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Poveglia, l’isola del male

Conosciuta come “l’isola del male”, Poveglia è un’isola della laguna di Venezia situata a sud, di fronte a Malamocco, lungo il Canal Orfano. La trasmissione televisiva Ghost Adventures l’ha fatta conoscere al mondo come l’isola più infestata del mondo.

Un’isola infestata dai fantasmi, di fronte ad una delle città forse più popolose d’Italia, e non solo, può sembrare un ossimoro, ma effettivamente se si prova a scrivere nei motori di ricerca la parola The most haunted isle of the world il risultato che ne esce fuori è proprio Poveglia.

Quindi quale mistero si cela sull’Isola maledetta di Poveglia? È davvero infestata dai fantasmi come raccontano le testimonianze? Andiamo a scoprire quali sono le storie che aleggiano intorno a quest’isola a largo di Venezia.

 

 

 

 

Il Passato

La piccola isola italiana di Poveglia (anticamente era denominata Popilia, probabilmente per la sua vegetazione dal latino populus “pioppo”) si trova a sud di Venezia, in una superficie di circa 7,25 ettari con al suo interno più di undici fabbricati (ormai abbandonati).

Per secoli l’isola è stata un rifugio, un luogo di esilio e una discarica per malati morenti o per i corpi di morti per peste.

La sua storia inizia nel 421, quando Poveglia accolse i suoi primi abitanti, uomini, donne e bambini fuggiti dagli invasori barbari che stavano devastando il continente.

Per tanti secoli questa piccola comunità ha vissuto in pace ed ha evitato sia le leggi che le tasse del vecchio Continente, proprio per aver contribuito attivamente alla difesa dell’invasione franca.

Sviluppata come borgo e sede di un castello, il centro contribuì efficacemente, tra l’809 e l’810, alla resistenza di Metamauco, l’antica capitale del ducato di Venezia, assediata dai Franchi. Gli abitanti di Poveglia, oltre all’esenzione dalle tasse, ricevettero anche l’esonero dal servizio militare e dal remare nelle galee.

 

 

 

 

Man mano che trascorrevano gli anni, la popolazione dell’isola diminuì drasticamente e successivamente Poveglia fu abbandonata.

Nel 1700, all’epoca della “morte nera”, la peste, l’isola fu protagonista di una vicenda alquanto spiacevole.

Per gestire i tanti morti causati dalla peste divenne un lazzaretto (gli storici stanno ancora dibattendo sulla veridicità di questa vicenda). La peste colpì duramente l’Europa e a Venezia, al fine di evitare la diffusione della malattia, il magistrato della sanità dispose che tutti i corpi avrebbero dovuto essere condotti sull’isola di Poveglia per essere bruciati e sepolti in fosse comuni.

A causa della peste Poveglia a quanto pare divenne una gradissima fossa comune

Successivamente, il provvedimento si estese drammaticamente ai contagiati: Poveglia divenne in pochissimo tempo l’isola della quarantena, dove individui ancora coscienti, a volte non ancora contaminati, venivano condotti a morire lontano da Venezia.

Uomini, donne e bambini morirono lentamente, consumati dalla malattia. La testimonianza di questo strazio si trova nella terra di Poveglia stessa, dove a quanto pare (dati numerici non propriamente certi) il terreno sia costituito per il 50% da ceneri umane.

Anche i pescatori locali alimentano il mito macabro di Poveglia, stando alla larga dall’isola per paura di ritrovare tra le reti ossa dei loro antenati.

 

 

 

Le Leggende

Nel corso degli anni intorno all’isola, e ai sui suoi morti, sono nate tante storie e leggende, alcune non provate e finite nel folklore ed altre accertate, ma comunque tutte legate da una sorta di essenza malevola.

Nel 1922 a Poveglia venne eretto uno strano edificio la cui funzione è ancora oggi molto dibattuta e che di cuiqualcuno è arrivato perfino a negare l’esistenza. Da alcuni archivi risulta che esso svolse la funzione di casa di riposo per anziani.

