Vampires vs the Bronx, la recensione: quando Stranger Things incontra Dracula

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Ecco la recensione di Vampires vs the Bronx, la commedia horror Netflix che intrattiene unendo citazionismo e messaggi sociali.

Dal 2 ottobre è disponibile su Netflix un film molto particolare e dalle atmosfere spooky e creepy perfetto per Halloween, quindi state pronti per questa è la nostra recensione di Vampires vs the Bronx.

Si tratta di un titolo suggestivo che richiama i B-Movie anni Settanta e Ottanta, e che rispetta lo spirito della piattaforma streaming che, con diversi suoi prodotti di punta, mira ad unire nostalgia, citazionismo e intrattenimento.

Vampires vs the Bronx raggruppa un gruppo di adolescenti che vivono nel popolare quartiere di New York, il Bronx, in una battaglia contro un gruppo imprenditoriale, chiamato Murnau Properties, che ha come obiettivo quello di colonizzare tutto il quartiere, e non solo, vampirizzando i suoi abitanti.

Si tratta di un film riuscito per quello che è il suo intento, ovvero intrattenere, richiamare atmosfere che funzionano nelle commedie horror adolescenziali, creando quel giusto mix tra contemporaneo, nostalgico e puro intrattenimento.

In questo caso però non sono l’azione, l’horror da jump-scare, e l’umorismo spicciolo a creare intrattenimento, ma un’unione raffinata di vari elementi. Non c’è voglia di strafare ma solo l’intenzione di assicurare un’ora e mezza di piacevole visione, richiamando tutte quelle cose che piacciono a coloro che si lasciano attrarre da questo genere di film.

 

 

Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio alcuni elementi di questa recensione di Vampires vs the Bronx.

 

 

 

Stranger Things ed il gusto vintage

recensione di Vampires vs the Bronx

I tre elementi di base che compongono questo film sono: Stranger Things, i vampiri ed il Bronx. Due di questi elementi sono presenti nel titolo del film, l’altro è più sottile. Una delle serie TV più popolari della piattaforma streaming ha, ovviamente, influenzato anche le scelte produttive di Netflix, che non disdegna affatto l’idea di proporre storie con giovani adolescenti alle prese con eventi soprannaturali.

Ed il gruppo di ragazzi protagonisti del film funziona decisamente. I giovanissimi Jaden Michael, Gregory Diaz IV e Gerald W. Jones III si amalgamano bene e creano quella sintonia e complicità che si trova anche nel gruppo di Dustin e compagni nella popolare serie TV dei fratelli Duffer.

E poi basta dare un’occhiata alla scena in cui  Miguel fugge in bicicletta, inseguito da un membro della gang di quartiere, prima della comparsa di uno dei vampiri, per richiamare le atmosfere della serie evento di Netflix – di cui attendiamo tutti la quarta stagione – declinate in un ambiente urbano.

Il Bronx diventa una piccola Hawkins, e le scene diurne, e soprattutto quelle notturne, hanno diverse similarità con il tipo di atmosfere che richiamano Stranger Things

Il Bronx diventa una piccola Hawkins, e le scene diurne, e soprattutto quelle notturne, hanno diverse similarità con il tipo di atmosfere che richiamano Stranger Things. Le luci colorate piazzate negli angoli più nascosti per creare un forte contrasto con l’oscurità (un po’ alla Mario Bava) richiamano quel modo un po’ vintage di fare horror che è stato ripescato direttamente dagli anni ottanta e che oggi funziona tanto.

Al tempo stesso, però, sebbene mood e atmosfera siano citazionistiche, l’ambientazione non ha alcunché di nostalgico, infatti il film Vampires vs the Bronx è ambientato nei nostri giorni. Ma sono tutta una serie di soluzioni creative e narrative a richiamare quegli elementi che da quarant’anni a questa parte fanno funzionare questo tipo di film e serie TV.

Insomma l’elemento adolescenziale funziona decisamente, e si amalgama bene con la componente soprannaturale. Miguel, Bobby e Luis sono ragazzi svegli, ed hanno visto e letto abbastanza di vampiri per saperli riconoscere.

Tutto ciò è segno anche di una regia riuscita, quella di Oz Rodriguez, che con leggerezza e ritmo riesce a guidare lo spettatore in un piacevole viaggio tra gli angoli del Bronx.

Non mancano poi quei meccanismi tipici adolescenziali che vedono i ragazzini più piccoli provare a richiamare l’attenzione delle ragazze più grandi, spesso con scarsi risultati. Ed in questo caso il personaggio cardine è la giovane Rita, interpretata da Coco Jones, prima scettica nei confronti del gruppo guidato da Miguel, poi grande alleata.

 

 

 

I vampiri, Dracula e Stephen King

recensione di Vampires vs the Bronx

 

I vampiri sono l’elemento cardine del lungometraggio, almeno per quanto riguarda la componente horror, e procedono tra aspetti riusciti, ed elementi che non hanno centrato a pieno il bersaglio.

