L’antivirus che segnalava i programmi concorrenti come “potenzialmente pericolosi”

Una sentenza emessa da un tribunale americano ha chiuso una disputa estremamente delicata che potrebbe avere un impatto sul futuro degli antivirus. Enigma Software, un’azienda che produce antivirus, si è accorto che il software di Malwarebytes sconsigliava agli utenti di scaricare uno dei suoi anti spyware, segnandolo come potenzialmente pericoloso. I giudici hanno interpretato questa condotta alla stregua di una pratica anticoncorrenziale, ma alcuni esperti di diritto non sono d’accordo.

Enigma Software Group ha vinto una causa cruciale presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Nono Circuito, che gli permetterà di procedere con la sua causa contro Malwarebytes, che aveva classificato uno dei suoi software anti-spyware come “programma potenzialmente indesiderato”. La causa afferma che Malwarebytes ha intrapreso un comportamento anticoncorrenziale ai sensi del Lanham Act e interferito illecitamente con l’attività di Enigma.

Ma la sentenza è stata criticata da alcuni esperti legali, che ritengono possa ostacolare l’efficacia dei fornitori di servizi di cybersecurity nel fare il loro lavoro. Parlando con The Register, Eric Goldman, professore presso la Scuola di Giurisprudenza dell’Università di Santa Clara, ha affermato che la decisione del Nono Circuito è errata, poiché non ha differenziato correttamente tra fatti e opinioni. Secondo lui, decidendo a favore di Enigma, il Nono Circuito non ha compreso il funzionamento dell’industria della cybersecurity e come le aziende di sicurezza utilizzino i termini “malware” e “minaccia”. Ritiene inoltre che a causa della sentenza ci saranno più dispute su tali classificazioni in futuro, rendendo il lavoro delle aziende di cybersecurity più difficile che mai.

Insomma, le aziende che producono antivirus, in futuro, potrebbero decidere di ignorare presunti software che sulla carta sono dei semplici prodotti concorrenti, ma nella pratica potrebbero comportarsi in maniera poco sicura o etica, ad esempio raccogliendo un gran numero di dati sull’attività dell’utente, per poi rivenderli. Dunque cosa bisogna fare in questo caso? Segnalare all’utente che il programma che tentando di scaricare potrebbe comportarsi in maniera pericolosa, o far finta di nulla per paura di ricevere una querela?

Ovviamente Enigma non condivide questa tesi e non si è fatta scrupolo a festeggiare per la sentenza. “Malwarebytes ha denigrato i prodotti di Enigma per un vantaggio commerciale facendo dichiarazionim di fatto, fuorvianti”, si legge in un comunicato dell’azienda. “Provando a rivestire quelle dichiarazioni con la bandiera del Primo Emendamento non le rende meno offensive o legalmente perseguibili”.

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