Tuttavia i fatti e le testimonianze sembrano condurre gli studiosi ad una versione differente e cioè che l’edificio fosse una clinica per malati di mente. Tale ipotesi è oggi la più accreditata, supportata in maniera schiacciante delle rovine del luogo che urlano la loro verità con la scritta “reparto psichiatria” inciso sulle pareti all’ingresso.

 

 

Il manicomio venne smantellato nel 1946, ma gli anni in cui esso fu attivo furono i più ricchi di avvenimenti e avvistamenti inquietanti. Sembra infatti che i pazienti dell’ospedale fossero tormentati dalle anime dei morti di peste, tanto che in quei periodo le richieste di trasferimento presso altri centri erano numerosissime.

Trattandosi però di malati di mente, i loro racconti non vennero mai presi in considerazione e, anzi, funsero da pretesto per soddisfare i sadismi del direttore, che la leggenda ci descrive come un sadico lobotomizzatore.

A quanto sembra i metodi adoperati nel manicomio di Poveglia per la cura dei malati di mente erano atroci e primitivi: la prima lobotomia di cui si ha notizia venne effettuata in Svizzera nel 1890 dal dottor Sarles, che forò il cervello di sei pazienti ed estrasse parti del lobo frontale. Lo stesso dottor Sarles iniziò ad eseguire queste pratiche nell’ospedale di Poveglia.

La leggenda si conclude con la morte del dottor Sarles.

Tormentato a sua volta dagli stessi spiriti che aleggiavano nell’isola, come accaduto per i pazienti in cura, l’uomo impazzì e si suicidò gettandosi dal campanile dell’isola.

Un’infermiera che aveva assistito all’accaduto raccontò che egli non morì con l’impatto, ma soffocato da una strana nebbia che si era propagata dal terreno fin dentro il suo corpo, lasciandolo esanime.

 

 

Ovviamente queste sono delle congetture e delle storie che arrivano a noi dopo tanti anni, condimento di un’aura di mistero che contorna l’isola da secoli.

Non ci sono delle prove concrete ne del manicomio ne tanto meno del sadico dottore, comunque sia fa riflettere il fatto che negli archivi veneti il manicomio di Poveglia venga spacciato come una casa di riposo per anziani, come se la verità sul suo utilizzo di ospedale per malati di mente fosse da custodire segretamente.

L’abbandono del manicomio segna la fine della storia dell’isola. Da allora è disabitata e i pochi visitatori, che nel corso degli anni hanno deciso di esplorarla sono tornati indietro con testimonianze di voci, lamenti e strane apparizioni nella notte.

Le vicende dell’isola sono tornate in auge da quando la serie televisiva “Ghost Adventures” ha girato un episodio dedicato all’isola di Poveglia.

 

 

 

 

I Cinque Ragazzi del Colorado

Una delle storie più famose che vengono raccontate su l’isola di Poveglia è sicuramente quella dei ragazzi del Colorado. Cinque ragazzi americani, tutti meno che ventenni, avevano deciso di regalarsi una avventura da brivido trascorrendo una notte intera a Poveglia (dopo aver conosciuto la storia proprio su Ghost Adventures).

Si erano fatti portare nell’isola da un taxi con un armamentario da provetti Ghostbusters, quindi avevano salutato il marinaio chiedendogli di venirli a prendere il mattino dopo. Poco dopo mezzanotte, una barca a vela che rientrava in porto dal canale di Malamocco, si accorge delle urla assordanti che scandivano le seguenti parole:

Ghosts, ghosts!

Il marinaio chiamò direttamente i vigili del fuoco che accorsero immediatamente e trassero in salvo i ragazzi. I cinque hanno poi raccontato ai giornalisti di aver avuto degli incontri ravvicinati con i fantasmi dell’isola, di aver sentito voci e lamenti di dolore, rumori che provenivano dal buio della notte… Presi dal panico, hanno abbandonato sul campo le attrezzature e sono scappati sul molo, urlando sino al momento del “salvataggio” realizzato dai vigili del fuoco.

 

 

Questo articolo è parte di una serie: Isole Misteriose

 

 

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