Vitamina D: uno studio valuta il suo ruolo nel ridurre il rischio di infarto

La vitamina D potrebbe svolgere un ruolo significativo nella riduzione del rischio di infarto tra le persone di età superiore ai 60 anni, secondo i risultati di uno studio clinico condotto in Australia e pubblicato sul British Medical Journal. Questo studio, il più ampio del suo genere fino ad oggi, è stato condotto dal QIMR Berghofer Medical Research Institute, Population Health Program, e ha coinvolto oltre 21.000 partecipanti.

L’obiettivo principale dello studio era esaminare se l’assunzione mensile di integratori di vitamina D potesse influenzare il tasso di eventi cardiovascolari gravi, come l’infarto, nelle persone anziane. I partecipanti, con un’età compresa tra i 60 e gli 84 anni, sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha ricevuto una capsula mensile contenente 60.000 UI di vitamina D, mentre l’altro gruppo ha ricevuto un placebo. Questo regime di trattamento è stato seguito per un periodo massimo di 5 anni.

Durante lo studio, i ricercatori hanno monitorato i ricoveri ospedalieri e i decessi per identificare gli eventi cardiovascolari. I risultati hanno rivelato che il gruppo che ha assunto integratori di vitamina D ha registrato un tasso inferiore del 9% di eventi cardiovascolari gravi rispetto al gruppo che ha ricevuto il placebo. In particolare, il tasso di infarto è risultato inferiore del 19% nel gruppo della vitamina D, mentre il tasso di rivascolarizzazione coronarica è stato inferiore dell’11%. Tuttavia, non è stata riscontrata alcuna differenza significativa nel tasso di ictus tra i due gruppi.

È importante sottolineare che studi precedenti non avevano fornito evidenze conclusive sull’associazione tra l’assunzione di vitamina D e una riduzione del rischio di infarto. Pertanto, ulteriori ricerche sono necessarie per confermare questi risultati e comprendere meglio il ruolo esatto della vitamina D nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

I ricercatori hanno suggerito che l’effetto protettivo della vitamina D potrebbe essere più pronunciato nelle persone che assumono statine o altri farmaci cardiovascolari. Questa scoperta apre nuove prospettive per ulteriori studi volti a valutare l’interazione tra la vitamina D e i farmaci comunemente prescritti per la gestione delle malattie cardiovascolari.

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