Il Corvo: Quando il reboot non serve

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I motivi per cui, a 23 anni di distanza, il film di Alex Proyas è ancora un cult che non ha bisogno di essere riportato in vita.

Recentemente l’attore Jason Momoa, star de Il Trono di Spade e interprete di Aquaman in Justice League, ha confermato, con un post inequivocabile su Instagram, il suo coinvolgimento come protagonista nel reboot de Il Corvo. Del progetto, affidato alla regia di Corin Hardy, non ci sono notizie ufficiali, anche se molti rumors indicano l’inizio delle riprese previsto nei primi mesi del 2018 e che il film dovrebbe intitolarsi The Crow Reborn.

La domanda che si pongono i numerosi fan del film originale, datato 1994, è la seguente: ma ce n’è davvero bisogno?

No, molto probabilmente non ce n’è bisogno.

Perché Il Corvo, nonostante abbia sulle spalle il peso di 23 anni, è ancora oggi un film seminale, non un semplice revenge movie a tinte horror, ma un adrenalinico dramma gotico intriso di malinconia e romanticismo dark, un prodotto marcatamente anni ’90 oggi difficilmente riproponibile. Vediamo perché.

 

 

 

L’aura del film maledetto

Il Corvo, nonostante abbia sulle spalle il peso di 23 anni, è ancora oggi un film seminale, non un semplice revenge movie a tinte horror, ma un adrenalinico dramma gotico intriso di malinconia e romanticismo dark, un prodotto marcatamente anni ’90 oggi difficilmente riproponibile.

La pellicola di Alex Proyas viene considerata ancora oggi un film maledetto, a partire dal soggetto da cui è tratto: infatti l’omonimo fumetto di James O’Barr nacque proprio come sfogo emotivo dell’autore in seguito alla morte della propria ragazza che venne travolta da un automobilista ubriaco. Dopo aver letto la notizia di una coppia assassinata per un anello del valore di pochi dollari, O’Barr creò il personaggio di Eric Draven, un antieroe folle e violento in cerca di vendetta.

L’incidente che ha causato la morte di Brandon Lee, avvenuto durante la fine delle riprese, rimane ovviamente l’evento che ha donato al film il marchio indelebile di pellicola maledetta: in una scena del film Lee viene colpito da un proiettile che doveva essere a salve; successivamente dalle indagini emerse che l’arma di scena, precedentemente usata in altri film, non era stata controllata e all’interno del tamburo era rimasto incastrato un vero proiettile (privo di polvere da sparo), che venne sbloccato dalla carica a salve, colpendo fatalmente l’attore.

La morte di Lee venne accompagnata, nel corso degli anni, da numerose teorie (piuttosto inverosimili) che includevano nell’incidente il coinvolgimento di organizzazioni criminali come la Triade e la Yakuza (per il rifiuto di Lee di partecipare a film di produzione asiatica) o una sorta di maledizione che aleggiava sulla famiglia Lee, visto che anche il più celebre padre Bruce era morto (in circostanze mai del tutto chiarite) senza poter completare il suo film L’ultimo combattimento di Chen.

 

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Michael Massee, scomparso nel 2016, fu involontariamente protagonista della morte di Brandon Lee.

 

 

 

Un’opera rock e letteraria

Il Corvo è un’opera fortemente legata al rock e in misura minore anche alla letteratura, a partire da una potentissima colonna sonora che comprende brani di artisti quali The Cure, Rage Against The Machine, Stone Temple Pilots e Nine Inch Nails.

L’influenza della musica rock nel film è presente soprattutto nel protagonista Eric Draven, frontman del gruppo Hangman’s Joke, ispirato proprio al cantante dei The Cure, Robert Smith. La dialettica di Eric è ispirata alle poesie di William Blake e Charles Baudelaire.

Le citazioni letterarie sono poche, ma significative: una dal Paradiso Perduto di Milton, con la famosa frase recitata dal personaggio di T-Bird: «Sbalordito il Diavolo rimase nel constatare quanto osceno fosse il bene» e una dello stesso Eric tratta da Il Corvo e altre poesie di Edgar Allan Poe: “All’improvviso sentii un rumore, come se qualcuno stesse bussando gentilmente alla porta del mio negozio”.

 

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Una delle tante scene memorabili del film originale del 1994.

 

 

 

Una città perduta e senza speranza, come i suoi abitanti

L’ambientazione del film, una Detroit oscura, gotica e marcia, lascia trasparire un forte senso di disagio e decadenza, abitata da personaggi completamente alla deriva (Darla, la cameriera schiava dell’eroina, sua figlia Sarah, cresciuta senza una vera figura materna e senza affetti, e il poliziotto Albrecht, rimasto solo dopo il divorzio dalla moglie).

Un vero e proprio “universo” negativo che sembra non possa mai conoscere la salvezza, la cui importanza nell’economia della narrazione è pari a quella del protagonista, anch’egli avvolto da un forte senso di malinconia e sofferenza, sentimenti in lui spesso più preminenti della rabbia e della follia.

 

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Sarah e l’agente Albrecht, due personaggi fondamentali del primo film.

 

La maledizione de Il Corvo sembra essere continuata anche dopo il film originale, sia nel tentativo di portare avanti la saga, sia in quello di farla ripartire da zero.

La maledizione de Il Corvo sembra essere continuata anche dopo il film originale, sia nel tentativo di portare avanti la saga, sia in quello di farla ripartire da zero. Infatti, nonostante la morte di Brandon Lee, si decise comunque di continuare la saga (originariamente era stata prevista una trilogia basata su Eric Draven, sempre con Lee nel ruolo di protagonista), con ben tre seguiti: Il Corvo 2 – La Città degli Angeli (1996), Il Corvo 3 – Salvation (2000) e Il Corvo – Preghiera Maledetta (2005).

Ogni sequel riproponeva lo stesso schema del film originale: un innocente che torna in vita e che usa i poteri acquisiti per vendicarsi dei suoi carnefici. Nonostante i soggetti siano stati firmati quasi tutti da James O’Barr, nessuno dei tre sequel riuscì minimamente a ripetere il successo (né di critica né tantomeno di pubblico) dell’originale, ottenendo anzi l’effetto contrario, vale a dire affossare commercialmente il brand de Il Corvo andando a “sporcare” il mito del film di Proyas con dei prodotti a dir poco mediocri, diretti male e recitati peggio, tra cui anche una Serie TV di 21 episodi (Il Corvo Stairway to Heaven, dove tornava in scena il personaggio di Eric Draven) altrettanto dimenticabile.

 

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Il Corvo 2 ha inaugurato una mediocre serie di seguiti.

 

Numerosi i tentativi di dare nuova vita alla serie, con una lunga serie di registi e attori che hanno prima abbracciato il progetto per poi abbandonare la nave: Stephen Norrington (Blade), Juan Carlos Fresnadillo (28 settimane dopo), Francisco Javier Gutiérrez (The Ring 3) per la regia, Bradley Cooper (Una notte da leoni), Luke Evans (Dracula Untold) e Jack Huston (Ben Hur) come protagonista.

Nell’attesa di vedere se il progetto di The Crow Reborn effettivamente prenderà il via e se la coppia formata da Corin Hardy e Jason Momoa riuscirà quantomeno a dare nuova linfa alla saga, il consiglio è quello di riscoprire il film di Alex Proyas e Brandon Lee.

Non c’è davvero bisogno di un altro corvo.

 

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