Gli horror non se ne sono mai andati dall’offerta cinematografica ma negli ultimi tempi sono decisamente tornati in auge con tanti (forse anche troppi) titoli che vogliono provare a radunare spettatori che sussultino insieme ai propri popcorn sulla sedia, provando ad esplorare strade non ancora battute da uno dei generi più antichi e prolifici, perché va ad intaccare uno dei nostri sentimenti più reconditi, ovvero la paura. Spesso il risultato è quindi un sovraccarico dell’offerta che non propone prodotti davvero interessanti e un minimo innovativi, o almeno d’intrattenimento.
Rientra purtroppo nel sottoinsieme delle delusioni La Profezia del Male, pellicola prodotta da Sony Pictures e distribuita da Eagle Pictures dal 9 maggio nelle sale italiane. Peccato perché il punto di partenza e lo sviluppo dello stesso avrebbero potuto portare a ben altri risultati ma, come evidenzieremo nella nostra recensione, non c’è stato il minimo sforzo da parte di sceneggiatori, registi ed interpreti.
Una trama a prova di horror
La trama de La profezia del male inizia subito in medias res, senza dare nemmeno il tempo agli spettatori di comprendere la caratterizzazione dei personaggi che si trova davanti, le loro dinamiche e ciò che li porta a compiere determinati gesti. Fin da subito, dai colori e dalla colonna sonora, risulta chiaro che ci troviamo di fronte ad un horror young adult: un gruppo di ragazzi passa la notte in una vecchia villa ora B&B nelle Catskills per il compleanno di una di loro. Trovano una vecchia scatola contenente dei tarocchi fatti a mano e un’altra ragazza, Haley, appassionato di oroscopo e astrologia, legge le carte a tutti i presenti oltre che a se stessa, nonostante sappia che la regola vuole che non si utilizzino mai i tarocchi di altri. Da quel momento il destino di tutti sembra segnato e non potrà che finire nel sangue.
La verità nei tarocchi
Il plot di partenza de La profezia del male è suggestivo ed interessante, perché effettivamente le carte dei tarocchi non erano ancora state esplorate dal punto di vista horror, nonostante si prestino molto bene come espediente narrativo. Anche a livello visivo avrebbero potuto scatenare la creatività più malata invece qualsiasi idea è rimasta nelle menti degli sceneggiatori e registi Spenser Cohen (I mercenari – The Expendables) e Anna Halberg (Extinction, Moonfall).
Ad ognuno dei protagonisti tocca una carta del mazzo e quella man mano si rivelerà la loro possibile fine: la festeggiata Elise (Larsen Thompson) riceve l’Alta Sacerdotessa; il bello e dannato del gruppo, Lucas (Wolfgang Novogratz) l’Eremita; la dipendente dai social Madeline (Humberly González) l’Appeso; la fidanzata di Elise, Paige (Avantika Vandanapu) il Mago; il simpatico del gruppo Paxton (Jacob Batalon, l’amico di Peter Parker negli Spider-Man di Jon Watts) il Matto; Haley (Harriet Slater) la Morte e il suo ex Grant (Adain Bradley) il Diavolo. Non servirà nemmeno l’aiuto di un’esperta dell’occulto come Alma Astryn (Olwen Fouéré): i ragazzi potranno contare solo su loro stessi.
Uno sviluppo inconsistente
Il film, tanto sul lato narrativo quanto su quello visivo, denuncia una grave pigrizia di fondo: dietro lo script e la macchina da presa non c’è nemmeno il tentativo di fare qualcosa di nuovo o comunque diverso in un genere oramai abusato e davvero sviscerato in tutti i modi possibili, ma che ancora può regalare qualche sorpresa se strutturato a dovere. Il ritmo è talmente frettoloso che passa dalla presentazione dei personaggi e del plot alle loro uccisioni una dopo l’altra, in stile Final Destination, fino alla risoluzione senza una reale evoluzione, ma semplicemente come un passaggio di causa ed effetto che aveva urgenza di arrivare al dunque.
Ci lamentiamo spesso della durata delle pellicole oggigiorno ma in questo caso forse un po’ di minutaggio in più avrebbe giovato all’insieme del film. A livello di messa in scena non spicca nessun jumpscare e nessuna delle morti legate ai tarocchi, visivamente figlie di molti titoli che hanno fatto la storia del genere; nemmeno la rappresentazione delle carte, se non per il Matto che ricorda la follia di un Joker horror. Non solo: il gruppo di interpreti non si sforza nemmeno di andare oltre la pagina scritta, rimanendo ancorati a cliché e stereotipi young adult e teen prima ancora che horror. Una sequela di eventi talmente prevedibile che non fa nemmeno paura.
Un finale deludente
Anche l’epilogo de La profezia del male lascia davvero a desiderare: la risoluzione è talmente elementare da lasciare di stucco quando si arriva improvvisamente ai titoli di coda, senza una vera e propria battaglia finale contro il villain/demone di turno, senza un reale tormento e un vero sacrificio da parte dei protagonisti e degli eventuali sopravvissuti, senza un colpo di scena degno di nota. Non solo: lascia addirittura alcune questioni in sospeso, o meglio che dovrebbero acquisire un senso all’interno della tematica generale del film ma che lasciano solamente l’amaro in bocca: è possibile controllare e soprattutto cambiare il proprio Destino? Gli astri possono davvero essere associati ad esso? Sicuramente sarebbe bello utilizzarli per fare in modo che questo film non venga mai prodotto.
Chiudiamo la recensione de La Profezia del Male profondamente delusi e anche amareggiati dalla visione di un film che, almeno sulla carta, aveva le carte in regola, anzi i tarocchi, per poter portare qualcosa di nuovo al genere e invece risulta essere un prodotto pigro e svogliato, senza alcuno sforzo né da parte della scrittura, né della regia o da parte degli interpreti. Interessante solamente nello sviluppo visivo di alcune carte, ma di poco conto nel quadro generale, è un prodotto disastroso e, soprattutto, per niente spaventoso.
- Il plot di base: i tarocchi e il controllo del proprio destino.
- Non dà adito a possibili sequel.
- Gli interpreti poco impegnati e la loro caratterizzazione basilare.
- Lo sviluppo della trama, banale e inconsistente.
- L’esecuzione visiva delle morti e delle carte (salvo qualche eccezione).
- Un horror per niente spaventoso.
- Il finale, prevedibile e scontato.