Nella notte del 23 giugno 2021 l’imprenditore e milionario John McAfee è stato trovato morto nella sua cella. Dal 2020 era detenuto in Spagna, in attesa di estradizione negli USA, dove è accusato di aver evaso diversi milioni di dollari in tasse. John McAfee aveva 74 anni, tutti vissuti al limite delle possibilità umane.
È stato il papà del primo antivirus per Windows e alle spalle aveva una vita da rockstar, fatta di eccessi, avventure, periodi di latitanza, un paio di candidature alla presidenza degli USA e altre storie eccentriche che lo hanno reso agli occhi del pubblico un’autentica leggenda della contemporaneità.
Pakistani Brain, Michelangelo e il primo antivirus per MS Dos
Che John McAfee fosse una persona brillante non c’è dubbio. Dopo la laurea in matematica, da giovanissimo si fa il giro di alcune delle compagnie più importanti sul mercato: Univac, Xerox e l’Institute for Space Studies della NASA — dal 1968 al 1970, peraltro, proprio durante gli anni del programma Apollo. Ancora prima aveva tentato un dottorato all’Università della Louisiana, venendo però cacciato per aver intrattenuto una relazione con le studentesse, anticipando quella personalità sregolata e anarcoide che lo ha accompagnato per il resto della sua vita.
Negli anni ’80 finisce alla Lockheed Martin dove lavora come programmatore. È in quel periodo che rimane stregato da Pakistani Brain, quello che viene considerato il primo virus per MS Dos. McAfee riesce a mettere mano su una copia del virus e coglie al balzo un intuizione che gli cambierà la vita: se c’è una malattia significa che esiste anche un mercato per la cura. Così si mette a lavorare ad un software per proteggere i computer da questa ed altre minacce. Nel 1986 fonda la McAfee Associates, azienda che tutt’ora resiste come titano dell’industria degli antivirus — e che recentemente, per una breve parentesi, è stata una controllata della Intel. Il successo arriva solamente nei primissimi anni 90, quando emerge un’altra minaccia informatica: Michelangelo, un virus programmato per detonare ad una data precisa, ossia il 6 marzo, compleanno del celebre artista italiano.
John McAfee capisce di trovarsi davanti ad un’opportunità imperdibile. Oggi gli studi oggi stimano che Michelangelo avesse infettato poche centinaia di macchine in tutto il mondo, ma l’istrionico imprenditore cavalca l’onda creando un’autentica psicosi di massa, specie tra le aziende. In TV parla di milioni di computer infetti, lasciando intendere che il mondo dell’informatica sarebbe presto sceso nel caos. Nulla di vero, ma la mossa funziona: nel giro di poco tempo migliaia di grandi aziende americane iniziano ad acquistare l’antivirus della McAfee, trasformandola in una compagnia multimilionaria.
McAfee nel 1994 liquida tutte le sue quote dell’azienda, accumulando una fortuna ad 11 zeri.
Curiosamente, nonostante – salvo la piccola parentesi con Intel – l’antivirs McAfee non abbia mai cambiato nome, i rapporti tra l’azienda e il fondatore sono rapidamente deteriorati nel tempo. Tant’è che John McAfee lo sconsigliava apertamente, chiamandolo “spazzatura”. Nel 2013 John realizza il leggendario video “How to uninstall McAfee Antivirus“, creando un meme-istantaneo, tra nichilismo ostentato, nerd bullizzati e ovviamente tante belle donne a fare da vallette. Il video in otto anni ha registrato oltre 11 milioni di click.
Una vita da rockstar e una candidatura alle presidenziali degli USA
Dopo aver lasciato la McAfee Associates, John si diletta in diverse passioni. Diventa brevemente una sorta di guru della meditazione – pubblicando alcuni manuali che finirà per ripudiare poco dopo – e negli anni 90 fonda un club di aerotrekking – gli Sky Gypsies – uno sport vergognosamente pericoloso che costerà la vita a suo nipote, morto dopo un volo nei pressi di un ranch di proprietà di McAfee, in New Mexico.
Negli anni 2000 la vita di McAfee diventa un mosaico di stranezze e episodi inquietanti. Nel 2012 John McAfee diventa bersaglio di una caccia all’uomo in Sud America. L’imprenditore è accusato di aver freddato un vicino di casa, in Belize, per una lite basata su motivi estremamente futili.
