Parler, il social della destra americana sta per tornare online

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Parler tenta il colpo di mano. Nonostante Amazon Web Services abbia di fatto oscurato il sito revocandone l’hosting, ora il sito del social network amato dalla destra pro-Trump è nuovamente online.

Parler resiste al ban di AWS, Google e Apple. Il social preferito dalla destra americana sta per tornare online, grazie al servizio di hosting già usato dal famigerato social rivale Gab.

Parler era andato offline la scorsa settimana, quando Amazon Web Services aveva deciso di staccare la spina al social network, rescindendo i contratti di hosting. Dopo la sospensione a vita di Twitter, Facebook e YouTube ai danni di Donald Trump, Parler aveva visto un importante incremento al numero di download sui principali store.

In risposta, App Store e Play Store avevano deciso di escludere l’app usando come pretesto i disordini di Capitol Hill. E, effettivamente, un enorme furto dei dati degli utenti di Parler ha dimostrato che l’app è stata ampiamente utilizzata per coordinare i disordini che hanno interessato Washington D.C. lo scorso 6 gennaio.

Il CEO di Parler aveva dichiarato che la censura della Silicon Valley probabilmente avrebbe costretto la sua azienda alla bancarotta. A quanto pare, la condanna a morte è stata posticipata: il social è tornato online. Per il momento è possibile accedere esclusivamente alla versione browser di Parler. Non è chiaro se anche la versione mobile potrà tornare online, quantomeno nell’immediato.

Il social network non è ancora pienamente operativo. Per il momento visitando il sito è possibile accedere esclusivamente alla sua home page e ad un messaggio del CEO di Parler John Matze: «crediamo che la privacy e la libertà di parola siano fondamentali, soprattutto sui social», si legge. «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare uno spazio pubblico apartitico dove gli individui possano esercitare entrambi questi diritti liberamente».

Parler ora ha, nell’ordine, fatto causa ad AWS e stretto un nuovo contratto di hosting con Epik, azienda russa che, trai suoi clienti, ha già Gab (social di destra con un approccio al free speech ancora più oltranzista) e 8Chan.

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