Continua la stretta delle autorità della Cina sulle criptovalute. Un’operazione di polizia, scrive l’agenzia Reuters, avrebbe portato all’arresto di oltre 1.100 persone, tutte accusate di aver usato le criptovalute per riciclare denaro.
Facevano parte di circa 170 gruppi specializzati nell’uso delle criptovalute per riciclare i proventi dei traffici criminali. Stando ad una dichiarazione del Ministero degli Interni della Cina, questi gruppi prendevano una commissione compresa tra l’1,5% e 5% per ciascuna transazione.
I criminali si rivolgevano agli specialisti del riciclaggio per rendere – agli occhi delle autorità – puliti i proventi delle truffe online o di altre attività criminali. La Payment & Clearing Association ha annunciato di aver notato un aumento delle attività illegali connesse all’uso di criptovalute. «Negli ultimi anni sono diventate uno dei canali più usati per il riciclaggio di denaro transnazionale», si legge in un comunicato dell’ente.
A maggio tre importanti organizzazioni legate al settore bancario e dei pagamenti della Cina hanno formalmente messo al bando l’offerta di servizi e prodotti finanziari legati alle criptovalute, dando seguito ad una precedente decisione del Governo.
In questi giorni si è anche parlato di un’operazione dell’FBI contro i criminali che avevano attaccato la Colonial Pipeline: gli agenti della nuova Ransomware Task Force hanno recuperato con successo parte del riscatto plurimilionario pagato dall’azienda agli hacker.