esca vivi e sereni.
Gli attivisti, quasi tutti, compiono azioni e acrobazie che non sono tipiche della gente comune, oltre a rischiare minuto per minuto la loro vita come se niente fosse. Certo, ci sono anche attivisti addestrati come sicari, soldati e altro, ma il concetto rimane quello di una compagnia dell’anello fatta di soli hobbit che devono raggiungere Mordor, bendati.
Digerita questa parte, si intravedono gli elementi più interessanti di Watch Dogs Legion: è praticamente possibile reclutare chiunque, dallo street artist al senzatetto, passando per lo scagnozzo mafioso o il soldato di Albion, ognuno con una o più caratteristiche personali, come un’arma in dotazione, più velocità a ricaricare gli hack, una maggiore resistenza ai danni e così via.
La maggior parte delle persone non ha caratteristiche allettanti, ma di tanto in tanto Bagley, l’IA al nostro supporto, identifica dei candidati speciali che è possibile reclutare entro una certa finestra di tempo. Anche liberando i sei quartieri di Londra dall’oppressione si ottengono attivisti più abili, tuttavia l’importante non è solo farli entrare in squadra, ma tenerseli.
Attivando la modalità morte permanente, infatti, essere uccisi in missione significa perdere definitivamente quell’attivista, caput. Niente ospedale o prigione (come invece accadrebbe disattivando l’opzione), ma fine dei giochi. Qualora morissero tutti gli attivisti è game over.
Questo accende una luce del tutto diversa sul modo di giocare e gestire la propria squadra. Il fallimento torna ad essere un tema da considerare, non tanto per il game over definitivo (basta continuare a reclutare per scongiurarne l’eventualità), quanto per la perdita di quel personaggio.
Se state usando un’attivista abile, con cui vi trovate bene e che si adatta al vostro modo di giocare, sarete sicuramente più propensi a mantenere un approccio cauto in missione perché non volete correre il rischio di perderlo, ma qualora succedesse vi rendereste subito conto che passare a quello successivo non è la stessa cosa, sia per la mancanza magari di un’abilità che per il carattere stesso del personaggio.
La diversità di accenti, estrazione sociale, carisma, humor e atteggiamenti delle varie reclute riesce infatti a sopperire alla mancanza di un forte background e talvolta una cutscene ha una resa completamente diversa a seconda del carattere dell’attivista che state controllando.
Oltre a morire però gli attivisti possono anche essere rapiti da nemici a cui avete “dato fastidio”.
Nel mondo intorno a voi infatti si susseguono piccole situazioni dinamiche dove alcuni cittadini stanno subendo un’aggressione o stanno scappando: aiutandoli c’è la possibilità di guadagnare l’apprezzamento di quella persona, rendendola disponibile per il reclutamento, o magari portarne a termine uno in corso. Per reclutare nuove persone infatti bisogna intanto registrarle, dopodiché si può completare la missione legata a loro o “gestire” uno degli altri elementi del loro background: salvarne il partner o l’amico che sta finendo sotto arresto li farà immediatamente unire alla causa, saltando la missione annessa.
È un metodo interessante, un po’ casuale ma piacevole, che riesce a trasmettere dinamicità e interconnessione (e soprattutto vi evita una noiosissima missione secondaria). Queste azioni però oltre a fare del bene per voi a volte disturbano i piani di qualcun altro e da qui nascono i rapimenti, con conseguente missione per liberare l’attivista e renderlo di nuovo disponibile.
Escludendo queste dinamiche in questa recensione di Watch Dogs Legion, tutto il resto finisce ben presto per ridursi al classico, già noto ritmo “ubisoftiano”: raggiungi A, inizia missione, vai verso B, fai qualcosa, fine.
Le missioni di reclutamento sono quasi tutte uguali, quelle secondarie non brillano per varietà, mentre gli obiettivi per liberare il quartiere provano a dare un po’ di colore con scarso successo. Tutto si riduce a raggiungi la zona, collegati alle telecamere, osserva un po’, magari elimina qualche nemico hackerando qualcosa, manda dentro uno spiderbot e completa l’obiettivo.
Un pattern ripetitivo che alla lunga può risultare noioso, in cui però qualcuno può sforzarsi di trovare qualche elemento di varietà
Un pattern ripetitivo che alla lunga può risultare noioso, nel quale però i più accaniti possono sforzarsi di trovare qualche elemento di varietà; si può ad esempio reclutare un sicario del clan Kelley e usarlo come attivista per entrare nei territori del clan mimetizzandosi. Avvicinarsi troppo ai nemici li allerterebbe comunque, ma mantenendo le dovute distanze si può agire indisturbati senza preoccuparsi di allarmi, droni o torrette mitragliatrici.
Lo stesso ovviamente succede con le guardie Albion, ma anche volendo sfruttare questo stratagemma gli approcci a ogni missione rimangono comunque pochi e sempre gli stessi.
