Facebook ha compiuto vent’anni: ha ancora senso?

Il 4 febbraio il social network Facebook ha compiuto vent’anni, e per questo motivo ci poniamo la domanda: ha ancora senso, oggi, nel 2023? La piattaforma di Mark Zuckerberg continua a far connettere miliardi di persone, ma i tempi d’oro sembrano essere lontani.

Un social invecchiato

Oggi Facebook continua a far connettere tre miliardi di persone ogni mese, una cifra vicina alla metà della popolazione mondiale. Questo significa che i numeri del social continuano ad essere enormi, soprattutto se si pensa a come un ventennio fa tutto ciò fosse utopia.

Facebook è la piattaforma attraverso cui è esploso definitivamente il fenomeno social. Il problema, probabilmente, non sono i numeri, che, ad oggi continuano ad essere alti, quanto il fatto che le nuove generazioni non dimostrano più interesse per la piattaforma. In Italia, ad esempio, il 60% degli utenti attivi su Facebook risulta avere più di 35 anni. Elementi del genere lo hanno reso poco futuribile, e perciò “inutile” in prospettiva.

Mark Zuckerberg ha provato a dare un futuro a Facebook creando il progetto del metaverso, un qualcosa di nebuloso, che fino ad ora sembra aver prodotto più perdite che guadagni. Il metaverso ha subito un taglio di più di 20mila dipendenti, e la sensazione è che si stia andando a chiudere il capitolo che voleva Zuckerberg cercare di rianimare il suo social, con qualcosa di futuribile, di cui però nessuno sembra averci capito molto. Forse nemmeno lui.

L’idea che Facebook possa non essere più un social del futuro, bensì una sorta di cimitero degli elefanti, fa però porre una domanda: la nostalgia ha un valore? Dal collezionismo vintage, all’impatto dei decenni passati nelle narrazioni cinematografiche, gli esempi sono tantissimi. Sappiamo perciò che la nostalgia è in grado di smuovere molto, anche in termini economici. E Facebook potrebbe essere il primo caso di effetto nostalgico digitale.

La nostalgia digitale

Mentre la nostalgia, fino ad ora si è preservata ed è stata resa un mercato economizzabile e sfruttabile grazie alla presenza di oggetti fisici, Facebook pone il problema di come preservare dei ricordi digitali. Forse il senso futuro del social potrebbe essere proprio questo, preservare i nostri ricordi digitali, e fare in modo che non siano materiale capace di scomparire con un click, a meno che non siamo noi stessi a deciderlo.

E ciò fa porre un’altra questione: i nostri ricordi condivisi dipendono anche dal volere degli altri. Dai tag, agli utenti che hanno cancellato il proprio account, Facebook sotto questo punto di vista non consente di mantenere tutto ciò che desideriamo del nostro passato sul social, perché non dipende esclusivamente dal nostro volere, o per meglio dire, dal nostro profilo. Essendosi trattato di un’esperienza condivisa, esistono persone che non vogliono più rapportarsi al social.

Forse il senso futuro di Facebook potrebbe essere proprio questo: preservare i nostri ricordi digitali

Facebook è la prima piattaforma che pone il problema del cosa fare del proprio passato digitale, ed è una questione che deve creare un ponte anche con altri social network, o strumenti di condivisione digitali.

Il fatto che Mark Zuckerberg possieda sotto la sua ala due strumenti social e di comunicazione ancora molto forti come Instagram e Whatsapp sta producendo un database del nostro passato e delle nostre memorie che, a meno che non si decida di cancellarlo per propria iniziativa, deve poter restare a nostra disposizione.

Cosa ne resta del passato sul web?

Quante persone di una certa età (diciamo tra i trenta ed i quarant’anni) ricordano MSN? Per molti si è trattato del primo prototipo di social e di forma di condivisione sociale sul web. Tutto ciò che faceva parte di MSN è andato perduto come “lacrime nella pioggia” nel 2012, quando Microsoft annunciò con un messaggio sul blog di Windows la sua cancellazione.

In quanti avrebbero voluto recuperare le proprie chat, i propri contatti, gli avatar, il proprio blog MSN? Magari in molti sono ben contenti di non aver lasciato traccia di quel passato, ma, a questo punto è diritto di ogni ex utente poter scegliere di usufruire ancora del proprio database personale di dati e ricordi?

La stessa questione potrebbe porsi in futuro con Facebook. Siamo ancora lontani dall’idea che il social network di Zuckerberg possa essere cancellato con tutti i suoi dati, ma occorre porsi questa domanda: cosa vogliamo farne dei nostri ricordi digitali? Sono stati imbarazzanti, dolci, dolorosi, divertenti. Potremo in futuro decidere di usufruirne senza che in maniera arbitraria rispetto al nostro volere possano essere spazzati via?

Il senso dei vent’anni di Facebook potrebbe essere questo. Per un social che sembra, ad oggi, più una proiezione del passato che del futuro, occorre porsi la domanda sul cosa fare dei nostri ricordi e memorie sulla piattaforma.

Al di là della questione riguardante cosa ne venga fatto dei dati che condividiamo sui social (il caso Cambridge Analytica sotto questo punto di vista ha aperto un vaso di Pandora), occorre parlare anche di quante memorie e ricordi stiamo disseminando sui social, e quanti di questi dati ed elementi rimarranno a nostra disposizione per sempre, così come gli album fotografici depositati in qualche angolo della casa.

Cosa ne sarà di Facebook, ma, soprattutto, cosa ne sarà dei nostri ricordi digitali?

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