Leet Speak

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Il Leet Speak è nato all’interno della sottocultura che si è creata sulle reti informatiche nei primi anni ’80: è una forma codificata dell’inglese, caratterizzato dall’utilizzo di simboli non alfabetici al posto di alcune lettere, dalla modifica di alcuni prefissi e suffissi e dall’utilizzo voluto di errori di spelling e storpiamento di parole.

Potrebbe essere considerato un cifrario a sostituzione, ma ne esistono varianti che differivano in base alla community che lo utilizzava che lo rendono difficilmente inquadrabile in una sola definizione.

 

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Attualmente il leet speak ha un nome più appropriato che vi ricordo prima di continuare:

The language of virgins

Tanto per essere chiari: andava bene negli anni ottanta e novanta, ma se lo usate oggi siete dei poser totali. Ma lascio a Rego il resto dell’4rt1col0 per raccontarvi come è nata questa cosa. 414s Lives.

 

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Il leet speak è nato negli anni ’80, quando le reti erano ai loro albori, quando non c’era Internet come lo conosciamo, ai tempi delle BBS e di IRC.

Ci sono varie teorie sul perché sia nato, la verità probabilmente è che ognuna di esse ha una parte di ragione e tutte hanno contribuito alla diffusione di quel nuovo e strano idioma.

Le BBS (Bulletin Board System) erano ognuna come un “micro Internet”, al cui interno un utente poteva leggere e postare sui forum e caricare e scaricare file.

 

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Una BBS era un piccolo mondo.

 

Proprio la condivisione di file, legata alla pirateria informatica, potrebbe stare alla base della nascita del leet. Poteva capitare che su una BBS venisse ospitato materiale illegale e i SysOp effettuavano controlli per evitare che questo avvenisse e per rimuovere eventuale materiale presente.

Ovviamente era difficile che esaminassero file per file, più comunemente effettuavano ricerche basate sul nome dei file stessi.

Iniziò con la semplice sostituzione di vocali, come un 4 al posto di una A o un 3 al posto di una E, fino a rappresentazioni più complesse.

Ecco allora che qualcuno ha iniziato a sostituire lettere con numeri che vi somigliassero, per rendere il file riconoscibile a chi sapesse cosa cercare ma difficilmente individuabile dai SysOp.

Iniziò con la semplice sostituzione di vocali, come un 4 al posto di una A o un 3 al posto di una E, fino a rappresentazioni più complesse.

In questo modo inoltre i gruppi hacker dell’epoca potevano tenere nascosti le loro community, discussioni e siti da semplici ricerche effettuate coi predecessori dei motori di ricerca.

Un’altra teoria è che questo linguaggio sia stato sviluppato per contrastare i filtri testuali introdotti dagli operatori di BBS o IRC per scoraggiare l’utilizzo di alcune parole e il dialogo riguardo certi argomenti, come hacking e cracking.

O ancora che gli errori di spelling creativi e le parole derivate dalla “ASCII art” fossero un modo di indicare l’appartenenza di qualcuno alla sottocultura degli utilizzatori di computer.

Fun Fact: l’orario 13:37 ha un significato particolare per gli utilizzatori di questo linguaggio, perché è proprio la rappresentazione della parola leet.

Addirittura una teoria più cospirativa sostiene che il leet speak sia stato inventato per eludere i programmi di sorveglianza governativi, come il leggendario programma ECHELON.

Quali che siano le verità dietro la sua origine, l’idioma si diffuse poi negli ambiti nerd universitari, e successivamente raggiunge l’allora relativamente piccola massa di videogiocatori quando nel 1993 e 1994 uscirono i popolarissimi Doom e Doom II, che consentivano anche il gioco online.

Ok, ma perché chiamarlo leet?

Leet è considerato l’abbreviazione di eleet, termine utilizzato per indicare la superiorità di un gruppo o di un individuo.

