Il terzo e il quarto giorno della Festa del Cinema di Roma hanno visto protagonista assoluto l’attore americano Jake Gyllenhaal. In concorso con il film Stronger, adattamento del libroautobiografico scritto da Jeff Bauman riguardo l’attentato alla maratona di Boston del 2013, il versatile attore ha incontrato il pubblico nell’incontro a lui dedicato.

Il terzo e quarto giorno della Festa del Cinema di Roma hanno visto protagonista Jake Gyllenhaal.

Il terzo e quarto giorno della Festa del Cinema di Roma hanno visto protagonista Jake Gyllenhaal.
. L’attore candidato all’Oscar è il protagonista di Stronger, toccante film diretto da David Gordon Green.

Nella pellicola in concorso alla kermesse l’attore interpreta Jeff Bauman, un uomo che ha perso le gambe durante l’attentato alla maratona di Boston del 2013 e che è divenuto un eroe nazionale essendo stato fondamentale nella cattura del secondo attentatore.

Dopo ave sfilato sul red carpet sabato 28, il giorno successivo è tornato all’auditorium per l’incontro ravvicinato con il pubblico. Accolto da una standing ovation dal pubblico (a maggioranza femminile), l’attore ha colpito per la sua timidezza e spontaneità.

L’attore non si è risparmiato nelle risposte, dando sfoggio anche di autoironia.

Sorpreso da tanto calore, non si è risparmiato nelle risposte, rivelando come gli piacerebbe poter lavorare con Pedro Almodovar e che deve tutto a La Strada di Federico Fellini, film senza il quale non avrebbe fatto l’attore.

È grazie alla pellicola che il padre regista ha deciso di fare cinema, passando a lui questa grande passione. Inoltre ha dato sfoggio anche di grande autoironia, stupendosi delle sue enormi guance in Donnie Darko e fingendo di andare via prima quando gli viene chiesto di scegliere tra Ang Lee e David Fincher.

Un incontro in cui Gyllenhaal è stato più che disponibile e galantuomo, venendo in soccorso della traduttrice porgendole un bicchiere d’acqua, un gesto semplice e naturale ma che ha scatenato l’entusiasmo della sala.

A sorpresa viene rivelato che Michael Shannon sarà tra gli ospiti venerdì 3 novembre.

Come di consueto l’incontro si è svolto con la visione di clip dai film interpretati dall’attore a cui sono seguite le domande del direttore della Festa Antonio Monda, il quale proprio durante la conversazione ha dichiarato che venerdì 3 novembre tra gli ospiti internazionale ci sarà Michael Shannon. Una vera sorpresa.

 

 

 

Donnie Darko

Richard Kelly (2001)

 

Jake Gyllenhaal donnie darko

 

Perché secondo te Donnie Darko è divenuto un film di culto, soprattutto tra i giovani?

Donnie Darko è un film che  oltre all’aspetto fantascientifico, ha più livelli di lettura. Il filma racconta una storia umana che va oltre le convenzioni. È un lavoro antesignano che ti fa provare emozioni, è il motivo per cui ho scelto di farlo. Poi quando un film non va bene al botteghino viene definito di culto! [ride, ndr]

 

Te lo aspettavi questo successo?

Sinceramente no. Credevo molto nel film di Richard Kelly, ci ho messo tutto me stesso, come faccio sempre. All’epoca ero giovane e non sapevo nulla del mondo del cinema ma sono rimasto affascinato dalla storia che Donnie Darko racconta.

All’epoca non erano molti i film per teenager senza innamoramenti e feste. È una storia universale che corrispondeva ai miei sentimenti, è un film che scalfisce la superficie. Infine che guance enormi avevo! [ride]

 

 

 

Jarhead

Sam Mendes (2005)

 

Jake Gyllenhaal jarhead

 

Come ti sei preparato per il tuo ruolo in Jarhead?

All’epoca avevo due amici che erano in Marina e nei Marines, ho conosciuto la vita militare tramite le loro esperienze.

Per il film Sam Mendes ha fatto vivere me e gli altri attori per due settimane in un boot camp, ho vissuto proprio come un militare. Inoltre lui viene dal teatro e  ci ha fatto fare prove per un mese, un’esperienza veramente unica, per me era la prima volta. Un lavoro che poi si è rivelato essenziale perché mi ha aiutato a capire meglio il mio personaggio.

 

C’è un genere con cui ti diverti di più?

No, anche se in questo modo sarebbe tutto più facile. Sono affascinato dall’esperienza umana e dal subconscio. Mi piace affrontare sfide diverse.

 

 

 

Brokeback Mountain

Ang Lee (2005)

 

Jake Gyllenhaal brokeback mountain

 

Cosa ti ha spinto a recitare in Brokeback Mountain?

Ogni attore sogna di lavorare con un regista come Ang Lee.  La sceneggiatura del film era nota ad Hollywood già da qualche tempo, e quando l’ho letta ho pianto. Poi quando ho saputo che Ang Lee stava lavorando ad un nuovo film ho fatto di tutto per esserci.

