Le Crociate dei fanciulli

Nell’anno 1212, verso il mare si dirigeva il cammino degli stupidi bambini.
– Ermanno di Altan

A scuola abbiamo tutti studiato le crociate e le cause scatenanti che hanno portato a cercare di conquistare Gerusalemme. Spesso il discorso è stato ridotto ad una serie di convenienze economiche e politiche che poco lasciano trasparire della religiosità che accompagnava queste spedizioni. Non voglio dire che si andasse alle crociate solo per Dio e per la Chiesa, ma non è da sottovalutare il sentimento religioso che accompagnava i soldati.
Proprio per questo, vi voglio raccontare una vicenda particolare che si svolge nella prima metà del ‘200.

I fatti nelle fonti storiche

Un giovane pastore, Stefano, chiede udienza al re di Francia Filippo II: Cristo gli avrebbe consegnato delle lettere da portare immediatamente al sovrano. Le cronache del 1212 riportano che Filippo II riceve queste lettere e le fa “studiare” dai saggi della Sorbona (se non sapete che la Sorbona è la più antica Università francese ed è “specializzata” in teologia, sapevatelo). Il responso è negativo e Stefano viene cacciato. Il giovane non si dà per vinto e inizia a predicare: le richieste di Cristo sono impossibili da soddisfare per i nobili, quindi tocca ai poveri esaudirle. Fa proseliti tra i giovani e i poveri e inizia ad organizzare una crociata per liberare Gerusalemme. “Organizzare” è un parolone, visto che si tratta di persone senza mezzi: si mettono in marcia verso il mare vivendo di elemosine e invocando la crociata. Giunti a Marsiglia, trovano anche due mercanti disposti a traghettarli gratuitamente. La fine tragica è però dietro l’angolo: due navi cariche di ragazzi sarebbero naufragate, mentre le altre avrebbero salpato alla volta dei mercati orientali, dove i superstiti sarebbero stati venduti come schiavi.
Una situazione simile si svolge, nello stesso periodo, in Germania. Guidati da un ragazzo che affermava di aver ricevuto il compito di liberare la Terrasanta, colonne di ragazzi si mettono in marcia verso Genova: qui Nicola avrebbe aperto le acque per permettere ai ragazzi di giungere in Terrasanta a piedi asciutti. Anche loro vivono di quel che riescono a mendicare e, quando giungono a Genova, si scontrano con la realtà. Nicola non apre le acque e i genovesi non vogliono troppi tedeschi tra le mura della città. Ormai delusi e abbandonati, alcuni restano a fare i servi in Italia, altri cercano di tornare a casa. Ma se all’andata avevano potuto godere della misericordia delle persone che li ammiravano, ora sono degli sconfitti che non trovano più l’appoggio di nessuno.

Una veloce analisi

Sarebbero molti gli aspetti di queste vicende da analizzare, ma per comodità riassumo il tutto in pochi punti.
1. Perché Crociata dei fanciulli?
Nelle cronache medievali i partecipanti a queste “crociate” vengono definiti puer. Chi ha studiato latino classico sa che il termine significa “bambino, preadolescente”. Nel latino medievale, invece, i significati sono più ricchi e, un po’ come in italiano il termine “ragazzo”, nasconde anche significati di povertà e basso livello sociale. Ecco quindi che le crociate “dei poveri e degli ultimi” sono diventate le crociate “dei fanciulli”.
2. Perché sono partiti?
Oggi è difficile capire le motivazioni che possono spingere ragazzi e adulti ad abbandonare le loro case che, anche se misere, erano comunque abbastanza sicure. Negli anni tra il ‘100 ed il ‘200 si diffondono tra gli strati più bassi della popolazione europea, idee giudicate eretiche dalla chiesa romana, idee riformatrici che verranno in parte accolte solo con san Francesco di Assisi. Il sentimento negativo verso la chiesa “ufficiale” porta spesso la gente a cercare altrove quella spiritualità che permeava ogni aspetto della vita quotidiana. Oltre alle numerose sette più o meno eretiche che si diffondo in quegli anni, hanno notevole successo anche i predicatori itineranti, che spesso fanno proseliti che viaggiano con loro, creando delle vere e proprie processioni da una città all’altra, e che spesso non si fanno scrupoli nel ricorrere alla violenza contro le categorie da loro giudicate indegne. Non è questo il caso, poiché le crociate dei fanciulli si distinguono dalle crociate popolari proprio per la loro pacificità.
3. Ma sono storie vere?
Questi eventi sono narrati in molte cronache medievali. I dati forniti sono spesso imprecisi, soprattutto nelle fonti scritte anni più tardi. L’analisi dei testi, però, porta a credere che i fatti narrati siano sostanzialmente veri, anche se a volte un po’ romanzati. Ad esempio, gli storici genovesi del tempo raccontano di questa orda di ragazzotti tedeschi che parlava di prosciugare il mare davanti alla città. Spesso gli storici ridono di questi ragazzi che si mettono in viaggio senza la benedizione papale, chiamandoli “stupidi bambini” e intravedendo un’ispirazione diabolica nelle loro azioni.

Conclusione

La religiosità medievale è un aspetto della società molto interessante da studiare e importante tanto quanto quello economico o politico. Spesso utilizzata come scusa per muovere le masse, la religiosità popolare è stata anche uno strumento delle masse per portare davanti ai signori le loro richieste e necessità.
Le crociate, iniziate come un lotta di tutta la cristianità per Gerusalemme, diventano sempre più elitarie e meno dirette a soddisfare le richieste spirituali dei fedeli. La religiosità popolare, allora, “crea” nuovi modi per esprimere la stessa richiesta di conquista della Terrasanta: le crociate dei fanciulli, le crociate popolari, i continui pellegrinaggi, le processioni e le preghiere al seguito di predicatori. La mancanza di fiducia nell’operato dei potenti che porta a queste manifestazioni di religiosità è la stessa che porta anche alla nascita delle numerose “eresie” che vengono perseguitate dalla chiesa romana, prime tra tutte l’eresia catara (o albigese), quella patara e quella valdese.

Fonti

La pagina di wikipedia non è molto chiara, però ha un bel capitolo sull’influenza nei media della storia delle crociate dei fanciulli.
Il testo da cui partire per chi volesse approfondire l’argomento è D. Del Nero, La crociata dei bambini, pubblicato da Giunti nel 1998.

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