Flight of the Bumblebee – Il Volo del Calabrone

Полёт шмеля alias Il Volo del Calabrone.

Oltre cento battute, una lunga serie di note cromate in sedicesimi da effettuare con il metronomo a 160 bpm. (battiti per minuto)
Se non avete il Parkinson preparatevi a una bella tendinite.

Composto nel 1900, Il volo del calabrone è il terzo episodio dell’opera “La fiaba dello Zar Saltan” di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov.
L’intento del musicista era quello di riprodurre il rombo cupo tipico del volo di un bombo, insetto molto simile al calabrone.

Oggi viene considerato un ottimo esercizio pratico in quanto necessità di rapidità e precisione.
Riprodotto con strumenti di ogni tipo, persino con un iPad.

Ma potrebbe mai fermarsi qui il mio articolo? Certo che no.
Ecco il vero protagonista di questo post:

Il calabrone, il più grosso Vespide d’Europa.
Ma più che parlare del calabrone, restiamo in tema, e osserviamo un pò il suo volo.

Duecentotrenta battiti al secondo. Cinque volte più di quelli di un colibrì.
Ma è credenza diffusa che il calabrone non possa fisicamente volare.

Leggenda vuole che nel corso di una cena in una sera degli anni 30′ uno studioso svizzero chiese a un biologo presente per quali proprietà aereodinamiche le ali dei calabroni fossero in grado di permettere il volo dell’insetto.
Assumendo che le ali dei calabroni siano lisce, si arriva alla conclusione che questi non sono in grado di volare. Un assurdo.

Le considerazioni scaturiscono dal fatto che ali lisce comportano un numero di Reynolds basso.
Breve parentesi sul numero di Reynolds. Questo parametro viene usato in fluidodinamica per riconoscere il tipo di flusso di un fluido considerando caratteristiche fisiche e geometriche del fluido stesso e del corpo immerso in esso.
Un numero di Reynolds basso comporta un moto del fluido di tipo laminare, ossia ordinato in una direzione, senza turbolenze.
Ciò comporta una perdita di portanza dell’ala, che nel caso del calabrone essendo troppo piccola lo impossibilita a volare.

Eppure il calabrone vola. Dove sta l’errore?

Punto primo, le ali del calabrone non sono lisce. Così come per gli altri insetti, sono presenti varie irregolarità sull’ala che ne favoriscono l’aereodinamica.
Altro punto, nessuno aveva mai osservato al rallentatore il movimento delle ali, nè considerato il numero dei battiti.

Gli studi adeguati sono stati possibili nel 1990.
Con delle riprese ad alta velocità si è potuto notare che i calabroni effettuano una particolare rotazione delle ali oltre al normale battito, generando in questo modo dei vortici d’aria attorno ad un nucleo centrale.
In questo modo si viene a generare la differenza di pressione necessaria per creare la giusta portanza, la quale si determina non in flusso continuo, ma a scatti.
Inoltre lungo il bordo delle ali si viene a creare un vortice a spirale, il quale crea zone di bassa pressione che accrescono la portanza.
Eseguendo il movimento con frequenza elevata si ottiene il volo del calabrone.

L’idea del post mi è venuta leggendo questo articolo.
Sembra che i nostri simpatici amichetti siano in difficoltà, sarà colpa dell’uomo?

Fonti qui, quo e qua.

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