Andy Jassy – Photo Courtesy Amazon, elaborazione grafica della redazione

A partire dal 5 luglio Jeff Bezos non sarà più il CEO di Amazon. Al suo posto subentra Andy Jassy, attuale N.1 di Amazon Web Services, l’azienda di maggior successo del gruppo Amazon. Andy Jassy non è un outsider, ma uno dei dirigenti di lungo corso della compagnia, a cui ha dato prova di estrema fedeltà nel corso degli ultimi ventiquattro anni.

La notizia del passo indietro di Jeff Bezos ha colto i più alla sprovvista, la scelta di nominare il vertice di AWS al suo posto molto meno: da anni Andy Jassy veniva indicato come il successore naturale di Bezos alla leadership di Amazon e così è stato.

Quello di Jeff Bezos è un vero addio?

Jeff Bezos non ha scelto una data casuale per il termine del suo mandato. Il prossimo 5 luglio Amazon compirà 27 anni.

Nella lettera in cui ha annunciato la sua scelta, Bezos ha spiegato di voler prendersi del tempo per lavorare ad alcuni dei progetti che lo appassionano di più, come le opere filantropiche della Bezos Earth Foundation e l’attività di editore del Washington Post, che ha acquistato nel 2013 per 250 milioni di dollari.

Secondo diverse fonti, Jeff Bezos vorrebbe soprattutto concentrarsi su Blue Origin, l’azienda impegnata in una competizione senza esclusioni di colpi con la SpaceX di Elon Musk.

Nonostante queste ambizioni, quello di Jeff Bezos non è un addio ad Amazon. Continuerà a ricoprire un ruolo di primo piano all’interno dell’azienda – con la qualifica di Executive Chairman – e continuerà a prendere alcune delle decisioni più importanti per la strategia del colosso.

Che Bezos stia effettivamente per abbandonare la supervisione, giorno per giorno, dell’azienda non è chiaro. Ci aspettiamo che continuerà ad essere coinvolto in modo importante all’interno della strategia di Amazon. Non ci aspettiamo un grosso cambiamento, la nostra previsione è che la transizione verso la leadership di Andy Jassy sarà priva di frizioni e, sostanzialmente, priva di conseguenze radicali

ha detto Michael Pachter, analista di Wedbush Securities. Non è l’unico a pensarlo.

Chi è Andy Jassy, l’uomo di AWS

Nella lettera dove annuncia le dimissioni dalla posizione di CEO, Jeff Bezos parla in questi termini del suo successore:

Andy è molto conosciuto all’interno dell’azienda, è in Amazon da sempre e sarà un leader formidabile.

Forse non proprio «da sempre», ma quella di Bezos non è esattamente un’iperbole. Andy Jassy è un veterano di Amazon ed ha dedicato la sua intera vita professionale alla compagnia. È stato assunto 24 anni fa, nel 1997, tre anni dopo la fondazione e pochi mesi prima della quotazione in borsa. All’epoca era fresco di laurea della Harvard Business School. Jassy non ha mai lavorato per nessun’altra compagnia al di fuori di Amazon.

In una recente intervista, Jassy ha spiegato di aver dato il suo ultimo esame universitario durante un venerdì di maggio del 1997, per poi fare il suo colloquio con Amazon il lunedì successivo.

Nel 2003 assieme ad un team di 53 persone fonda Amazon Web Services, che da lì a pochi anni avrebbe creato un vero impero del cloud computing e delle infrastrutture per siti web e app. All’epoca, racconta Tech Crunch, il potenziale di AWS non fu compreso pienamente dai media e dal pubblico.

Amazon era il colosso che voleva rivoluzionare il mercato retail e le altre sue iniziative erano viste come poco ‘notiziabili’ o eccitanti. Oggi serve milioni di aziende in tutto il mondo ed è il fornitore di servizi in cloud di maggiore successo al mondo. Per capire quanto siano diffusi e capillari i servizi dell’azienda vale la pena di rispolverare un articolo del 2019 di Gizmodo che racconta il tentativo di una giornalista di fare a meno dei servizi di Amazon, salvo fallire miseramente.

