Spagna, si discute un’eredità di cittadinanza: 20.000€ al compimento dei 18 anni
Il ministro spagnolo Yolanda Díaz propone che tutti gli spagnoli ricevano 20mila euro al compimento dei 18 anni, in modo da poter studiare o aprire un'attività.
Yolanda Díaz, Ministro del Lavoro della Spagna e candidata a Primo Ministro, ha proposto un programma chiamato “eredità universale” che mira ad affrontare l’ineguaglianza sociale fornendo a ogni giovane nel paese 20.000 euro all’età di 18 anni. L’iniziativa, che secondo la promotrice costerebbe 10 miliardi di euro, sarebbe finanziata attraverso una tassazione dei contribuenti più ricchi.
L’obiettivo della proposta, sostiene il ministro, è garantire pari opportunità indipendentemente dalla famiglia di provenienza o dal reddito. I pagamenti sarebbero accompagnati da un supporto amministrativo per l’istruzione, la formazione o l’avvio di una piccola attività commerciale. Díaz, che si autodefinisce di origini proletarie, vede questa misura come una forma di redistribuzione che offre ai giovani un futuro “indipendentemente dal loro cognome”.
I pagamenti, che inizierebbero all’età di 18 anni e continuerebbero fino all’età di 23 anni, sarebbero accompagnati da un supporto amministrativo per aiutare le persone nello studio, nella formazione o nell’apertura di una propria attività commerciale.
Díaz ha confermato che la politica, chiamata “eredità universale”, sarebbe disponibile a tutti i giovani spagnoli indipendentemente dalla loro situazione economica e sarebbe finanziata tramite una tassazione sulle persone che guadagnano più di 3 milioni di euro all’anno. Sumar stima che costerebbe lo 0,8% del PIL della Spagna. La ministra, cresciuta in una famiglia fermamente comunista, ha dichiarato di non essere riuscita a seguire i suoi stessi sogni di diventare un ispettore del lavoro perché non c’era abbastanza denaro per permetterle di dedicare anni allo studio.
“Diventare un ispettore del lavoro in Spagna avrebbe richiesto circa cinque anni”, ha detto. “Non sono un ispettore del lavoro perché sono figlia di genitori di classe lavoratrice e non avrei mai potuto permettermelo. Questa è una misura redistributiva che permetterà ai giovani del nostro paese di avere un futuro indipendentemente dal loro cognome”.