In merito all’utilizzo dello spiderbot, un ragno meccanico controllabile a distanza, ci sono aspetti contrastanti: da un lato è decisamente inflazionato e si rivela sempre la scelta più sensata per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, dall’altro rappresenta l’elemento che più di tutti rende plausibile il lavoro degli attivisti. Grazie allo spiderbot infatti molte missioni si possono completare rimanendo appena fuori dell’edificio, senza esporsi mai ad alcun rischio del fuoco nemico: si hackera un po’, si manda dentro il ragnetto e appena il gioco è fatto ci si disconnette per allontanarsi in serenità.
Come detto l’adrenalina e la varietà non saranno alle stelle, ma tutto sommato diventa uno stile di gioco più coerente con l’estrazione ordinaria degli attivisti di cui si è già parlato.
L’elemento più interessante del gameplay è rappresentato tuttavia dai droni: Londra è letteralmente invasa da droni di ogni tipo, da quelli fattorino a quelli antiterrorismo armati di missili. Una volta spesi abbastanza punti tecnologia per migliorare i propri gagdet e le capacità di hacking è possibile controllarli per muoversi liberamente e osservare da qualunque angolazione la zona nella quale ci si vuole infiltrare.
Li si può usare per osservare, per eliminare, per rivoltarli contro i loro alleati creando diversivi e persino per volare sulla città come il Goblin in Spider-Man. Sono l’elemento che ci ha convinto di più e anche quello più dinamico e ostico nelle situazioni di scontro, dove invece l’IA dei nemici standard lascia parecchio a desiderare.
Le missioni legate alla trama sono quasi tutte davvero ben articolate, ben studiate e con un level design a tratti spettacolare
Una menzione speciale tra gli aspetti positivi meritano infine le missioni principali: se quelle secondarie sono piuttosto ripetitive e scialbe, le missioni legate alla trama sono quasi tutte davvero ben articolate, ben studiate e con un level design a tratti spettacolare, seppur a fronte di una narrazione mai eccellente e di momenti insolitamente punitivi dove all’improvviso, senza avvisaglie, il gioco decide di far morire l’attivista scagliandogli contro un esercito.
Lo stile Dedsec
Graficamente Watch Dogs Legion non dice nulla più del predecessore: Londra è magnifica, ma i pali dell’illuminazione continuano a rompersi in piccoli segmenti tubulari e molti effetti lasciano a desiderare. Il tipico stile geek che aveva dominato in Watch Dogs 2 viene relegato al guardaroba e agli elementi estetici, dando ai più esigenti la possibilità di personalizzare ogni attivista con una notevole varietà di vestiti e accessori, mentre l’espediente secondo cui tutte le auto in città sono adesso a guida automatica ha permesso di ridurre la varietà di veicoli in circolazione.
I dialoghi mantengono il classico piglio urban-style con un piacevole innesto di english humor, soprattutto in Bagley, unico personaggio ben riuscito, mentre tra gli attivisti si registrano prestazioni contrastanti che vi porteranno fino ad abbandonare alcune reclute proprio perché con carisma inesistente.
Al di là delle missioni principali, secondarie, di reclutamento e di quartiere, le attività extra da svolgere in giro sono davvero poche, proprio un paio: consegna di pacchi e un minigioco di palleggi acrobatici con un pallone da calcio.
Il tutto, per rimanere nello stile Ubisoft, condito da non pochi bug disseminati un po’ ovunque, dal crash di cutscene alla sovrapposizione di dialoghi, passando per incastri vari e un’IA nemica che – come detto sopra – lascia molte perplessità.
Concludiamo questa recensione di Watch Dogs Legion dicendo che questo rischia di essere il miglior capitolo della serie, ma non esattamente per meriti propri: la qualità delle missioni principali, gli interessanti elementi introdotti dal permadeath e dal reclutamento, i droni e una splendida Londra non bastano a sorvolare sull’estrema ripetitività del gioco e su un gameplay che all’alba della next gen risulta ormai obsoleto.
Se veramente la versione migliorata per le nuove console azzererà i tempi di caricamento (con i numerosi viaggi “rapidi” quindi meno tediosi), avremo di sicuro qualche miglioramento, ma in generale chi non ha apprezzato i primi due capitoli difficilmente troverà qualcosa di interessante in quest’ultimo, nell’attesa di capire come la modalità online in arrivo nel 2021 possa cambiare gli equilibri.
Approfondite nella nostra recensione video:
- Londra è bellissima
- Droni ben utilizzati
- Permadeath intrigante
- Missioni principali molto ben fatte
- Missioni secondarie ripetitive e noiose
- Trama un po' banale, si poteva osare di più
- Reclutamento e attivisti lasciano qualche perplessità
- IA da rivedere