Nelle ultime settimane, la notizia della dispersione delle acque trattate dalla danneggiata centrale nucleare di Fukushima in Giappone ha suscitato un acceso dibattito internazionale. Mentre gli esperti scientifici concordano generalmente sul fatto che l’impatto ambientale sarà trascurabile, parte dell’opinione pubblica, anche in Italia, ha espresso la sua preoccupazione – spesso sulla base di alcune tesi allarmistiche e infondate circolate online e, più raramente, su alcuni quotidiani.
Secondo un rapporto di una organizzazione non-profit, è molto probabile che dietro alla circolazione di queste tesi – se non proprio alla loro ideazione – ci sia la Cina, che fin da subito aveva espresso duramente la sua contrarietà ai piani annunciati dal Giappone.
Un rapporto redatto da Logically, un’azienda britannica specializzata nell’analisi dei dati e nella lotta alla disinformazione, ha rivelato che il governo cinese e i media di stato hanno orchestrato una campagna coordinata per alimentare la disinformazione sul tema. I primi segnali di questa colossale campagna risalgono a gennaio scorso.
Secondo i dati di Logically, i media di stato cinesi avrebbero finanziato anche alcuni annunci a pagamento diffusi su piattaforme social come Facebook e Instagram, spesso senza rispettare le norme sulla trasparenza che regolano queste campagne pubblicitarie.
Le notizie false sarebbero state diffuse in una pluralità di nazioni e lingue diverse, tra cui l’inglese e il tedesco. Hamsini Hariharan, esperta di Cina presso Logically, ha dichiarato alla BBC: “È evidente che questa campagna è motivata da interessi politici”.
È molto probabile che questa tempesta di disinformazione abbia sortito effetti in tutto il mondo, ma, ad ogni modo, sembra che gli effetti più gravi si siano verificati proprio in Cina, dove parte della popolazione locale, in preda al panico, sta da tempo facendo scorta di sale, per paura che le scorte future vengano «contaminate dalle radiazioni dell’acqua di Fukushima». Si tratta, chiaramente, di una preoccupazione completamente infondata.