La fatidica domanda “Viviamo in una simulazione?”, che si accosta molto al concetto iconico del film Matrix (Morpheus entrava in “Matrix” per far uscire Neo, e altri pochi eletti, da una realtà simulata creata da macchine avanzate per utilizzare gli esseri umani come fonte di energia) è stata alimentata nuovamente da una nuova teoria fisica proposta dal dottor Melvin Vopson dell’Università di Portsmouth, Regno Unito. La teoria suggerisce che l’informazione possiede una vera massa ed energia, di conseguenza la realtà fisica che viviamo è composta da bit di informazioni. Il Dottor Vopson ha anche proposto una nuova legge fisica, la quale sostiene che ciò che vediamo come nostra realtà è una complessa simulazione virtuale che gira su un computer cosmico. La teoria deriva da precedenti ricerche condotte dal dottor  Vopson per verificare se l’informazione ha una massa.

La seconda legge della dinamica dell’informazione, o infodinamica

Vopson ha notato qualcosa di sorprendente: nei sistemi informativi, si osserva una “diminuzione dell’entropia durante i processi”. L’entropia è una misura del disordine o dell’incertezza in un sistema. Nella fisica, la seconda legge della termodinamica afferma che l’entropia di un sistema chiuso tende ad aumentare nel tempo, il che significa che il disordine in un sistema cresce naturalmente (si pensi a un cubetto di ghiaccio che si scioglie gradualmente quando viene posto in una tazza d’acqua a temperatura ambiente). Viceversa, quando si parla di “diminuzione dell’entropia“, si fa riferimento a un processo in cui l’ordine o la struttura del sistema aumenta invece di diminuire. Questo può essere controintuitivo rispetto a quanto previsto dalla seconda legge della termodinamica e può indicare un comportamento peculiare o eccezionale in determinati contesti, come nel caso dei sistemi informativi studiati da Vopson, che ha chiamato questo fenomeno la “seconda legge della termodinamica dell’informazione” o “infodinamica”.

La Matrice in cui viviamo

Il dottor Vopson si aspettava che anche l’entropia dei sistemi informativi aumentasse nel tempo, ma esaminando l’evoluzione di questi sistemi si è reso conto che rimane costante o diminuisce. Il suo articolo sull’argomento propone che la rimozione delle informazioni nella nostra realtà- che sono costituite da una massa vera e propria fatta di bit- sia simile al modo in cui un computer potrebbe eliminare le informazioni in eccesso per migliorare la potenza di elaborazione o lo spazio di archiviazione – per rendere più efficiente la Matrice in cui viviamo. Queste sono teorie intriganti, ma Vopson sottolinea che non sono prove definitive, ma piuttosto possibili spunti di riflessione.

Qualsiasi cosa può essere simulata con un computer

“Qualsiasi persona normale penserà: può essere che forse siamo già in una sorta di mondo digitale di realtà virtuale?” ha detto Vopson in un video pubblicato a marzo sul canale YouTube della sua Università. “Non è inverosimile ipotizzare che una civiltà avanzata o forse noi stessi, in futuro, potremmo raggiungere un livello tecnologico tale da poter simulare il nostro mondo o l’intero universo in modo indistinguibile dalla realtà“. L’idea che il cosmo funzioni con codici quantistici esiste da anni ed è diventata popolare nel mondo accademico nel 2003, quando il filosofo Nick Bostrom dell’Università di Oxford ha scritto un influente articolo sull’argomento della simulazione. In linea di principio, qualsiasi cosa può essere simulata con un computer sufficientemente potente.

Quindi, Cosa c’è di nuovo in questa ricerca?

L’ultima ricerca di Vopson nasce dal concetto astratto che l’informazione è il mattone fondamentale dell’universo e possiede sia energia che massa fisica. La domanda che si pone è: dove va l’informazione quando viene immagazzinata? Recentemente Vopson ha deciso di applicare la scoperta alla genetica, alla cosmologia, alla fisica atomica, alla simmetria e, sì, anche all’ipotesi della simulazione. Pubblicato la scorsa settimana su AIP Advances, l’articolo di Vopson spiega come la rimozione delle informazioni in eccesso nel nostro universo assomigli al processo di un computer che cancella o comprime il codice non necessario per risparmiare spazio di archiviazione e risparmiare energia. Un processo che, secondo Vopson, potrebbe supportare l’idea che potremmo vivere in una realtà artificiale in stile Matrix, simile a una simulazione al computer, dove noi e tutto ciò che percepiamo non è altro che un facsimile virtuale. “I prossimi passi per completare questi studi richiedono prove empiriche”, ha aggiunto il dottor Vopson. “Una possibile strada sarebbe il mio esperimento ideato l’anno scorso per confermare il quinto stato della materia nell’universo – e cambiare la fisica come la conosciamo – usando collisioni tra particelle e antiparticelle”.