Innanzitutto il canovaccio di base che porta i vampiri nel Bronx è quello classico del romanzo di Dracula, che funziona sempre. La Murnau Properties si trasferisce nel quartiere per creare un nuovo complesso immobiliare che rinnovi il quartiere.

Insomma, è praticamente ciò che fa il Conte Dracula nel romanzo di Bram Stoker: acquistare degli immobili a Londra, per insinuarsi all’interno della società inglese e colonizzarla. Niente più e niente di meno rispetto a quello che vuole fare la Murnau Properties con New York.

E le citazioni funzionano. Già il nome Murnau Properties richiama il regista di Nosferatu, prima grande trasposizione cinematografica di Dracula. Nel film viene anche richiamata la saga cinematografica di Blade, il cacciatore di vampiri della Marvel, e non poteva mancare Stephen King, presente in una scena in cui uno dei protagonisti legge Le Notti di Salem.

 

 

E proprio Le Notti di Salem di Stephen King sembra essere uno degli elementi cardine della storia: nel libro una coppia di uomini di affari acquista casa Marsten a Salem, e da lì partirà la campagna vampiresca di colonizzazione della città.

E proprio Le Notti di Salem di Stephen King sembra essere uno degli elementi cardine della storia

La stessa cosa accadrà anche in Vampires vs the Bronx, dove la Murnau Properties acquista un immobile, in cui trasferisce tutte le bare e i vampiri. Proprio questo luogo sarà centrale nel film, e nel finale, così come casa Marsten sarà importante nel romanzo di Stephen King.

Interessante è anche il fatto che, così come non succedeva da un po’ di tempo a questa parte a livello cinematografico, sono tutti gli elementi classici delle storie di vampiri a danneggiare i cattivi di Vampires vs the Bronx: dalla luce, ai crocefissi, ai paletti acuminati.

Ciò che non funziona è il make-up: il trucco dei personaggi vampireschi è un po’ troppo caricaturale, mentre avrebbe fatto più effetto puntare sull’espressività degli attori in sé (magari rendendoli semplicemente un po’ più pallidi), piuttosto che nasconderne i volti con un trucco appesantito da supporti facciali non convincenti. C’è anche da dire che Joss Whedon, papà dei vampiri nella televisione (Buffy – L’ammazzavampiri docet), sarebbe molto fiero!

 

 

 

Il Bronx e la lotta socio-razziale

 

Nel 1972, nel pieno della Blaxploitation, esce nelle sale cinematografiche americane Blacula, un film con un Dracula di colore, che arrivava a Los Angeles per vampirizzare la città degli angeli e non solo.

Quel lungometraggio aveva un chiaro intento: far appropriare la comunità afro-americana di un simbolo della cultura occidentale, ovvero Dracula.

Il fatto che i B-Movie siano veicolo di messaggi sociali e culturali è il bello del cinema, ed anche Vampires vs the Bronx nella sua leggerezza cerca di comunicare qualcosa.

Il fatto che in uno dei quartieri newyorkesi per eccellenza, in cui vivono comunità latine ed afro-americane, s’insedi una corporation straniera formata da uomini e donne bianchi, non può non richiamare l’idea di una sorta di lotta per la prevalenza socio-razziale.

Il finale del film, con la comunità del Bronx compattata contro la minaccia vampiresca, è forse il richiamo più grande a questa lotta per affermare e gridare a gran voce la propria esistenza, ed esigere i propri spazi nella società di oggi.

 

recensione di Vampires vs the Bronx

 

In conclusione della recensione di Vampires vs the Bronx, possiamo dire che sotto questo punto di vista comunica tanto senza dover per forza sottolineare alcune cose.

Perché questa piccola ma efficace commedia horror cerca di fare tutto in maniera semplice, e senza calcare troppo la mano. Raccontare uno spaccato dell’America di oggi (fatta di multietnicità, adolescenti che devono fare i conti con nuove interazioni sociali, un contesto urbano difficile, multinazionali pronte a invadere le realtà territoriali più deboli ed a mangiare i quartieri più poveri) è l’obiettivo di molti, ma non tutti ci riescono in maniera efficace.

E tutto questo si può intravedere in un film d’intrattenimento Netflix, semplice ma efficace, lanciato nel periodo di Hallloween per dare qualche brivido ed un paio di sorrisi, ma facendo anche vedere degli spaccati di vita lontani ma vicini allo stesso tempo.

Raccontare ed intrattenere, attrarre il pubblico davanti ad uno schermo senza far spegnere il cervello, ma rilassandolo e tenendolo attivo senza bisogno di fare troppi sforzi.

Tutto questo, e un po’ di altro ancora, è Vampires vs the Bronx.

 

Vampires vs the Bronx è disponibile su Netflix
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