Hyrule Warriors: Definitive Edition

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Hyrule Warriors sta per arrivare, grazie alla Definitive Edition, anche su Nintendo Switch. Scoprite come ci è sembrato con la nostra recensione.

Strana razza i “musou”. Popolarissimi in Giappone, questi titoli d’azione dalle meccaniche tanto immediate quanto dozzinali hanno sempre faticato a scaldare i cuori del pubblico fuori dalla madrepatria. Colpa, verosimilmente, della ripetitività che affligge il genere: non tutti sono disposti a farsi venire i calli martellando un paio di tasti fino allo sfinimento per massacrare centinaia di soldati tutti uguali, buoni giusto come carne da cannone.

Sicché, all’annuncio di una conversione per Nintendo Switch di Hyrule Warriors, un tempo esclusiva Wii U poi pubblicata su 3DS, i dubbi hanno smorzato l’entusiasmo. Ma che ce ne facciamo di un altro musou a pochi mesi di distanza dal lancio di Fire Emblem Warriors? Due galli in un pollaio così angusto non saranno troppi? Se di questi tempi proprio non si arriva alla fine del mese senza rifilare ai consumatori  nuove edizioni di giochi che hanno già comprato, non sarebbe stato meglio, piuttosto, proseguire il sistematico saccheggio della libreria Wii U recuperandone qualche altra gemma? Una bella Deluxe Edition di Mario Maker o di Pikmin 3 avrebbe fatto così schifo? Misteri della grande N.

Scoprite con noi se questo porting di Hyrule Warriors è riuscito a convincere i più scettici. Il titolo è disponibile per Nintendo Switch a partire dal 18 maggio.

Hyrule Warriors, frutto della collaborazione tra Nintendo e Tecmo Koei, mette in scena lo scontro frontale tra le milizie di Hyrule e l’armata del male, incrociando l’iconografia di Zelda con il gameplay ciabattone della serie Dynasty Warriors. I maligni potrebbero liquidare l’operazione come una manovra per bussare a quattrini sfruttando la notorietà della più prestigiosa delle proprietà intellettuali della grande N. Può darsi. Ma non è questa la sede per dar fondo a simili speculazioni. Quello che conta, semmai, è che il curioso ibrido, a suo modo, funziona.

Non certo per merito della qualità di scrittura della storia, le cui premesse affondano, sfidando il ridicolo, negli intrallazzi da dongiovanni di Link: la strega Cia si è presa per lui una scuffia tale da ordinare all’esercito di assediare il castello di Hyrule pur di stroncare la relazione dell’eroe con Zelda. Mai fare incazzare le donne. Nella furia degli eventi, la principessa viene rapita dalle legioni oscure: spetta, neanche a dirlo, a Link il compito di cercare la sequestrata in capo al mondo, anche a costo di viaggiare avanti e indietro nel tempo. Vabbé. Senza incappare in fastidiose rivelazioni, possiamo anticipare che non sarà l’intreccio della sceneggiatura, ambientata in un universo parallelo a quello dell’epopea di Zelda, a fornire motivazioni per arrivare ai titoli di coda.

 

 

Il titolo si regge in piedi grazie al fascino senza età della mitologia Nintendo, capace di far sognare gli appassionati in ogni sua incarnazione.

Il titolo casomai si regge in piedi grazie al fascino senza età della mitologia Nintendo, capace di far sognare gli appassionati in ogni sua incarnazione, a maggior ragione dopo il successo planetario di Breath of the Wild. Ammettiamolo: affrontare in battaglie campali, come accade in Dynasty Warriors, possenti guarnigioni impersonando un anonimo generale del periodo feudale nipponico non soddisfa certamente quanto lanciare Link, Impa, Sheik e compagnia cantante in assalti all’arma bianca contro sciami di boblin e lizarifos. Zelda porta in dote alla collaudata formula musou la direzione artistica delle forze del bene e del male, la raffigurazione fiabesca delle ambientazioni, degli oggetti da inserire nell’inventario, la composizione delle musiche e degli effetti sonori.

