Il Canada ha approvato una controversa legge sullo streaming che richiede a Netflix, Spotify e altre aziende di pagare per sostenere serie, musica e altri contenuti di produzione canadese. Dopo aver superato l’ultimo ostacolo al Senato giovedì, il disegno di legge C-11 impone le stesse leggi sui contenuti agli streamer come fa con i broadcaster tradizionali. Il governo ha specificato che il disegno di legge si applica solo alle aziende e non ai singoli creatori di contenuti (come gli youtuber, per capirci).
Le nuove regole danno alla Commissione canadese per la radiotelevisione e le telecomunicazioni (CRTC) ampi poteri sulle società di streaming, che potrebbero affrontare multe o altre sanzioni se non rispettano le nuove regole. “Lo streaming online ha cambiato il modo in cui creiamo, scopriamo e consumiamo la nostra cultura ed è ora di aggiornare la nostra legge per riflettere ciò”, afferma un comunicato stampa del governo canadese.
I critici hanno detto che il disegno di legge potrebbe causare una sovra-regolamentazione del web. “Sotto questo arcaico sistema di censura, i guardiani del governo avranno ora il potere di controllare quali video, post e altri contenuti i canadesi possono essere visti online”, si legge nella pagina di un comitato contro la proposta C-11. Anche società di streaming come YouTube e TikTok si sono opposte al disegno di legge.
La legge è stata anche criticata per essere troppo ampia e vaga: mancherebbe – sostengono i suoi oppositori – di sufficiente chiarezza nello spiegare come dovrà essere applicata nello specifico.
Il Canada non è il primo Paese ad obbligare le piattaforme a includere e finanziare contenuti locali. L’UE da diverso tempo impone a piattaforme come Netflix che il loro catalogo sia composto da almeno un 30% di contenuti prodotti in Europa. L’Australia ha recentemente approvato dei requisiti molto simili.