Il 2021, tra le tante cose, è già diventato l’anno del trionfo per Dogecoin, una criptovaluta nata assolutamente per scherzo e che in meno di due mesi è aumentata di valore di oltre il 1.800%.

Il nome non c’entra nulla con la Serenissima Repubblica, è un omaggio a quello che probabilmente è uno dei meme più resilienti della storia della web culture. Storpiatura di dog, cane, il doge è uno Shiba dall’espressione vagamente esterrefatta, spesso accompagnata da un dialogo interiore rigorosamente in Comic Sans.

Wow. Very Doggo.

Per la cronaca il cane che ha dato il volto al meme esiste veramente: si chiama Kabosu e ha una storia affascinante. È uno dei pochi, se non l’unico, sopravvissuto ad una cucciolata di Shiba nata in cattività, all’interno di uno di quegli allevamenti senza scrupoli che gli americani chiamano ‘Puppy Factory‘, fabbrica di cuccioli.

Nel 2008 è stato adottato da un maestro d’asilo giapponese, Atsuko Sato, che lo ha salvato da morte certa. È solo nel 2010 che Sato decide di condividere con il web alcuni scatti del suo cane e, proprio una di queste foto, cattura l’attenzione di internet creando il meme che conosciamo tutti. Le ultime notizie su Kabosu risalgono ad un anno fa, il cane è diventato vecchiotto, ma sembra che stia ancora bene (Wow. Much relieve)

 

 

Proprio come lo Shiba originale, anche il meme negli anni ha dato prova di essere relativamente immortale, specie per i tempi frenetici della web culture. A differenza di moltissimi meme nati nella wave del 2008-2012, il Doge sembra non avere una data di scadenza e va benissimo così.

Il meme ha acquisito la sua massima popolarità a cavallo tra il 2012 e il 2013, proprio quando iniziava – con una certa timidezza – a nascere la mania per i Bitcoin a livello mondiale. Il 2013 è l’anno in cui i bitcoin hanno superato per la prima volta l’importante traguardo dei 1.000$ e della criptovaluta inizia a parlarsene anche fuori dalle sette dai gruppi di amanti dell’anarco-capitalismo della tecnologia. Torniamo allora al nostro meme-coin.

 

Dogecoin, the next big thing

A differenza di molte altre criptovalute, il Dogecoin non nasce per rivoluzionare l’economia o per offrire chissà quale fumoso applicativo tech mai visto prima. Non è nemmeno uno schema piramidale pensato per permettere a chi lo ha creato di scappare con il malloppo. Insomma, non ha niente in comune con la maggior parte delle criptovalute, alt-coin o shit-coin nate all’ombra del Bitcoin.

 

 

La valuta nasce per idea e iniziativa di due ingegneri che, prima di lavorare assieme, non si erano mai conosciuti. Nel 2013 Jackson Palmer lavorava per Adobe e aveva iniziato a seguire con attenzione il mondo delle crypto. «Investite nei Dogecoin, sono abbastanza sicuro che sarà la next big thing», aveva twittato in un momento di noia.

All’epoca non esisteva nulla del genere, aveva semplicemente unito due delle cose più popolari sul web in quel momento. Per qualche motivo, il tweet ottiene un’enorme seguito e molte persone incoraggiano Palmer a creare veramente la valuta. Poco dopo nasce Dogecoin.com e il sito nel suo primo mese ottiene 1 milione di visitatori.

 

 

Nel frattempo, Billy Markus, un ingegnere di IBM, si era incaponito con l’idea di creare una criptovaluta semplice da usare e in grado di affascinare una demografica più ampia di quella degli impallinati di tech. Markus aveva già tentato di crearne una senza grossi risultati.

Appena scoperta l’esistenza del sito Dogecoin.com, Markus ha un’illuminazione: «ho pensato che fosse molto divertente, poi ho realizzato che avrei dovuto creare quella valuta a tutti i costi». Così Markus decide di contattare Palmer e, ancora prima di ricevere una risposta, si mette a smanettare sul codice opensource di Litecoin.

I due iniziano quindi a lavorare assieme e ne nasce una valuta che risponde al duplice scopo di divertire chiunque finisca per imbattercisi e avvicinare i neofiti al mondo delle criptovalute. Il mining di Dogecoin non richiede grossa potenza, un blocco viene risolto in appena un minuto.

L’idea spopola immediatamente su Reddit, dove la criptovaluta inizia ad essere usata abitualmente come forma di ‘mancia’ per i redditor più attivi e originali.

