L’estate si sta avvicinando, questo è un dato di fatto. Le giornate si sono allungate, i vestiti cominciano a farsi più leggeri e la calura inizia a farsi sentire fin dalle prime ore del mattino. Ecco perché questa recensione di Summertime 2 cade un po’ a fagiolo.
La serie TV Netflix Italia debutta sulla piattaforma questo 3 Giugno e ci riporta a incontrare tutti i protagonisti che ci hanno accompagno lo scorso anno, più un paio di new entry.
Summertime, lo scorso anno, arrivò in un momento dove l’estate ci sembrava un sogno veramente molto lontano, a pochi mesi dallo scoppio della pandemia che ha completamente stravolto e capovolto le nostre esistenze. Fu una boccata d’aria fresca. Un momento per distaccarsi, spegnere il cervello e farsi rapire da una storia semplice, leggera e che inevitabilmente creava piccole e sottili similitudini con estati che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo vissuto.
Ci proponeva, infatti, assieme ai suoi giovani protagonisti quasi intaccati da tutto il resto, un’estate un po’ fuori dal tempo, intrisa di quel mood nostalgico da film come Sapore di Mare dove il periodo più caldo dell’anno funge da culla per amori fugaci, leggerezza, spensieratezza, feste sulla spiaggia ed albe in motorino.
In tutto questo mettiamoci anche la bellezza della costa romagnola (Itomi non eccitarti troppo!) in estate – in quello che ci divertiamo a definire il RomangnaVerse di Netflix dopo una serie di prodotti italiani ambientati proprio tra Rimini-Riccione-Cesenatico.
Un prodotto senza ombra di dubbio leggero, forse qualcuno oserebbe dire frivolo, intriso di quelle dinamiche alla base del teen drama o comunque di una serie TV rivolta ad un target piuttosto giovane, con quei classici scivoloni un po’ tipici delle serie TV made in Italy per ragazzi (i dialoghi, mannaggia a voi e a questi dialoghi), ma che al tempo stesso era stata confezionata con una regia davvero sorprendente.
Una regia dallo spiccato gusto del videoclip – questo è indubbiamente vero – e con differenti strizzatine d’occhio ad uno stile molto più british nel modo di realizzare una serialità con protagonisti dei giovanissimi attori e i loro turbamenti adolescenziali; una regia particolarmente curata, alta, da non dare così per scontato all’interno delle produzioni italiane, in particolar modo per questo tipo di prodotti originali.
Una macchina da presa sempre presente ma mai morbosa nel seguire i protagonisti ma inserita nelle loro vite un po’ come se fossimo noi, effettivamente, a far parte del gruppo; piccoli piani sequenza, establishment shot. Insomma, Francesco Lagi si è sicuramente divertito con la messa in scene di Summertime lo scorso anno e quest’anno, accompagnato alla regia anche da Marta Savina, cerca di dare un gusto ancora più maturo, ancora più intenso e sempre molto internazionale allo stile di questa serie TV.
Se nella prima stagione la leggerezza e i primi amori adolescenziali, la scoperta di se stessi e una sorta di liberazione sessuale erano il focus, in questa seconda stagione ci si trova a fare i conti più con l’età adulta che con quella adolescenziale.
I nostri protagonisti sono cresciuti, hanno di fronte il grande salto da fare dopo la maturità. Sono chiamati a fare una delle scelte più importanti della propria vita, non solo scoprendo se stessi ma anche provando ad immaginare il proprio futuro. Chi vogliono essere domani? Cosa vogliono fare? E sono pronti a farlo con qualcuno?
Partiamo da questo punto e tuffiamoci con la recensione di Summertime 2 in questa crescita, riprendendo da dove ci eravamo fermati lo scorso Aprile 2020.