Tra difendersi in aula facendo valere la sua innocenza (?) e sottrarsi ad ogni responsabilità, McAfee sceglie quest’ultima strada. La rocambolesca fuga del milionario viene raccontata in una serie di articoli di Vice, mentre più recentemente la vicenda è stata raccontata anche dal documentario ‘Gringo: The Dangerous Life of John McAfee‘ — fino a pochi anni fa su Netflix, oggi pressoché introvabile in Italia. Ad un certo punto McAfee sparisce nel nulla sfuggendo alle forze dell’ordine del Belize. Vice pubblica un articolo – ormai diventato celebre – dall’eloquente titolo “We Are with John McAfee Right Now, Suckers“. Come a dire: “ebbene sì, siamo con l’uomo più ricercato del mondo”. Simpatici. Peccato che i reporter di Vice avessero deciso di caricare una foto con i metadati intatti, rivelando al mondo e alla polizia l’esatto luogo di fuga dell’eccentrico (ex?) milionario, ossia il Guatemala. Da lì a poco tempo viene preso ed estradato negli Stati Uniti d’America, dove riesce comunque a scappare dall’incriminazione per omicidio. Nel 2015 verrà arrestato brevemente negli USA per guida sotto l’effetto dell’alcol e detenzione abusiva d’arma da fuoco.
Nel 2016 John McAfee si candida alle primarie del Libertarian Party, il più importante “terzo” partito negli Stati Uniti d’America, non ottenendo la nomina. L’impresa viene ritentata nel 2020, ma l’improvviso arrivo di nuovi guai con la giustizia e in particolare con l’IRS – l’agenzia che si occupa della riscossione delle tasse – lo costringono nel 2019 nuovamente alla latitanza e a condurre la sua campagna elettorale da Cuba, dove elogerà il governo comunista nella speranza di ottenere protezione. L’endorsement stranamente non piace ai libertari e McAfee – impossibilitato a proseguire le primarie – decide di fare un passo indietro dando il suo endorsement a Vermin Supreme, un vecchio matto che si candida da anni un po’ ovunque indossando uno stivale in testa e promettendo pony gratis a tutti gli americani.
La mania per le criptovalute, l’arresto per evasione e frode e la morte in circostanze misteriose
La latitanza di McAfee finisce nel 2020, quando verrà arrestato in Spagna, in attesa della probabile estradizione verso gli Stati Uniti d’America. In patria McAfee è accusato di aver guadagnato milioni di dollari partecipando come relatore a diverse conferenze, ma soprattutto facendo pubblicità non dichiarata ad alcune criptovalute minori. Su tutto questo, McAfee secondo l‘IRS non aveva praticamente pagato nulla in tasse, usando proprio le criptovalute come mezzo per occultare le sue ricchezze e sfuggire al fisco.
John McAfee, del resto, è stato uno dei più vivaci sostenitori del Bitcoin. Nel 2017 aveva lanciato una scommessa su Twitter: “un BTC varrà 500.000$ entro il 2020, se non succede mangerò il mio c***o in in diretta televisiva”. Promessa che fortunatamente ha scelto di non mantenere.
John McAfee davanti ai giudici spagnoli ha professato la sua innocenza, sostenendo – solamente poche ore prima della sua morte – di aver pagato milioni di dollari in tasse. Sempre ai giudici spagnoli ha raccontato di temere per la sua vita negli USA e di essere un perseguitato politico. Mercoledì la Spagna ha acconsentito all’estradizione di John McAfee negli USA. Poche ore dopo il milionario è morto in circostanze tragiche e tutt’ora misteriose.
Quando ho ricevuto notizia dell’imminente estradizione, il mio team ha iniziato a prepararsi per provare l’innocenza di John McAfee davanti ai giudici statunitensi. Sapevamo che avrebbe apprezzato l’opportunità di raccontare la sua storia e porre fine alle false accuse montate nei suoi confronti. Solamente poche ore dopo abbiamo appreso con sgomento della sua morte
ha raccontato al New York Times Andrew B. Gordon, uno degli avvocati personali di McAfee.
Le autorità catalane hanno aperto un’indagine e per il momento tutto fa pensare ad un suicidio. John McAfee lascia la moglie Janice Dyson e tre figliastri. A poche ore dalla sua morte, sulla sua pagina Instagram è comparsa un’enorme Q, un ammiccamento al movimento complottista QAnon. Non sappiamo se si trattasse di un post programmato, oppure se il milionario avesse dato istruzione ai suoi collaboratori di caricare qualcosa del genere nel caso della sua morte.
Sul web il milionario viene paragonato da parte del pubblico a Jeffrey Epstein e non manca chi mette in discussione la tesi ufficiale del suicidio parlando apertamente di un complotto. Siamo sicuri che l’ennesima controversia gli avrebbe fatto piacere: con la sua morte John ha lanciato l’ultima beffa alle autorità americane e al mondo.
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