Il materiale di questa Definitive Edition proviene dall’assemblaggio certosino delle versioni Wii U e 3DS di Hyrule Warriors, con l’aggiunta di qualche piacevole sorpresa.

Il materiale di questa Definitive Edition proviene dall’assemblaggio certosino delle versioni Wii U e 3DS di Hyrule Warriors, con l’aggiunta di qualche piacevole sorpresa. Pescando tra vecchie glorie (come Link bambino apparso in Wind Waker) e nuovi arrivi (quale Linkle, la versione femminile di Link), la conversione per Switch del titolo mette sul piatto ben 29 personaggi controllabili, i cui modelli poligonali, peraltro, rappresentano un cavallo di battaglia della produzione. Anche le ambientazioni portano il marchio di fabbrica della favola creata da Miyamoto: gli scenari disponibili sono suddivisi tra aree ispirate ai più noti capitoli della serie (ad esempio il Lago Hylia di Ocarina of Time oppure il Deserto Gerudo di Twilight Princess) e zone inedite. Il pacchetto infine ingozza i fan di un’impressionante quantità di armi e costumi da sbloccare, attingendo dal repertorio già pubblicato sulle precedenti piattaforme e aggiungendo nuovi collezionabili, come gli abiti indossati dagli eroi di Breath of the Wild.  

 

 

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Questa vera e propria alluvione di contenuti addolcisce le consuete asperità della serie Koei e lascia in bocca un gusto nuovo, restituendo un musou senza dubbio più godibile della media del genere. Certo, i puristi di Zelda faticheranno ad accettare la mancanza di profondità del sistema di combattimento: lo scopo qui è quasi sempre far terra bruciata dei presidi avversari sparpagliati nelle mappe di gioco, pigiando a ripetizione gli stessi tasti per inanellare, tra attacchi leggeri e pesanti, raffiche di devastanti combo. L’approccio alla mischia varia in base al guerriero selezionato, perché ognuno di essi vanta proprie abilità, armi, attacchi e può crescere di livello grazie al sistema di potenziamenti, fino a diventare una vera e propria macchina da guerra.

Sul versante difensivo, onde evitare di soccombere prematuramente, conviene acquisire dimestichezza con la parata e, soprattutto, la schivata; è fondamentale inoltre imparare a padroneggiare le mosse speciali, da caricare tramite una specifica barra, e a usare a tempo debito gli incantesimi. Mano a mano che cadono gli avamposti nemici, arriveranno forze fresche da destinare al pattugliamento del territorio, permettendoci di tirar dritto verso l’accampamento successivo. Per aggiungere un po’ di pepe gli sviluppatori hanno escogitato qualche espediente: prendendo spunto da Zelda, incapperemo in boss impossibili da abbattere senza aver capito prima quale oggetto usare. Dalla saga Nintendo proviene inoltre il comodo comando che permette di agganciare l’inquadratura ai nemici più coriacei senza perderli di vista durante la confusione degli scontri e rimediare così, almeno in parte, alla schizofrenia del sistema di telecamere, roba da voltastomaco.

Pur arricchita da simili innesti, la progressione non richiede certo pianificazioni militari o tattiche alla Rommel e il gameplay non si discosta mai da Dynasty Warriors, con tutti i pro (accessibilità) e i contro (monotonia) che ne conseguono. Le varianti sul tema, come difendere la base insieme a Tizio, scortare Caio dal punto A al punto B, oppure far fuori Sempronio, non cambiano di una virgola l’impianto del gioco, che, peraltro, soffre tantissimo sul fronte dell’intelligenza artificiale. In troppe occasioni abbiamo notato alleati e avversari farsi docilmente seppellire di colpi senza batter ciglio, neanche fossero sacchi da boxe.