Stessa spiaggia, stesso amore ma… nuovi tormenti
Se nella prima stagione avevamo lasciato i nostri protagonisti scontrarsi con l’amarezza che il fine estate porta con sé, dopo aver passato un’estate a rincorrersi, alla scoperta dell’amore, del sesso e di se stessi; in questa seconda stagione di Summertime si parte da uno dei momenti di profonda liberazione per la vita di un ragazzo: la maturità.
La maturità porta con sé quell’enorme bisogno di libertà, di sfogo, di lasciarsi tutto – e a volte anche tutti – alle spalle. La frenesia di dover cominciare una nuova vita, in un nuovo luogo, con delle nuove persone. Una nuova prospettiva che segna i primi passi decisivi per il futuro. Si, futuro, forse la parola che più fa paura in tutto questo marasma di emozioni, sensazioni e desideri.
Del resto, una volta che quel passo viene compiuto, è come se si attraversasse un’invisibile linea di confine tra il mondo dell’infanzia e quello dell’età adulta. Non si è più ragazzini, ma si comincia a muovere davvero le gambe, per la prima volta, per conto proprio e questo, inevitabilmente, comporta una serie di responsabilità, scelte e, quindi, conseguenze.
Summer (Coco Rebecca Edogamhe), Sofia (Amanda Campana) ed Edo (Giovanni Maini) questo lo stanno provando davvero per la prima volta sulla loro pelle, e questo vale anche per Dario (Andrea Lattanzi) e Ale (Ludovico Tersigni); quest’ultimo lo abbiamo lasciato lo scorso anno salire su un aereo per Barcellona pronto per buttarsi in una nuova sfida nel professionismo del motociclismo, ma questo avrà anche causato un’inevitabile cambio di rotta nel rapporto tra lui e Summer.
Il peso delle scelte che dai genitori si riflette nei figli, diventa un punto nevralgico per tutti quanti i protagonisti.
Ad uno ad uno in questa seconda stagione si ritroveranno ad un bivio. Si troveranno a dover prendere una decisione per se stessi e anche per gli altri.
Ma come si può cominciare una relazione, buttarsi a capofitto in un legame, se ancora non si ha davvero chiaro cosa vogliamo da noi stessi? Questa frenesia dell’essere con qualcuno, sviluppare un’affezione ai limiti dell’attaccamento morboso più per paura che per vero amore è, effettivamente, un qualcosa che spesso si prova a quell’età (e non solo), ritrovandosi poi chiusi in una gabbia che, il più delle volte, ci siamo costruiti da soli.
Questo a provarlo sono soprattutto Summer ed Alessandro, coinvolgendo inevitabilmente anche altre persone che li hanno accompagnati fino a quel momento; e la felicità di una diventa l’infelicità dell’altro e viceversa, senza riuscire a trovare una giusta direzione che vada bene per entrambi. Perché? Perché ci vuole tempo per certe cose e quando si è giovani, invece, si è ingordi di vita, di esperienze, di vissuto, per poi guardarsi indietro troppo tardi e rendersi conto di aver voluto troppo, troppo in fretta, per poi raccogliere i cocci in un momento successivo.
Del resto questo è un aspetto che lo si vede anche nella crescita del personaggio di Sofia, ancora disorientata nella sua prima vera relazione con una ragazza, per giunta più grande di lei e, quindi, con più esperienza nei rapporti a lunga durata; oppure Dario che dopo essersi liberato, finalmente, nella prima stagione della sua timidezza, grazie proprio al rapporto di pura e vera – quasi fraterna – amicizia con Sofia, decide di godersi appieno questa ritrovata libertà, fino all’incontro con Rita, giovane mamma che sembra vivere su un pianeta completamente differente da quello di Dario.
Chi più, chi meno, affronta la sua inevitabile scalata verso l’età adulta. Verso gli inevitabili passi che vanno compiuti in questo nuovo percorso. Ovviamente sbagliando e sbagliando anche tanto.
