L’Ecuador ha tenuto un referendum cruciale per fermare l’estrazione di petrolio all’interno del Parco Nazionale Yasuní, situato nella foresta amazzonica. La proposta di fermare l’estrazione ha ottenuto il consenso del 59% dei votanti, rappresentando un importante traguardo per gli attivisti ambientali e le comunità indigene che da tempo lottano per preservare questa preziosa riserva naturale.
Il Parco Nazionale Yasuní è stato dichiarato “riserva della biosfera” dall’Unesco nel 1989 ed è noto per ospitare alcune delle forme di vita più diverse e ricche del pianeta. Come ha affermato Xavier Fajardo dell’organizzazione Udapt, che riunisce le comunità afflitte dall’inquinamento petrolifero nell’Amazzonia ecuadoriana, “in un singolo ettaro del Yasuní si possono trovare più specie di flora e fauna che in tutto il Nord America”. Questo parco è anche la casa di numerose comunità indigene che dipendono dalla foresta per la loro sopravvivenza.
L’estrazione di petrolio nel Parco Yasuní era iniziata nel 2016, nonostante i tentativi precedenti del presidente Rafael Correa di ottenere un finanziamento internazionale di 3,6 miliardi di dollari per evitare questa pratica dannosa per l’ambiente. Questa estrazione ha contribuito significativamente all’economia dell’Ecuador, con il petrolio che ha rappresentato il 38% delle entrate pubbliche e delle esportazioni nel 2022. Tuttavia, ha anche causato ingenti danni all’ambiente, rendendo l’Ecuador il Paese sudamericano più deforestato in rapporto alla sua dimensione, e ha avuto impatti negativi sulla salute delle popolazioni locali, con una maggiore incidenza di tumori maligni nelle regioni amazzoniche con giacimenti petroliferi rispetto al resto del Paese.
Nel 2014, il collettivo ambientale Yasunidos aveva raccolto le firme necessarie per indire un referendum contro l’estrazione nel Parco Yasuní. Tuttavia, il consiglio elettorale aveva dichiarato invalide le firme, impedendo il referendum per quasi un decennio, fino a questa storica vittoria del sì.
La vittoria referendaria significa che l’estrazione di petrolio nei giacimenti Itt, noti anche come Blocco 43, all’interno del Parco Yasuní sarà definitivamente interrotta entro un anno. Questo referendum rappresenta un importante passo avanti nella lotta globale contro il cambiamento climatico, dimostrando che un piccolo Paese come l’Ecuador può aprire la strada nel contrastare la dipendenza dal petrolio.
Parallelamente alle elezioni presidenziali tenutesi nello stesso giorno, la candidata di sinistra Luisa Gonzalez ha ottenuto la maggioranza dei voti. Le elezioni sono state caratterizzate da un clima di tensione, e il paese sta affrontando gravi problemi di sicurezza e un crescente traffico di droga. Tuttavia, il referendum rappresenta una fonte di speranza in un momento di crisi, poiché molti cittadini hanno espresso il loro sostegno per la conservazione del Yasuní come prioritaria.