Sempre più spesso si sente parlare di demenza senile, ma quello che molti non sanno è che ad avere un impatto molto forte su tale patologia è il sonno e la qualità del sonno. Questo è nello specifico quanto emerso da uno studio condotto dal National Taiwan University Hospital che ha posto sotto esame per circa due anni un gruppo formato da 215 persone, sia uomini sia donne, di età superiore a 65 anni.
L’obiettivo della ricerca era quello di riuscire a comprendere in che modo quello che viene definito “sonno di recupero” può influenzare la nostra salute cognitiva. Questa è l’espressione usata per far riferimento al sonno che di solito si recupera nel weekend o nel tempo libero. I soggetti scelti per partecipare allo studio hanno indossato accelerometri e dispositivi in grado di tracciare i movimenti del corpo. Inoltre a queste stesse persone sono stati dati in dotazione dei diari per poter annotare le abitudini di sonno.
I risultati dello studio
Grazie ai dati raccolti tramite lo studio è stato possibile scoprire che la metà di queste persone durante il fine settimana decidono di prolungare il sonno proprio per recuperare le ore di sonno perse durante tutta la settimana.
E secondo la ricerca chi adotta questo stile di vita ha una minore possibilità di sviluppare delle disfunzioni cognitive, addirittura il 74% di possibilità in meno, rispetto a coloro che invece il fine settimana non si concedono alcun riposo extra. I risultati emersi da tale studio vengono considerati molto importanti proprio perché aprono nuove strade nella lotta alla demenza.