Maturo e acerbo, le due facce della medaglia di Summertime 2
Indubbiamente crescita e scelte sono il nuovo punto nevralgico di una seconda stagione che si fa ancora più grande, tanto come produzione, luoghi in cui è stata girata la serie – compreso un pizzico di internazionalità inserendo Barcellona tra le location di Summertime 2 – quanto poi come svolgimento della storia stessa e dell’evoluzione dei suoi protagonisti che coinvolge tanto quelli più giovani quanto quelli più adulti.
Si inerisce anche un pizzico di action in più, ovviamente nelle scene legate al circuito motociclistico dove sono stati usati anche piloti professionisti e che non mancano di far salire tanto un po’ di adrenalina quanto un po’ di ansia nello spettatore.
Un salto, quindi, che vuole farsi sentire molto a livello di stile della serie. Lo vediamo nella stessa fotografia, i colori sono ancora caldi ma decisamente più saturi (diciamo che a volte anche un po’ troppo saturi). Il ritmo incalzante, rallentato nella parte più centrale della storia ma più per un problema drammaturgico che per un problema registico, che a modo suo conferisce ancora di più quel tono che è un po’ in bilico tra produzioni di respiro più ampio internazionale e produzioni più classiche del panorama italiano.
Al tempo stesso, però, sebbene la crescita e lo sforzo produttivo continuano ad essere presenti all’interno della serie TV, persistono ancora ed ancora ed ancora quei classici difetti tipici, purtroppo, di questo genere, a partire da una scrittura un po’ troppo facilona, tanto nella caratterizzazione quanto nello svolgimento della storia. Ingenuità, cliché e superficialità che se da una parte possono essere anche passare in secondo piano vista l’età dei protagonisti, a lungo andare stancano, allontanando sempre di più un pubblico dalla fascia d’età più alta.
Soprattutto in questa seconda stagione dove, come stiamo vedendo in questa recensione di Summertime 2, le cose si fanno più in grande, lo stacco tra regia e sceneggiatura si sente ancora di più e l’inevitabile paragone con colleghi internazionali si fa ancora più intenso, così come la distanza.
Il tipico spirito di leggerezza di questa serie spesso e volentieri si confonde con la superficialità nella caratterizzazione dei personaggi ma soprattutto delle situazioni dentro le quali si trovano. Si, ok le fasi della crescita, ok i punti di passaggio e transizione, ma a volte sembra quasi di trovarsi di fronte personaggi davvero troppo bloccati. Personaggi fin troppo guidati da istinti più che da ragionamenti ponderati. Istinti che il più delle volte si tramutano in un mancato approfondimento della storia, dello studio del personaggio.
Vittime degli eventi più che artefici del proprio destino. La storia comincia a mettere carne e carne sul fuoco. Si sposta da una parte all’altra, da un luogo all’altro, e questo lo fanno anche gli stessi personaggi, spesso scivolando un po’ nell’inverosimile.
Sembra quasi di procedere a tentoni, creando confusione nello spettatore e, quindi, anche un po’ di insofferenza nei confronti soprattutto degli episodi centrali della serie. Ridondate e confuso, poco preciso, lasciando spesso e volentieri le cose al caso, alla libera interpretazione o facendo fin troppo affidamento su quel tacito patto tra cinema e spettatore di sospensione dell’incredulità.
Inoltre, come abbiamo accennato qualche paragrafo più su, il vero tallone d’Achille dal quale niente, nulla, non riusciamo proprio a liberarci noi italiani, sono i dialoghi. Ancora oggi, eccezion fatta per Skam Italia, noi italiani abbiamo dei seri, serissimi problemi quando si tratta di imboccare una battuta ad un adolescente. Perché? Mah.
Sulla recitazione poco da eccepire. Gli attori sono ancora molto giovani. Molti di loro hanno debuttato proprio grazie a Summertime e, quindi, hanno un percorso di crescita – reale – ancora molto grande davanti. C’è da dire che questo crescere assieme ai loro personaggi, trovare similitudini tra il carattere del proprio ruolo da interpretare e quello del proprio vissuto, sicuramente facilita le cose rendendole un filo più realistiche. Insomma, si è più incline a chiudere un occhio di fronte a frasi troppo enfatiche o teatrali.
