Due settimane con Steve Jobs

Due settimane è il tempo che ho impiegato per leggere la biografia realizzata con minuziosità da Walter Isaacson. E’ in questo lasso di tempo che durante le ore di lavoro e di studio il mio pensiero era rivolto già alla sera, momento in cui avrei dovuto incontrare sul mio divano Steve.

La forma confidenziale non è casuale. Sin dalle prime righe, infatti, ci si ritrova immersi nelle atmosfere degli anni ‘70 con un giovane steve jobs che, lontano da qualsiasi mitizzazione ci appare sorprendentemente un ragazzo come tanti, con i propri sogni, le paure ed i vizi che gli apparterranno per tutta la vita.

Chi non è nuovo alle biografie è consapevole del fatto che spesso alcuni aspetti della vita non entusiasmanti dei protagonisti vengono oscurati, taciuti, tralasciati.

Non è questo il caso, ed Isaacson ci regala un ritratto meticoloso, puntuale ed a 360gradi sulla “persona”.

Risultato che era stato auspicato dallo stesso Steve che, come precisato nella prefazione, non ha voluto leggere il lavoro per non influenzarlo, ed ha preteso massima sincerità nelle dichiarazioni da parte di tutti gli amici e nemici interpellati da Isaacson.
Avventurandosi tra le pagine ci si dimentica di leggere dell’uomo più influente degli ultimi decenni che ha rivoluzionato il mondo con le sue visioni ed invenzioni.

Lo steve Jobs di successo lo si conosce dai media, ma il vero jobs, quello in perenne conflitto con i genitori, irritante con gli amici, stronzo con le donne permeato dalla cultura zen, dall’lsd e dalle canzoni di bob dylan, è una piacevole scoperta.

Con il ragazzo steve si rivivono gli anni ’70, e si respira quell’aria di “rivoluzione tecnologica” che stava interessando la Silicon Valley e segnava la formazione culturale di tutte le giovani generazioni del periodo.

Bastavano poche nozioni di elettronica, qualche amico ed un garage per dar vita ai propri sogni.
Da questa combinazione di elementi che si apprende sia nata la collaborazione con il grande amico “Woz” con il quale Steve condivideva molte passioni come l’elettronica e gli scherzi goliardici.

E’ così che nacque la prima collaborazione tra i due, che decisero di lavorare per la costruzione della “blue box” che permetteva di fare telefonate interurbane gratis replicando i toni che instradavano i segnali della rete at&t. Da questa prima esperienza nata per fare scherzi telefonici in tutto il mondo, addirittura al vaticano, si nota l’embrionale forza del connubio Steve-Woz. E dalla stessa compare già il lato del carattere che li avrebbe divisi in futuro, l’ambizione che contraddistingueva Steve e che non apparteneva a Woz.

L’autore è talmente preciso che leggendo sembra di essere alla finestra ad osservare i due amici lavorare nel garage.

Obbligatori i capitoli sulla storia “tecnologica” dell’apple. Dalle origini del nome, dall’apple I ad ios5 è storia già nota agli appassionati che, tuttavia, riserva delle inedite rivelazioni ed interessanti punti di riflessione.

Quel che piace leggere è il modo in cui Steve viveva questi successi, che giungevano come manna dal cielo a colmare la sua sete di ambizione e successo, che li servivano anche a compensare i vuoti della sua vita privata. Non si perdonerà mai l’abbandono della figlia alla nascita, o l’insolenza gratuita ed immeritata riservata ai suoi genitori adottivi.

Sorprendente notare come attraverso esercizi zen, e grande fiducia nei propri mezzi uscisse dai momenti professionalmente difficili, ancora più determinato di prima, convinto che il suo destino fosse quello di meravigliare il mondo.

A completare il quadro della sua persona testimonianze e racconti di quelli che sono stati i protagonisti della sua vita. Pochi amici e molti nemici i cui racconti evidenziano il carattere arrogante e difficile che lo rendeva irritante verso i più. E neanche ad Isaacson risparmia battute velenose nei confronti di Ibm, Microsoft, Google, At&t.

Eppure dal libro traspare uno strano magnetismo che Steve riusciva ad esercitare nei confronti dei suoi interlocutori. Riusciva a catturare in un modo o nell’altro l’attenzione.

Aveva un modo di fare ed agire che ti portava a fidarti di lui. Emblematica la sua giovane esperienza all’Atari dove, malvisto da tutti i dipendenti per la sua insopportabile puzza ( data dalla errata convinzione che mangiando sano non avesse bisogno di deodoranti ), aveva colpito il Presidente, per la sua personalità, che lo volle a tutti i costi tenere nell’azienda.

Una biografia che classifico tra le migliori mai lette, che avrebbe soddisfatto il perfezionismo e la cura dei dettagli di Steve. Il tutto impreziosito da inedite immagini che fotografano una comune quotidianità.

Il mito Steve Jobs che ha cambiato la storia tecnologica degli ultimi trenta anni tolto dal piedistallo e mostrato in tutta la sua umanità. Una biografia destinata agli appassionati di tecnologia, ma anche a chi vuole scoprire cosa si nasconde dietro le quinte dell’ultimo moderno mito.

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