Se pensavate di affacciarvi ad una nuova serie Netflix in grado asfaltare tutti i tabù, ci spiace deludervi. Supersex parla di sesso, del mondo forse troppo a lungo nascosto che ruota attorno al porno ma è soprattutto la storia dell’uomo che si cela dietro al divo dei video hard: Rocco Tano. Dal 6 marzo potete trovare disponibile su Netflix la prima stagione di Supersex, show che in 7 episodi si propone di ripercorre gli eventi più salienti della storia privata e pubblica del divo conosciuto in tutto il mondo con il nome di Rocco Siffredi. Netflix, però, non ha realizzato una serie destinata semplicemente a scioccare il pubblico grazie alle tante scene esplicite ed ad argomenti considerati generalmente un tabù, quando poi tanto tabù ormai non lo sono più per la generazione contemporanea, ma ha scelto di raccontare una sorta di storia di crescita. Non si tratta certo del racconto dell’eroe dei film Marvel o DC ma della storia di un uomo con un difficile rapporto con la figura autoritaria maschile e delle sue scelte discutibili di vita. Ecco a voi Supersex, serie che non ci ha totalmente convinto. È un prodotto ambizioso ma senza i mezzi per poterlo essere concretamente. 

Premessa doverosa: per gli argomenti trattati, le figure reali protagoniste dello show e le scene esplicite, consigliamo la visione ad un pubblico di soli adulti. Sembrerà banale ma con prodotti del genere dalle tematiche assolutamente non idonee a chi non è in grado di comprenderle è opportuno sempre specificare bene gli utenti a cui la serie è destinata. Questo non significa che lo show non possa suscitare anche qualche reazione indesiderata agli spettatori più adulti. Vi consigliamo di considerare i seguenti trigger warning: scene esplicite, argomenti legati al porno e uso di sostanze alcoliche e droghe. 

Supersex: la storia dell’uomo dietro al divo 

Anche le persone più puritane del pianeta Terra, che lo vogliano o meno, conoscono il nome di Rocco Siffredi. Impossibile essere sfuggiti ad una sua intervista, un commento da bar o una sua immagine social. Il pornodivo è sicuramente, tra la sua casta di colleghi, il più famoso del mondo. E a dirlo non siamo noi ma i dati concreti che hanno sancito Siffredi tra l’Olimpo delle pornostar. Premesso questo, è innegabile che un titolo simile sul catalogo Netflix susciti anche la sola minima curiosità da parte di chiunque, persino dello spettatore più impensabile, bambini esclusi (ovviamente).

Gli utenti Netflix potrebbero essere attratti dallo show essenzialmente per tre motivi, alcuni dei quali però non troveranno grande riscontro con ciò che verrà narrato ed esplicitamente mostrato all’interno dei 7 capitoli della serie della piattaforma dalla grande N. In primis a colpire è il nome: Rocco Siffredi. Come abbiamo già ribadito in principio, è un nome ultrapopolare e impossibile da non aver udito almeno una volta nella vita, anche solo per sentito dire. Ovviamente il nome altisonante di Rocco si lega in maniera indissolubile al contesto a luci rosse del mondo del porno. Per tali motivi alcuni spettatori potrebbero essere interessati a scoprire cosa si cela dietro al mondo hard, quali sono i non detti che nascondo questo mondo e tutti i crismi del caso. Altri invece potrebbero voler visionare la serie semplicemente perché interessati al lato più strettamente “fisico” ed esplicito dello show, credendo di vedere una sorta di Élite 2.0 con maggiore presenza di scene considerate vietate ai minori. Possiamo anticiparvi che, come pronosticato, queste sequenze sono presenti in enormi quantità ma non sono così scioccanti o così eccessive come molti avevano pensato o forse speravano. Da questa osservazione nasce poi una domanda a cui noi cercheremo di dare una risposta entro la fine dell’articolo: a senso raccontare il mondo del porno potendo mostrare di meno rispetto a ciò che i frequentatori dell’ambiente normalmente scelgono di visionare? Infine troviamo il pubblico formato dagli utenti più speranzosi e ottimisti che sognavano di vedere in Supersex il racconto della vita comune di Rocco. Loro sono stati senza dubbio accontentati dalla piattaforma streaming. 

Come era intuibile Supersex scegliere di fondere le due anime di Rocco: Rocco Siffredi, il divo del porno celebre in tutto il mondo, e Rocco Tano, l’uomo che si mostra solo a pochi privilegiati, la persona dietro le luci dei riflettori. Divo vs uomo, spettacolo contro vita vera. Supersex è una serie ambiziosa perché sceglie di raccontare mediante una storia strutturata su più linee temporali il vero Rocco, la sua vita prima di diventare la persona che tutti pensiamo di conoscere e le sue difficoltà private, che vengono da molti completamente ignorate. 