Musica, la vera protagonista di questa serie
Nonostante quanto detto più, Summertime 2 non perde il suo smalto e tono più leggero, frizzante e spensierato tipico non solo del tipo di storia ma anche del periodo in cui viene ambientata.
Questo grazie ad uno degli elementi più forte e di spicco di questa serie TV che si era già contraddistinto nella prima stagione, ovvero la colonna sonora.
La colonna sonora in Summertime è tutto. È parte integrante della storia. Ogni canzone, tra passato e presente, racconta di generazioni, generazioni sul bagno asciuga, di un’Italia che cambia musicalmente parlando e nelle relazioni sociali, intime, nella crescita delle sue persone, dei suoi protagonisti.
Ogni traccia è studiata ad hoc su personaggi e situazioni, soprattutto racconta una parte di loro, dei loro sentimenti e del loro mood. Ancora una volta è l’elemento più convincente di questo prodotto originale Netflix Italia, ed è sicuramente l’elemento più studiato e che funge da perfetta colonna sonora non solo per la serie in sé, ma anche per l’estate in generale, al di là poi se si è grandi appassionati del genere o meno, considerando che comunque diverse sono le correnti musicali toccate, soprattutto in questa seconda stagione.
Si conferma dunque l’originale stile musicale di Summertime, che mescola indimenticabili successi come “Il cielo in una stanza”, “Amore disperato” e “Il cielo è sempre più blu”, con alcuni tra i più amati artisti del panorama musicale italiano contemporaneo come Coma_Cose, Franco126, Carl Brave, Margherita Vicario, Gio Evan, Frah Quintale, Fulminacci, Psicologi ft Madame, Svegliaginevra, Venerus e molti altri.
Oltre ai brani originali composti dall’attrice e cantautrice Thony, interprete del ruolo di Isabella (la mamma di Summer e Blue) e di musicista.
Nella prima stagione, infatti, la musica è stata curata dal cantautore Giorgio Poi assieme a pezzi e artisti della scena indie italiana. Quest’anno continua sulla stessa scia, inserendo però un pizzico di internazionalità di più.
Concludendo questa recensione di Summertime 2 possiamo come dire che la serie TV di passi avanti ne ha fatti tanti, confermandosi comunque un prodotto simpatico e brillante, adatto ad una fascia d’età più giovane ma che sa trovare il suo pubblico anche in uno spettatore più adulto e maturo. Al tempo stesso questa “crescita” vista dal lato produttivo, avremmo preferito trovarla anche per quanto riguarda davvero la struttura della storia, personaggi e dialoghi.
Non demordiamo per la terza stagione!
Summertime 2 vi aspetta su Netflix dal 3 Giugno
Summertime 2 conferma la leggerezza e brillantezza della prima stagione, questa volta con una storia più matura ed uno sforzo produttivo decisamente più interessante non solo rispetto alla prima stagione ma anche rispetto a molte altre colleghe italiane. La musica continua ad essere il punto focale e nevralgico della serie. Nonostante questo la sceneggiatura appare ancora un po' troppo superficiale e confusionaria, così come i dialoghi sempre fin troppo artificiosi e poco credibili.
- La colonna sonora si conferma essere ancora una volta il punto di forza di questa serie TV
- Sforzo produttivo ancora più grande che da un senso di internazionalità in più alla serie, a partire proprio dalla regia
- Personaggi e attori crescono di pari passo, questo da un senso di maturità e realismo maggiore alla serie
- Mantiene il suo senso leggero e spensierato
- Sceneggiatura ancora troppo superficiale, facilona e con inevitabili cliché
- Dialoghi, dialoghi, dialoghi, questi sconosciuti
- Spesso il racconto si fa confusionario, appesantendo soprattutto gli episodi centrali