Gli utenti di Parler hanno caricato sul social i video dell’assalto a Capitol Hill, degli hacker li hanno usati per identificarli.
Prima che Parler venisse definitivamente abbattuto da Amazon, alcuni hacker sono riusciti a entrare nel portale sfruttando un bug, quindi hanno scaricato tutto il materiale che sono riusciti a raggiungere.
Come spesso capita in quest’epoca digitale, i riottosi hanno infatti immortalato ogni attimo della loro “impresa” e hanno travasato il tutto sulla Rete, confidando nell’omertosa complicità degli admin.
In effetti, gli admin hanno saputo tenere la bocca chiusa, ma nessuno aveva tenuto conto che potessero esserci delle “talpe”. Centinaia di video, migliaia di foto, metadati e geolocalizzazioni sono finiti nelle mani degli infiltrati, i quali li hanno passati in un software open source per ricavarci un mosaico di volti.
Il risultato dell’operazione é stato quindi travasato su Faces of the Riot, un sito creato per l’occasione con l’intenzione di aiutare l’FBI a identificare coloro che erano al Campidoglio quel fatidico sei gennaio.
Ora come ora, l’archivio online non fa distinzione tra gli utenti di Parler che hanno effettuato atti vandalici su Capitol Hill e i semplici spettatori che hanno manifestato pacificamente il loro dissenso, un dettaglio che lancia rende l’intera faccenda decisamente ambigua, ponendola in un’area grigia dell’etica digitale.
I creatori della web page hanno comprensibilmente deciso di rimanere anonimi, sia per paura di subire ripercussioni personali, sia perché sono ben consapevoli di aver effettuato una manovra che viola tutta una serie di leggi e di regolamenti.
Questa storia ci insegna comunque che é sicuramente meglio non lanciarsi in atti illegali. O, perlomeno, ci insegna a non filmarci mentre lo si fa, visto che le informazioni che finiscono sulla Rete sono destinate irrimediabilmente a fuggirci di mano.
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