Da Ortona a Parigi: nasce una stella, Rocco Siffredi

La storia di Supersex inizia da molto lontano. Ci troviamo ad Ortona in Abruzzo, una piccola cittadina di paese in cui tutti sanno tutto di tutti ed una volta che si viene inquadrati all’interno di certi binari è davvero difficile, se non impossibile, uscirne. I pregiudizi e le credenze popolari dilagano, per non parlare dei tabù. Il piccolo Rocco desidera solo una cosa: essere notato dalla madre, troppo attenta a occuparsi del fratello malato. Ciò che Rocco desidera è avere anche solo un piccolo sguardo dalla madre, renderla orgogliosa ed essere meritevole delle sue cure. Da qui inizia un gioco che farà dei 10 secondi un rito che si ripresenterà come una sorta di sfida nella vita di Rocco. Il giovane Rocco conta per 10 secondi ogni volta che desidera essere osservato dalla madre, ma  lo sguardo di lei non incrocia mai quello del figlio. Tranne per una volta, ed è la volta sbagliata. 

Rocco scopre il mondo hard quando è decisamente troppo piccolo persino per comprendere di cosa si tratta. Consultando i giornali porno del fratello maggiore Tommaso, il Supersex per essere più precisi (titolo a cui si è ispirato Netflix stesso per ricavare il nome dello show di cui stiamo parlando, nome che nasconde diverse metafore parecchio interessanti ad essere onesti), inizia per la prima volta a scoprire la sua intimità ed il piacere che da essa può derivarne. Peccato che proprio in quella circostanza attiri le attenzioni della madre, troppo pudica e che non vedrà mai più il figlio con gli stessi occhi. Nelle mente di Rocco però qualcosa cambia. Essere osservato diventa il fulcro del suo desiderio. Ma non solo. Non essendo mai stato oggetto di amore incondizionato da parte della famiglia non è consapevole della differenza che sussiste tra amore e sesso, che finiranno per diventare due sinonimi nel il futuro Rocco Sifreddi. 

Il maschilismo tossico in Supersex ed i contro della serie

Come vi anticipavamo ad inizio recensione, quella di Supersex è la storia di Rocco in tutte le sue sfumature, del bambino, del ragazzo e dell’uomo prima di diventare il divo del porno e dopo la fama. Prima di essere acclamato nei locali a luci rosse Rocco vedeva in Tommaso, il fratello più grande un vero spirito guida, l’uomo da imitare e da rendere orgoglioso. Non solo Rocco ha un rapporto difficile con la figura materna ma mostra già i primi segni di maschilismo tossico, tematica che verrà a più riprese approfondita nel corso dello show. Con l’obbiettivo di fare della propria vita “una vita che va davvero vissuta e non solo assaporata” Rocco segue Tommaso e Lucia a Parigi, dove inizia a lavorare come cameriere nel ristorante gestito dal fratello. È nella città dell’amore che Rocco scopre di poter fare del sesso il suo mestiere. A Parigi Rocco Tano diventa Rocco Siffredi. 

A segnare la carriera di Rocco è l’incontro con il suo idolo: Gabriel Pontello, il fotomodello di Supersex, la rivista porno da cui tutto è nato. L’ideale di Rocco si poggia sempre verso figure maschili che appaiono forti, indistruttibili e poderose. Uomini che non devono chiedere mai e possono solo pretendere, persone che ostentano la loro fisicità e ne fanno un vanto come se qualsiasi altro atteggiamento più pacato e meno esibizionista fosse indole di debolezza. Rocco a seguito di questo incontro e delle successive conoscenze, in particolare con Moana Pozzi, diventa la star che tanti conoscono. Rocco Tano scompare ed al suo posto resta solo Rocco Siffredi. 

Se pensate che Supersex idolatri la figura di Siffredi vi sbagliate. Supersex l’abbiamo definita una serie ambiziosa perché si prefigge l’arduo compito di sfatare certi miti e sviscerare argomenti che sono considerati ancora da molti come intoccabili, soprattutto in famiglia, ed allo stesso tempo trattare tematiche di un certo peso con la dovuta importanza. Supersex a più riprese condanna il maschilismo tossico rappresentato dalla figura di Rocco Soffredi, soprattutto quando si va a scontrare con la figura femminile che lavora nello stesso ambiente. Se all’uomo era concesso di fare tutto, alla donna no. Se l’uomo è l’idolo delle folle la donna che svolge di professione il mestiere della pornostar viene considerata solo l’oggetto del desiderio maschile e da molti (in maniera totalmente errata) “una poco di buono”. Lo show Netflix sottolinea quanto sia malsano per Rocco identificare la sua vita come “un porno costante” poiché non ci sono più veli tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Rocco Siffredi ad un certo punto della sua carriera, quando era all’apice del successo, non distingueva più ciò che svolgeva per professione da ciò che era invece la sua vita privata. Per Rocco il sesso era la costante dei suoi giorni e la prestazione era il suo parametro personale di soddisfazione. Nel sesso Rocco trova la propria maniera di esprimersi, la sua libertà sia economica che personale, oltre che il successo e la fama mondiale. È consapevole che in questa dimensione c’è qualcosa che lo sta privando della vera vita, che lo sta distogliendo dalla vita oltre lo spettacolo, ma non riesce ad uscirne. 

