Martedì sera, al Chase Center di San Francisco, il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, ha partecipato a un’intervista con il podcast Acquired, sorprendendo il pubblico non solo con il suo nuovo look sbarazzino, ma anche con più di qualche dichiarazione sorprendente. In quell’occasione, Zuckerberg – tra il serio e il faceto – ha annunciato che “il tempo delle scuse è oramai finito”.
Insomma, Meta non intende più cospargersi il capo di cenere per gli incidenti del passato, come il caso Cambridge Analytica – quando si era scoperto che un’azienda vicino ai conservatori americani aveva avuto accesso indiscriminato ai dati di milioni di utenti di Facebook.
Zuckerberg: “basta chiedere scusa”. Si passa all’attacco
Durante l’intervista, ha riflettuto sugli errori politici legati a Facebook, tra cui il controverso caso di Cambridge Analytica, in cui i dati degli utenti furono utilizzati per influenzare le elezioni del 2016.
Zuckerberg ha ammesso di aver assunto troppa responsabilità per questioni che, secondo lui, erano fuori dal controllo diretto della sua azienda. Ha spiegato di essere ora in grado di gestire meglio le pressioni politiche e ha citato una recente lettera inviata ai Repubblicani, in cui si scusa per aver censurato contenuti sulla pandemia sotto le pressioni dell’amministrazione Biden.
Oltre a difendere la scelta di rinominare la società Meta, Zuckerberg ha espresso maggiore interesse per i progetti futuri, come la realtà aumentata e virtuale, mettendo in secondo piano i social media. Tuttavia, ha sottolineato che le piattaforme di Meta, come Facebook e Instagram, rimangono centrali per miliardi di utenti, il che implica decisioni difficili riguardo alla moderazione dei contenuti.
Nonostante l’intervista abbia toccato temi complessi, Zuckerberg ha mantenuto un tono leggero e provocatorio, segno di una nuova fase della sua carriera, caratterizzata da maggiore distacco e la ricerca di un inedito carisma.