È impossibile: una volta configurata una VPN personalizzata per mettere nella blacklist gli indirizzi IP di AWS, praticamente ogni sito o app che aveva installato sullo smartphone ha smesso di funzionare. Perfino alcuni siti del governo statunitense usano i servizi di AWS.

Oggi AWS rappresenta il 58% dei guadagni totali dell’impero di Amazon. Più delle vendite online, più di Whole Foods, della divisione cinema, di Twitch o di qualsiasi altro prodotto o servizio che riusciate ad immaginare.

Curiosamente, raccontava lo stesso Jassy nel 2016, AWS è nato per rispondere ad un’esigenza interna di Amazon. L’e-commerce continuava a crescere e l’azienda necessitava di dei sistemi interni sufficientemente robusti e versatili da reggere il traffico sempre più intenso dei consumatori, ma soprattutto serviva una soluzione scalabile. All’epoca i sistemi interni di Amazon, come quelli di quasi qualsiasi altra azienda, erano un disastro.

Inizialmente i dirigenti della compagnia si aspettavano che la ristrutturazione dell’infrastruttura tecnologica avrebbe richiesto non più di tre mesi. Andò a finire che ci vollero tre mesi solamente per costruire i database. Ma non solo: presto gli ingegneri si resero anche conto che ogni team individuale lavorava a sistemi interni senza comunicare con gli altri team, con il risultato che negli anni si era creata una babele di risorse inservibili sul lungo periodo.

Era come se ogni volta che ci serviva una nuova infrastruttura ogni dipartimento fosse costretto a reinventare la ruota dall’inizio.

Insomma, avete capito il punto: risolvendo le esigenze interne di Amazon.com i tecnici dell’azienda hanno creato le fondamenta di quello che è finito per diventare uno dei servizi più usati al mondo, dando vita ad una compagnia che nel 2020 ha generato ricavi per oltre 40 miliardi di dollari. «Senza grossi clamori, Amazon era improvvisamente diventata una società di servizi».

Andy Jassy ricopre una serie di prestigiosi incarichi anche all’infuori di Amazon. Detiene una quota dei Seattle Kraken, una squadra di Hockey che compete nella National Hockey League, fa parte della National Security Commission on Artifical Intelligence ed è direttore della Rainier Prep, una scuola superiore privata.

Come cambierà Amazon con il nuovo CEO?

Secondo la maggior parte degli osservatori, il cambio di leadership non comporterà cambiamenti sostanziali all’interno di Amazon. Da una parte perché, caratterialmente, Jassy e Bezos vengono descritti come non troppo diversi, dall’altra perché l’impero è ormai una macchina più che collaudata e proiettata verso risultati sempre più importanti.

Inoltre, Jeff Bezos non andrà da nessuna parte. Dal 5 luglio rimarrà un importante dirigente di Amazon, ricoprendo il ruolo di Executive Chairman e continuando ad avere voce in capitolo su tutte le decisioni strategiche più importanti.

Come nota Forbes, esistono, poi, degli illustri precedenti che possono rassicurare gli investitori di Amazon: Bill Gates con Microsoft, Larry Page e Sergei Brin con Google e, in circostanze più tragiche, Steve Jobs con Apple. Quando i fondatori lasciano il timone di una nave ormai ben orientata, la navigazione procede a gonfie vele, verso nuovi orizzonti ancora più gloriosi. Metafore marinaresche a parte, è così: curiosamente tutte queste aziende hanno mantenuto ottime performance anche dopo che i rispettivi fondatori, o storici CEO, hanno scelto di fare un passo indietro. Anzi, sul lungo periodo i risultati sono diventati significativamente più solidi.

Un’infografica di Forbes ricostruisce la capitalizzazione di mercato di Microsoft durante le diverse fasi della leadership di Bill Gates.

La compagnia, spiegano diversi insider, poggia su una cultura aziendale ben definita e diffusa capillarmente a tutti i livelli. «Andy rappresenta la cultura di Amazon come chiunque altro all’interno dell’azienda, e questa cultura è stata plasmata e rafforzata da meccanismi e processi che sopravvivranno per decenni», ha raccontato a Variety Bill Carr, ex N.1 del dipartimento musica e video del colosso. Insomma, Jassy non potrebbe cambiare Amazon nemmeno se volesse.

 

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