L’addio a Oscar Niemeyer

Il mondo dell’architettura piange la scomparsa a 104 anni di Oscar Niemeyer, uno dei piu brillanti e longevi architetti della storia contemporanea.
Nato a Rio di Janeiro nel lontano 1907, laureato in ingegneria-architettura nel ’34 e sopravvissuto al regime di Castelo Braco che l’aveva bandito dal paese, ad un tumore all’intestino e a sua figlia, Niemeyer è appartenuto al quella lontana, ma mai dimenticata, classe di architetti che, laureati o meno, hanno contribuito a concepire lo spazio come oggi lo conosciamo.
Insieme a Le Corbusier, Perret e pochi altri, ha iniziato a studiare e ad applicare all’edilizia civile le reali capacità del calcestruzzo armato, materiale “riscoperto” – antichi romani rulez da world! – e fino ad allora utilizzato solamente in ambito militare.
Nella sua ottantennale carriera realizza le sue opere principalmente in America Latina, ma anche in Africa, Medio Oriente, Asia e in Europa (in Italia realizza la sede della Mondadori a Milano e un’auditorium nel piccolo paesino di Ravello, provincia di Salerno). La stampa, nei suoi coccodrilli, cita tra i suoi capolavori anche il Palazzo di Vetro dell’ONU, opera sicuramente importante dal punto di vista umano, ma mai spettacolare quanto la realizzazione di Brasilia, la ‘nuova’ capitale dalla forma che richiamava quella di un aereo, in quegli anni simbolo dello sviluppo tecnologico, progettata per accogliere 200.000 persone e tanto richiesta dal pueblo brasileño. Costruita DAL NULLA in appena 4 anni (1956-1960) – in collaborazione con l’architetto urbanista Lucio Costa – con tanto di lago artificiale progettato nelle vicinanze della città per la fornitura elettrica e per mantenere il comfort climatico (ci trovavamo in piena foresta amazzonica), la città è un’enciclopedia che ci mostra lo stile plastico di Niemeyer, un unione di curve, parallelepipedi ed elementi tanto sottili che sembrano star su per miracolo: uno stile sempre in voga, tanto allora, così futuristico, quanto oggi, così squisitamente retrò.

Non è l’angolo retto che mi attrae, né la linea diritta, dura, inflessibile, creata dall’uomo. Quello che mi affascina è la curva libera e sensuale: la curva che trovo sulle montagne del mio paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle onde dell’oceano, nelle nuvole del cielo e nel corpo della donna preferita.

L’opera di Oscar Niemeyer ci insegna che, fortunatamente, l’Architettura non è ne “Cerco-Vendo casa Disperatamente”, ne tante altre osannate ArchiStar, ma che a volte è semplicemente il segno della penna su un foglio di carta.

Fonti:
-Wikipedia
-niemeyer.org.br
-Anni di studi

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