Ricordo ancora l’incontro con lui, sono entrato in una stanza abbiamo parlato e poi sono andato via. Un mese dopo mi ha chiamato dicendomi che avevo ottenuto la parte. La scelta è stata solo sua, anche perché voleva una combinazione di attori che funzionasse. Ed Heath Ledger ed io siamo stati l’abbinamento che lo ha convinto. E ne sono contento.

 

Quali sono i rischi di raccontare una storia omosessuale ad Hollywood oggi?

Oggi vediamo molto storie omosessuali, all’epoca non era così. Prima era molto più difficile. Al momento non so come sia la situazione ad Hollywood, è tutto molto confuso. Per quanto mi riguarda quando ho letto la sceneggiatura di Brokeback Mountein l’ho interpretata per quel che è: una storia d’amore tra due persone.

 

 

 

Zodiac

David Fincher (2007)

 

Jake Gyllenhaal zodiac

 

Christoph Waltz, che come te è stato ospite della Festa ha dichirato che non improvvisa mai, ha troppo rispetto per gli sceneggiatori. Tu improvvisi molto quando reciti?

Sarebbe divertentissimo lavorare con lui! [ride, ndr]. Personalmente non credo nelle regole ma rispetto la sceneggiatura e gli autori. Contemporaneamente però però rispetto anche il momento, i miei colleghi ed i registi, a volte capita che si segua alla lettera il copione e a volte che si improvvisi. La mia parola d’ordine è preparazione. Senza non si può lavorare.

A proposito di questo, nella scena alla caffetteria con Mark Ruffalo è l’esempio perfetto. L’abbiamo girata più volte, anche cambiando le parole, ma rispettandone il senso e l’intensità. Sono il terzo take è stato quello buono.

 

Con chi preferisci lavorare tra Ang Lee e David Fincher? Con quale aggettivo li definiresti?

Arriverderci e grazie, è stato un piacere! Sono due grandi registi, impossibile scegliere. Per quanto riguarda la seconda domanda Ang Lee possono solo descriverlo come un cuore con le gambe, mentre per David Fincher l’aggettivo è precisione.

 

 

 

Lo sciacallo – Nightcrawler

Dan Gilroy (2014)

 

Jake Gyllenhaal Nightcrawler

 

La particolarità del tuo personaggio in Nightcrawler è che non sbatte mai le ciglia. È stata una cosa voluta?

Sarebbe stato folle non battere ai le ciglia. È una domanda che mi hanno fatto spesso, ma la verità è che è stato casuale. Ho riflettuto sul mio personaggio, un uomo deciso. I suoi discorsi sono stilettate frutto di una lunga riflessione, volendo portare al meglio sullo schermo questa sua caratteristica mi è venuto naturale tenere uno sguardo fisso durante i monologhi. Come un animale che punta la sua preda.

 

Il film è un’accusa ad un giornalismo aggressivo. Sei d’accordo con questo aspetto?

Credo che i media e i giornalisti oltre a seguire le notizie seguano anche l’audience. Non tutti ovviamente, ma in linea di massima funziona così. Il personaggio che interpreto nasce proprio dal desiderio di voler raccontare e di voler dare al pubblico sempre scoop.

 

 

 

Animali Notturni

Tom Ford (2016)

 

Jake Gyllenhaal animali notturni

 

Come definiresti un film come Animali Notturni?

È la storia di un cuore spezzato. La pellicola di Ford è la metafora di cosa ci succede quando abbiamo il cuore infranto.

 

Tom Ford viene dalla moda, quanto hai sentito questo suo background lavorando con lui?

In lui c’è una costante ricerca del valore estetico, ed un bene visto che il 75% della bellezza dei film è rappresentato dall’aspetto visivo. Ford ha dichiarato che anche quando faceva moda il cinema è stato per lui fonte di ispirazione. È un regista che con le sue storie va in profondità, è un regista sincero.

 

 

 

La Strada

Federico Fellini (1954)

 

Jake Gyllenhaal la strada

 

Come film italiano della tua vita hai scelto La Strada di Federico Fellini. Come mai?

La Strada è un film molto importante per me, è nel mio cuore. È grazie a questo film se mio padre ha deciso di fare cinema, lo ha ispirato. Senza non mi avrebbe trasmesso la sua passione per il cinema ed io non sarei qui oggi.

Inoltre sono straordinari i racconti che riguardano la sua produzione, è il classico esempio di quando sei l’unico a credere in un qualcosa. Inoltre è una combinazione incredibile di dolore e commedia e io mi identifico con gli artisti del circo protagonisti.

 

Un incontro che si è concluso con un grande applauso e con la corsa impazzita dei fan in sala verso il palco in cerca di autografi. La scena ricordava molto quella del Re Leone in cui Simba scappa dagli Gnu.

 

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