Twitch ha un nuovo rivale. Uno di cui deve avere paura, questa volta. Si chiama Kick.com, ha appena stretto un accordo con xQc, che è considerato lo streamer più seguito al mondo, pare per 70 milioni di dollari. Sui suoi fondatori si sa poco, se non nulla. Sui suoi investitori neppure. Pare però che Kick abbia un oscuro e, potenzialmente imbarazzante, segreto.

Che poi non è nemmeno più un segreto, visto che ne ha già parlato il WaPo. Kick ha degli ambigui legami con l’industria del gioco d’azzardo off-shore. E, guarda caso, molti degli streamer più popolari della piattaforma passano gran tempo a giocare sui casinò con puntate in criptovalute di proprietà di uno dei finanziatori del sito. Ma andiamo con ordine.

Come si guadagna con il live streaming? Boh, ma se lo scoprite spiegatelo ad Amazon

Quello del live streaming è un business strano. Estremamente popolare, certo. Ma strano. Ogni anno milioni di utenti da ogni angolo del mondo spendono cumulativamente miliardi di ore guardando altre persone giocare ai videogiochi, imbastire talkshow e… fare il bagno nell’idromassaggio. Teoricamente per farlo non devono pagare alcunché: non è Sky, né la TV via cavo. Eppure gli stessi spettatori decidono liberamente di donare – sì, donare – parte dei loro soldi ai loro beniamini, che in cambio li ricompensano con delle emoji personalizzate, un ringraziamento e, sostanzialmente, nient’altro.

Di queste donazioni, Twitch si intasca una cifra che oscilla tra il 50% e il 30%, a seconda dei casi. Twitch ovviamente si intasca anche le entrate delle inserzioni pubblicitarie, che compaiono a video sempre più frequentemente, con grande frustrazione degli spettatori. Questo giochino nel 2022 ha generato ricavi per 2,8 miliardi di dollari.

E i profitti? E i profitti non ci sono. Certo, uno potrebbe dire che anche l’e-commerce di Amazon, dopo tutto, ha avuto bisogno di molti anni per andare in profitto. Sta di fatto che da quando il colosso di Bezos spese quasi 1 miliardo di dollari per acquistare la piattaforma sono ormai passati praticamente dieci anni e per il momento all’orizzonte non ci sono segnali incoraggianti, anzi. “Twitch inizia ad assomigliare ad uno Stato in via di fallimento”, titolava un articolo uscito su Forbes venerdì scorso.

Fatte queste premesse, verrebbe spontaneo pensare che le altre aziende ben si guardino da mettersi a litigare con Amazon per una torta che oggi non ha nessuna fetta da offrire. E invece manco per nulla. A fare la guerra a Twitch ci aveva provato Microsoft, che sperava di poter contare su una integrazione con le console Xbox e acquisizioni di peso (pare che spese 30 milioni per aggiudicarsi l’esclusiva su Ninja, il più famoso giocatore di Fortnite) per rendere popolare la sua piattaforma Mixer. Non è durata nemmeno 4 anni.

Nel 2020 è poi spuntato dal nulla anche Trovo Live, la risposta del colosso cinese Tencent.  Esiste ancora, ma mentre scriviamo questa notizia non c’è stato possibile trovare una sola diretta con oltre 120 spettatori. E poi ci sono Facebook e YouTube Live. Che però sono, appunto, di Facebook e YouTube e poggiano, dunque, su sistemi di monetizzazione ampiamente collaudati. Ad ogni modo, nessuna delle due si avvicina anche solamente ai numeri di Twitch.

Kick.com alla ribalta: shopping pazzo per rubare gli streamer a Twitch

Kick è entrato per la prima volta nel radar dei blog specializzati a dicembre del 2022, quando il sito era ancora in beta. Fatta eccezione per i colori del brand (verde e nero, invece del viola), la piattaforma non è molto diversa da Twitch: l’homepage ci accoglie con un carosello degli streamer più popolari in diretta in questo momento, mentre poco più sotto troviamo le categorie con più spettatori, come il just chatting, le slot machine, Call of Duty, le famigerate ‘hot tubs‘ e GTA Online— in questo esatto ordine.

Kick però non è una piattaforma come tutte le altre. Non per chi con le dirette ci campa. A differenza di Twitch, Kick si prende solamente il 5% del proventi delle donazioni. Insomma, su 1000 dollari donati dagli utenti, il creatore di contenuti se ne intasca 950. E non solo: sempre a differenza di Twitch, non bisogna raggiungere requisiti folli per poter guadagnare dei soldi. Gli streamer possono fin da subito offrire al loro pubblico la possibilità di iscriversi al canale (cioè versare un abbonamento mensile di almeno 5€ al mese).