 

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Ciononostante, la campagna si lascia completare volentieri nell’arco di una decina di ore, destinate ad aumentare a dismisura per chi cade in depressione se non sblocca ogni segreto nascosto dagli sviluppatori. 

Ciononostante, la campagna si lascia completare volentieri nell’arco di una decina di ore, destinate ad aumentare a dismisura per chi cade in depressione se non sblocca ogni segreto nascosto dagli sviluppatori. Per spezzare l’andamento monocorde della trama principale, questa definitive edition offre modalità alternative fino all’indigestione, giocabili anche in cooperativa. Ad esempio, selezionando l’opzione Avventura nel menù iniziale, troveremo una serie di brevi ma gustose missioni, al termine delle quali, guadagneremo, in base al risultato, una medaglia e alcuni collezionabili, come armi extra. Nella modalità Sfida dovremo invece sopravvivere a ondate di avversari che attaccheranno a raffica e, di nuovo, verremo giudicati in base alla prestazione. Completano il quadro tutti i capitoli aggiuntivi alla sceneggiatura madre distribuiti sino ad oggi: Cia’s Tale e la Saga del Grande Mare, ad esempio, aggiungono tasselli mancanti al canovaccio, fungendo rispettivamente da prequel e da sequel di Hyrule Warriors.

Discorso a parte merita il comparto audio. Qualcuno potrà anche ringalluzzirsi, tra una carneficina e l’altra, con i motivetti di Zeda arrangiati, come nella miglior tradizione Dynasty Warriors, a suon di chitarroni rock, che in effetti si prestano a far da sfondo a dinamiche così votate all’azione più furibonda.  Tuttavia a nostro avviso un concerto così tamarro, che violenta senza ritegno la colonna sonora capolavoro composta trent’anni fa da Koji Kondo per Nintendo, resta un attentato alle trombe di Eustachio.

 

 

Da un punto di vista tecnico il titolo pastrocchia come pochi e, inutile negarlo, si vede lontano un miglio che non è stato fabbricato tra le mura di Kyoto. Solo la realizzazione degli eroi e dei boss, al pari delle rispettive animazioni, tiene in piedi la baracca, mentre i comprimari, non importa se nemici o alleati, spiccano per sciatteria stilistica, difetto che finisce, purtroppo, per menomare un po’ tutta l’esperienza, vista la sconcertante mole di comparse a schermo. Le ambientazioni e le strutture sono generalmente vuote, semplicistiche, con texture poco definite e compenetrazioni di poligoni fin troppo frequenti. Discorso analogo vale per l’approssimativa – a esser generosi – riproduzione di alcuni effetti come fuoco, esplosioni, ghiaccio. Ciliegina sulla torta: giocando con Switch con un amico oppure in mobilità, la fluidità dell’azione crolla miseramente.

Nonostante queste sbavature riteniamo che i cultori della Triforza dovrebbero concedersi un giro sulla giostra – un po’ scassata – di Hyrule Warriors. Li aspettano a braccia aperte ore e ore di gioco e, a onor del vero, di intrattenimento spensierato. A patto però di non pretendere dal titolo la qualità che non è in grado di dare: Hyrule Warriors non è Zelda e, tecnicamente parlando, è lontano dagli standard del 2018 nella stessa misura in cui il gioco originale, al lancio, lo era rispetto a quelli del 2014. Aspettarsi prodigi da una produzione minore come questa significherebbe prendere fischi per fiaschi: conviene allora lasciarsi travolgere dalla quantità di contenuti ispirati alla più bella della favole Nintendo e godersi il titolo per quello che è. Un ottimo musou.

78
ME GUSTA
  • Tantissimi personaggi del mondo di Zelda da provare in combattimento
  • Ambientazioni ispirate ai principali capitoli della saga
  • Ore e ore di gioco assicurate
  • Battaglie frenetiche come da tradizione musou
FAIL
  • Trama di qualità altalenante
  • Tecnicamente fa quello che può: poco
  • Musiche troppo tamarre per essere vere
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