Dalla community di appassionati riunitasi attorno al Dogecoin nascono, poi, una serie di iniziative una più corsara e folle dell’altra, come una campagna di crowdfunding per mandare il team di un Paese caraibico (la Giamaica) nelle competizioni di bob alle olimpiadi invernali di Soči. Per la cronaca, raccolsero più di 180mila dollari.

 

Dogecoin to the Moon

Dal 2013 sono passati più di sette anni, eppure i Dogecoin non sono mai stati così popolari. La valuta è finita nel mirino dei ragazzi di r/WallStreetBets nell’ennesimo tentativo di far schizzare la sua quotazione.

Negli anni diverse campagne virali hanno cercato di promuover l’acquisto del Dogecoin per portarlo alla parità con il dollaro. Tra il 2019 e il 2020 ci avevano provato gli utenti di TikTok. L’idea di base è che ogni utente avrebbe dovuto acquistare 25$ in Dogecoin. All’epoca valeva molto meno di 0,01$.

 

 

r/WSB ci ha messo un po’ d’ingegno in più, beneficiando – peraltro – di una congiunzione astrale particolarmente favorevole. Una congiunzione astrale dominata dalla costellazione di Elon Musk. Il CEO di Tesla in queste settimane ha ripetutamente twittato meme sui Dogecoin e, forse anche per questo, il valore della criptovaluta è schizzato al massimo di 0,08$. Da inizio dell’anno, la valuta è cresciuta del 1.800%. Mentre scriviamo questo articolo, un Dogecoin vale 0.068$ e sembra che si stia lentamente correggendo verso valori più bassi.

 

 

Acquistare i dogecoin è relativamente semplice, ormai si trovano facilmente nella maggior parte degli exchange più sicuri e popolari, come Binance e CoinDesk.

Probabilmente – come spesso succede – chi è entrato quando la valuta veniva meno di un centesimo ha fatto dei bei guadagni mentre chi entra adesso rischia di scottarsi. Posto che non è nostro compito dare consigli di natura finanziaria e che siete liberi di usare i vostri soldi come preferite, sui Dogecoin va fatta un’importante premessa. I bitcoin vengono considerati da una nicchia di analisti alla stregua dell’oro. Questo perché la criptovaluta è caratterizzata dall’elemento della scarsità e ciclicamente il numero di bitcoin che vengono emessi attraverso il mining viene ridotto avvicinandosi – molto lentamente – a zero. Secondo le stime, nel 2140 verrà estratto l’ultimo Bitcoin e a quel punto non esisteranno che 21 milioni di Bitcoin in circolazione. Nonostante questa informazione, investire nei Bitcoin è comunque considerata una scommessa molto rischiosa.

La blockchain dei Dogecoin non funziona in questo modo. Non esiste un numero massimo di unità che verranno immesse sul mercato, né tantomeno le operazioni di mining diventeranno più difficili e onerose nel tempo. Lo ricordate? Il Dogecoin nasce per semplificare il mondo delle criptovalute, dando ai neofiti gli strumenti per avvicinarsi ad altre valute più complesse.

Viene da sé che interpretare i Dogecoin come una scommessa a lungo termine – il cosiddetto HODL, usando il gergo degli appassionati – è probabilmente una pessima idea. Di Dogecoin ne esitono già più di 125 miliardi e ne verranno creati molti altri in futuro.

I Dogecoin sono nati per scherzo per prendersi gioco delle criptovalute, ma il fato ama l’ironia.

L’esito più ironico? I Dogecoin finiranno per essere la valuta più usata sulla Terra in futuro

aveva detto Elon Musk durante una chiacchierata su Clubhouse. Nel frattempo, l’imprenditore ha deciso di comprare una cospicua somma di Dogecoin per suo figlio di appena 9 mesi.

Forse noi non siamo pronti a vivere in un mondo post-apocalittico dominato dai Dogecoin, ma X Æ A-XII non si farà trovare impreparato. Nel frattempo, gli stessi inventori della valuta ci invitano ad essere ragionevoli:

Fate attenzione alle ragioni che spingono qualcuno a suggerirvi di acquistare qualsiasi cosa. Nessuna di loro è nella posizione di darvi consigli finanziari.

Direi che è un consiglio molto saggio.

 

 

The Gateway è il magazine settimanale di Lega Nerd che vi parla del mondo della tecnologia e dell’innovazione.