Nonostante il sito sia ancora relativamente giovane, di dirette con un numero di utenti connessi ad almeno 4 cifre ce ne sono a bizzeffe. Riusciamo a contare almeno una dozzina di canali con 2mila, 3mila o addirittura 5mila spettatori. Pochi italiani. Anzi, quasi nessuno. Il carosello della homepage ci invita a dare un occhio ad un nostro connazionale, uno streamer che si chiama Cardicchio, che però fatica a superare i 25 spettatori.

Di Kick si iniziato a parlare con insistenza solamente in questi giorni, dopo che la piattaforma ha iniziato un’aggressiva campagna acquisti a colpi di contratti d’esclusiva multimilionari. Pochi giorni fa, xQc, al secolo Félix Lengyel, ha annunciato che avrebbe dedicato molto meno tempo a Twitch per trasmettere le sue dirette prevalentemente su Kick. Secondo il NY Times, l’accordo è costato 70 milioni di dollari ed ha una durata di 24 mesi, con possibilità di rinnovo. Ha 11.8 milioni di followers. Proprio in queste ore, la popolare streamer Amourath, una tipa che in poco tempo ha fatturato 27 milioni di dollari con Onlyfans, ha spiegato di aver stretto un accordo simile.

Prima di loro, già alcuni altri importanti creatori di contenuti avevano divorziato da Twitch per andare su Kick: l’accumulatore seriale di ban Adin Ross, Ac7ionMan e Buddha, uno dei più seguiti dalla community di impallinati di GTA. E poi c’è Trainwreckstv, che non si limita a fare le dirette su Kick, ma ne è anche un consulente.

Kick e i legami con l’industria del gioco. L’ex dirigente di Twitch: «è una truffa»

Kick.com è spuntato fuori praticamente dal nulla e fino a pochi giorni fa non era nemmeno semplicissimo rispondere ad alcune domande fondamentali. Vale a dire: chi lo ha fondato? Chi ci mette i soldi?

Il fatto che nessuna di queste informazioni fosse di dominio pubblico non era passato inosservato a Marcus “DJWheat” Graham, che è stato a lungo il N.1 della divisione creator development di Twitch.

Ho visto molte cose assurde nei miei 23 anni di broadcasting su Internet. Posso affermare con sicurezza che Kick.com è una truffa. Non posso rimanere inerte e guardare senza fare nulla mentre vengono diffuse sciocchezze dando false speranze ai creatori di contenuti

aveva twittato a novembre, dopo che Trainwreckstv aveva annunciato la sua collaborazione con la nuova piattaforma. Già all’epoca, più di qualcuno aveva manifestato il sospetto che Kick fosse in qualche modo collegato a Stake.com, un’azienda che offre una serie di casinò online off-shore, dunque non regolamentati e con puntate in criptovalute. Lo stesso Train era stato costretto ad ammettere che, effettivamente, uno degli investitori di Kick è Ed Craven, cioè il fondatore e proprietario di Stake.com. “Ma Stake.com non ha direttamente quote in Kick”, aveva poi precisato.

Sarà. Ma dunque a chi appartiene Kick? Questo lo sappiamo solamente da pochi mesi, cioè quando la piattaforma ha presentato ufficialmente la sua app ufficiale sull’AppStore di Apple, che obbliga gli sviluppatori a divulgare il nome completo della loro organizzazione. Presto detto: Kick è controllato da un’azienda australiana che si chiama Easygo Entertainment Pty Ltd, che sul suo sito dice di essere una «società di sviluppo software focalizzata su tecnologie innovative nel settore dei giochi online e fisici». Il suo amministratore delegato si chiama Brais Pena Sanchez.

Ci dice ancora molto poco. Approfondendo, si è scoperto che un terzo della Easygo (che è stata fondata a novembre dell’anno scorso) è di proprietà della Ashwood Holdings Pty Ltd, un’azienda a sua volta interamente di proprietà del fondatore di Stake.com Ed Craven. Poco importa che Stake.com non controlli direttamente Kick, perché il semplice fatto che Craven abbia un ruolo così decisivo ci dice già moltissimo su quelle che probabilmente sono le ambizioni della piattaforma. È anche un importante indizio su da dove provengano i soldi che Kick sta usando per acquistare aggressivamente gli streamer più seguiti e su quali siano gli obiettivi della piattaforma. Insomma, che oggi Kick abbia più utenti connessi a guardare altre persone che fanno scommesse sui casinò e sulle slot di quanti ne abbia a guardare Call of Duty o, sì, perfino le ragazze in perizoma, ci stupisce molto poco. E, riprendendo le premesse a questo articolo, se prima avevamo qualche dubbio sul perché un’azienda, nel 2023, potesse volersi prendere la briga di investire milioni di euro in un settore che sembra avere davvero molto poco da offrire, ora ne abbiamo molti di meno.