Supersex prova a sviluppare l’uomo dietro al leader del mondo porno e ci riesce, ma non sempre. I gravi problemi di Supersex riguardano le battute ed i dialoghi tra i personaggi che soprattutto nei momenti chiave della serie, in cui sarebbero davvero stati fondamentali per elevare il prodotto da mediocre a una show da tenere sotto osservazione, cadono nel banale per non dire nel cliché. Alcune battute risultano realmente imbarazzanti e del tutto prive di interesse per lo spettatore, vanno solo ad alimentare gli stereotipi e le incomprensioni. Con un simile potenziale e le tematiche forti di Supersex lo script doveva esplorare al meglio lo sviluppo dei personaggi mediante una scrittura sagace e brillante, peccato che nonostante i tentativi siano stati fatti non sono riusciti. 

La fotografia invece risulta il fiore all’occhiello della serie assieme ad un bravissimo Alessandro Borghi che si cala davvero nei panni di Rocco Siffredi e mette la sua interpretazione al servizio del personaggio. Non male nemmeno Saul Nanni nei panni del giovane Rocco. Vi segnaliamo anche un’interessante versione di Jasmine Trinca nei panni di Lucia, la donna chiave della serie e della vita di Rocco, che fondamentalmente è una fusione delle donne che hanno segnato la vita privata del pornoattore. 

Non possiamo non esaltare la colonna sonora della serie composta da Ralf Hildenbeutel. Già dal trailer si poteva intuire lo stile musicale della serie con la scelta di inserire in maniera prepotente il brano dei Depeche Mode Stripped. Per la scelta delle canzoni che vanno a comporre il sottofondo musicale dei vari episodi di Supersex la produzione si è affidata a Ralf Hildenbeutel, compositore tedesco che già in curriculum diverse collaborazioni con produzioni italiane come Màkari, Monterossi, Everybody Loves Diamonds e Chiamami ancora amore. Dai classici suoni degli anni ’80 e ’90 e la musica più classica d’orchestra il risultato è davvero molto eclettico e in perfetta armonia con le montagne russe che vivono i protagonisti dello show. 

Supersex era davvero una serie indispensabile?

In tanti quando è stato annunciato, ormai diversi anni fa, da parte di Netflix Italia, l’intenzione di sviluppare una serie tv dedicata a Rocco Siffredi ci siamo chiesti: ma è davvero necessario? Che cosa ormai non abbiamo visto di Rocco Soffreddi? Un personaggio così “pubblico” ha davvero bisogno di uno show in grado di scavare al meglio all’interno del suo animo introspettivo? Oppure si tratta di una serie che desidera soltanto cavalcare l’onda dei tabù ormai argomento di tantissimi show di successo, anche se non proprio osannati dalla critica?

Ad essere onesti dopo la visone di Supersex possiamo dirvi che dal punto di vista esclusivamente visivo lo show non può in nessun modo eguagliare ciò che gli appassionati del genere di Siffredi sono soliti consumare, per questo risulta una serie se vogliamo mancante, dato che dal punto di vista fisico non può sfociare nel porno e quindi non aggiunge nulla di nuovo a ciò che i fan dell’artista hanno già visto. Anzi, risulta decisamente più sottotono rispetto a quello che molti potevano immaginarsi. Per tale motivo in tanti (compresa la sottoscritta) potrebbero chiedersi qual’è il senso di narrare una storia che risulta per forza di limitazioni dovute al media, in cui viene distribuita, una versione light ed edulcorata rispetto all’originale? La risposta è presto detta: Supersex sceglie di narrare le due parti del mondo di Rocco, la sua vita da pornostar e quella da uomo privato, finendo però per risultare debole in entrambi gli sguardi. Non è sconvolgente né emotivamente toccante ma riesce comunque a fornire un punto di vista inedito sulla vita del divo del mondo porno, consentendo a molti spettatori di considerare l’uomo che si cela dietro alle luci rosse. 

55
Supersex
Recensione di Chiara Giovannini

Supersex racconta la vita di Rocco Tano più che di Rocco Siffredi e perciò consente allo spettatore di scoprire lati del pornodivo che forse da molti erano completamente ignorati. Non è però scioccante come in molti speravano né emotivamente impattante.

ME GUSTA
  • Ottima la colonna sonora
  • Alessandro Borghi si cala a pieno nei panni di Rocco
  • Interessante lo sguardo sulla figura privata di Rocco Tano e l'attenzione data verso il maschilismo tossico
FAIL
  • I dialoghi sono eccessivamente banali e ridondanti
  • La serie è una versione light rispetto a ciò che molti hanno già visto della carriera del divo del porno