Parler cerca di tornare online trascinando in tribunale Amazon, ma la giudice dice che la richiesta d’ingiunzione é priva di fondamento.

Fino a una decina di giorni fa, il social dell'”alt-right” statunitense era ospitato da Amazon Web Services (AWS), ma a seguito dei disordini che hanno colpito Capitol Hill, la Big Tech ha deciso di recidere il contratto, di fatto mandando offline il sito.

Da allora, Parler é riuscito a resuscitare grazie al sostegno di alcuni server russi, tuttavia si tratta di una soluzione temporanea e le sue funzionalità sono grandemente limitate.

Il CEO del portale, John Matze, ha ovviamente accusato la Silicon Valley di boicottaggio ed é ricorso pertanto a vie legali, ma lo ha fatto intavolando un attacco che si é dimostrato campato per aria.

La giudice Barbara Rothstein ha infatti sottolineato che Parler non sia stata in grado di portare nessuna prova che valorizzasse la denuncia di violazione dell’antitrust da parte di Amazon, men che meno é riuscita a dimostrare nei fatti che l’host abbia applicato attività di business scorrette.

Parler, i cui iscritti si sono più volte macchiati di incitazione all’odio e alla violenza, non é riuscito a intenerire la legislatrice neppure raccontando le insidie economiche che l’azienda dovrà presto fronteggiare.

Forzare [Amazon] a ospitare i contenuti violenti degli utenti di Parler interferirebbe con la capacità di AWS di prevenire che i suoi servizi siano adoperati per promuovere – e, come gli eventi del 6 gennaio 2021 hanno dimostrato, persino causare – violenza,

ha scritto la giudice Rothstein, tacitamente appoggiando la censura che l’azienda fondata da Jeff Bezos ha imposto al tanto discusso social network.

Recentemente, le scelte editoriali effettuate dalle varie Big Tech hanno spezzato l’opinione pubblica: da una parte c’é chi ha accolto la presa di posizione, dall’altra c’é chi lamenta che simili decisioni non possano spettare ad aziende private e che tocchi alla politica imporre degli adeguati binari guida.

Un simile risultato di tribunale fa inevitabilmente da ponte, seppur tardivamente, ai due punti di vista, offrendo un endorsement amministrativo a quella che fino a oggi era stata una decisione improvvisata quanto inattesa.