Viene da 31337, coniato dal Cult of the Dead Cow, un collettivo hacker fondato nel 1984. Sono stati i creatori del famosissimo tool Back Orifice, e nel 2000 un loro membro ha avuto un colloquio con l’allora Presidente Clinton per informarlo riguardo Internet e cybersecurity. Non proprio degli sprovveduti.

Anche qui, come per l’origine, ci sono varie ipotesi.

Il termine da loro inventato deriva ovviamente da “elite“, e sta ad indicare che solo qualcuno “superiore” avrebbe potuto interpretare le scritte, che sarebbero invece rimaste incomprensibili per l’utente comune.

Inoltre lo status elite su una BBS significava avere accesso a file e cartelle.

 

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Il leet è una scrittura simbolica, con diverse varianti e in cui esistono molteplici codifiche che rappresentano la stessa parola. L’alfabeto quindi non è univoco, e i vocaboli utilizzati possono differire.

Ad esempio, una parola può essere rappresentata sostituendo numeri alle lettere che gli sono più simili, come appunto 1337.

Ma ci sono varianti più profonde, come l’utilizzo consapevole di errori di spelling o di suffissi modificati.

Un esempio di mispelling è la parola “the“, che spesso nelle chat sulle BBS e su IRC veniva erroneamente digitata come “teh“. Questa forma è stata adottata dal leet, anche nella variante con le sostituzioni “73h“. Da notare anche “Pr0n“, mispelling intenzionale di “porn“, utilizzata per aggirare i filtri testuali menzionati prima.

La parola “j00” invece ha preso il posto di “you“, originata dal suono che questa assume quando segue una parola inglese terminante in -t o -d.

Un suffisso cambiato invece è –er, modificato in –or o –0r. Quando si incontra la coppia di lettere “ck” invece si sostituisce spesso con “x“.

Una parola come hacker con la sostituzione numerica diventa h4ck3r, e unendo la sostituzione al suffisso diventa h4x0r.

È abbastanza comune vedere, nel merchandise legato al leet, scritte come 133t h4x0r, che significa appunto elite hacker, qualcuno le cui conoscenze lo pongono sopra l’utente comune (anche se ormai farebbe ridere se si attribuisse autorevolezza a quella scritta!).

Fun fact: è col leet che arriva l’utilizzo estensivo della parola n00b.

Come detto, non essendo una vera lingua ogni parola può avere più rappresentazioni, in base alla community in cui veniva utilizzata o agli utilizzatori stessi.

 

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Oggi in realtà il leet non è più una forma di elitarismo e non è molto utilizzato nelle sue forme più complesse.

Qualcuno lo utilizza ancora in qualche ambiente ristretto, e qualcuno che conosce la sua esistenza fa ancora caso quando l’orologio segna le 13:37.

Per gli utenti più comuni rimangono sostituzioni numero-lettera molto diffuse soprattutto nella scelta di nicknames e passwords, visto che spesso queste ultime richiedono la presenza obbligatoria di cifre.

E il merchandise, quello non muore mai.

Quello che è stato tramandato però è sicuramente il sapore della cultura di quegli anni. Oggi il leet speak è un omaggio ai tempi della nascita delle reti, a cui non tutti potevano accedere.

E questi omaggi arrivano da più parti: Google ha messo a disposizione una versione del suo motore di ricerca in leet, e anche Facebook consente di utilizzare una versione della piattaforma con i le stringhe di testo dei menu e simili trasformate in leet (come ad esempio la voce Foto che diventa pr0n).

 

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Il layout dell’interfaccia è un po’ datato ma mostra bene la versione leet di Facebook.

 

Ci sono inoltre alcuni siti che offrono traduzioni da linguaggio naturale a leet, nel caso ci si volesse diverti

Se qualcuno fosse interessato alle varie parole derivate, spesso senza basi ortografiche ma solo per dare un tono rafforzativo e quindi difficilmente intuibili (come Suxxor al posto di Sucks, ovviamente con anche le possibili sostituzioni con numeri), lascio sotto qualche link con approfondimenti.

 

 

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