Recensione J’accuse: il thriller storico che guarda al presente di Roman Polanski

J'accuse

Chiacchierato fin dal giorno della sua comparsa nel Concorso del Festival di Venezia 2019, arriva durante il terzo giorno J’Accuse di Roman Polanski, thriller politico dalla classica struttura del dramma storico che porta sullo schermo un pezzo di storia che si riflette sul presente, attraverso la grande interpretazione dell’attore Jean Dujardin.

Roman Polanski torna al Festival di Venezia con un dramma storico dalla struttura classica, senza annoiare o essere pedante, e che riesce a far riflettere su alcune condizioni sociali e politiche del mondo contemporaneo.

 

J’Accuse…! (Io accuso…!) è il titolo dell’editoriale scritto dal giornalista e scrittore francese Émile Zola in forma di lettera aperta al presidente della Repubblica francese Félix Faure, e pubblicato il 13 gennaio 1898 dal giornale socialista L’Aurore con lo scopo di denunciare pubblicamente i persecutori di Alfred Dreyfus, le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo che lo vide condannato per alto tradimento, al centro di uno dei più famosi affaires della storia francese. In questa eloquente filippica egli denuncia i nemici “della verità e della giustizia”. (wikipedia)
J'Accuse

 

Ovvio, una certa ironia un po’ nera in tutto questo non manca, a cominciare dalle vicende della vita privata del regista, fino ad arrivare agli ultimi avvenimenti che proprio in questi giorni avevano visto Polanski al centro delle solite polemiche legate al suo passato e alla sua vita privata. Polemiche alimentate dalla stessa Lucrecia Martel, presidentessa di giuria della Mostra del Cinema, dopo una serie di dichiarazioni contraddittorie.

Inutile dire che il regista non ha potuto presentarsi al Festival del Cinema per presentare il suo film, ma a questo ci hanno pensato i due attori protagonisti, Jean Dujardin e Louis Garrel, e l’attrice e moglie Emmanuelle Seigner, oltre al produttore italiano Luca Barbareschi che, con grande lucidità, cerca di non dar adito alle polemiche e chiede di concentrarsi solo sul presente del regista e sulla riuscita, o meno, del suo film.

 

J'Accuse

 

Ed è esattamente questo che andremo a fare: giudicare il film. Un film molto promettente sulla carta e che non tradisce le aspettative dello spettatore o del fan del regista. La forza di J’Accuse sta nella sua struttura, solida e classica, ma anche nel suo svolgimento, ovvero un thriller politico capace di raccontare con grande accuratezza storica una delle più grandi ingiustizie mai avvenute, appunto quella ai danni di Alfred Dreyfus, capitano francese di origine ebraica, in servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito.

Dreyfus venne accusato nel 1894 di aver passato informazioni segrete all’Impero tedesco, nazione in quel momento fortemente contrapposta alla Francia.

Dreyfus venne accusato nel 1894 di aver passato informazioni segrete all’Impero tedesco, nazione in quel momento fortemente contrapposta alla Francia.

Un anno dopo, precisamente il 5 Gennaio 1895, Dreyfus venne spogliato del suo grado e condannato all’ergastolo sull’Isola del Diavolo nella Guyana Francese.

 

J'Accuse

 

Il caso di Dreyfus scatenò una fortissima ondata di odio nei confronti degli ebrei da parte dei francesi.

Il caso di Dreyfus scatenò una fortissima ondata di odio nei confronti degli ebrei da parte dei francesi. Il colonnello Georges Picquart, nuovo capo dell’ufficio informazioni dello Stato Maggiore, nel 1896 riaprì l’Affare Dreyfus, convinto della sua innocenza. La convinzione di Picquart era talmente forte da venir condannato dai vertici militari, congedandolo e incarcerandolo per un anno.

La pellicola di Polanski, a differenza della maggior parte dei grandi drammi storici, riesce ad essere accurata e dettagliata, ma al tempo stesso avvincente, regalandoci probabilmente la miglior interpretazione dell’attore Jean Dujardin che, nel ruolo di Picquart, regge l’intera pellicola sulle sue spalle.

Una ironia affilata, una sceneggiatura pulita ed accurata, una regia riconoscibile e matura, pur non essendo particolarmente coraggiosa: J’Accuse è una pellicola davvero interessante.

All’interno di questo Venezia 2019 si colloca, per ora, come una voce fuori dal coro, portando lo spettatore a rispolverare un po’ i libri di storia, senza però farlo scivolare nella noia.

 

J'Accuse
Il film riesce non solo ad appassionare, ma anche ad emozionare, creando uno stato di empatia e scoperta nello sguardo dello spettatore che, senza troppa fatica, si affeziona ai personaggi e, soprattutto, al loro forte senso di giustizia.

A supportare la pellicola, oltre alla maestria di un grande cast, c’è la scrittura di Robert Harris, autore dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film. A coronare il tutto le musiche, sempre riconoscibili, di Alexandre Desplat che riescono ad entrare in perfetta sintonia con le emozioni dello spettatore, sequenza dopo sequenza, attimo dopo attimo.

Dopo il deludente Quello che non so di lei (D’après une histoire vraie), presentato nel Fuori Concorso del Festival di Cannes 2017, Roman Polanski torna al cinema, questa volta al Festival di Venezia, con una pellicola che potrebbe conquistarvi.

 

J’Accuse arriverà nei cinema italiani con il titolo “L’Ufficiale e la Spia” il prossimo 21 novembre.

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