Un sorprendente mondo di potenziale terapeutico si nasconde nella pianta del tabacco australiano, noto con il nome scientifico Nicotiana benthamiana, rivelato grazie a una ricerca pubblicata su Nature Plants. L’Università Tecnologica del Queensland, in Australia, ha guidato lo studio con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Energia Nucleare (Enea) italiano.

Oltre a svelare i segreti genetici di questa pianta, lo studio offre benefici multipli: non solo contribuisce alla comprensione della sua biodiversità, ma anche all’espansione delle applicazioni di ricerca di base e biotecnologiche.

Originariamente utilizzata dagli aborigeni australiani come pianta medicinale e rituale, chiamata pitjuri, questa varietà di tabacco australiano si è rivelata preziosa per la ricerca scientifica grazie alla sua facilità di coltivazione e manipolazione genetica. È diventata un modello di studio globale e persino una “biofabbrica” per la produzione di farmaci. Questo fatto è dimostrato anche dal vasto database di Google, che ospita migliaia di lavori scientifici e brevetti che citano la Nicotiana benthamiana.

L’innovativo studio ha rivelato l’intero genoma di N. benthamiana attraverso l’analisi di due ceppi diversi: uno proveniente dal deserto dell’Australia centrale, l’altro adattato alle condizioni subtropicali del Queensland settentrionale. Il confronto genetico tra questi ceppi ha svelato non solo differenze nella composizione genetica, ma anche marcata variazione nella composizione chimica. Questa variazione si manifesta soprattutto nei livelli di nicotina e nornicotina, un derivato più tossico.

Questo studio non solo getta luce sui potenziali benefici terapeutici che la pianta potrebbe offrire, ma rivela anche l’importante contributo internazionale dell’Italia nel settore della ricerca. Con il DNA completo svelato, la Nicotiana benthamiana potrebbe aprire la strada a nuovi farmaci e terapie, portando avanti la ricerca biotecnologica e contribuendo all’innovazione nell’ambito medico.