Continua l’emorragia di Huawei, fino a pochi mesi fa leader del mercato mobile a livello globale. Dopo le sanzioni imposte dagli USA, il colosso cinese ha perso la possibilità di usare i servizi di Google sui suoi smartphone, perdendo progressivamente terreno rispetto ad altri brand.

Durante il primo semestre del 2021, i ricavi di Huawei sono crollati del 29% su base annua. L’azienda cinese ha tentato di puntare su nuovi business, mentre nel frattempo sta anche lavorando ad un nuovo ecosistema di prodotti basato su HarmonyOS, un sistema operativo proprietario.

Huawei nella prima metà del 2021 ha registrato un fatturato di 49,56 miliardi di dollari. Il crollo più importante arriva dalla divisione consumer, dove ha perso il 47% del fatturato. Rimangono stabili, o in crescita, le divisioni B2B.

Dal 2019 Huawei è nell’entity list del Governo statunitense. La lista nera preclude a Huawei la possibilità di accedere ai fornitori americani, sia lato hardware, sia lato software. L’amministrazione Biden ha specificato fin da subito che non intende rimuovere le sanzioni contro Huawei. Come conseguenza del ban, Huawei per la prima volta non figura più nella top 5 dei principali produttori di smartphone nemmeno in Cina, mentre in Europa ha ceduto il passo ad altre aziende, soprattutto a beneficio di Xiaomi.

Huawei sta cercando di specializzarsi in settori non direttamente influenzabili dalle sanzioni statunitensi. Tra le tante cose, sta lavorando anche a software per automatizzare e gestire i grandi allevamenti di animali – soprattutto maiali, un business estremamente strategico in Cina -, ma anche a delle tecnologie automotive da vendere alle case automobilistiche cinesi.