L’UE discute nuove leggi sulla e-privacy e Facebook smette di conseguenza di controllare i messaggi di molestie ai bambini.
Le nuove direttive internettiane dell’Unione Europea sono ancora in fase di finalizzazione, ma l’azienda fondata da Mark Zuckerberg ha accusato le norme di essere in contrasto con il suo programma di protezione dell’infanzia, quindi si é mossa in anticipo e ha provveduto a renderlo inaccessibile ai Paesi Membri.
Agli occhi di molti, Facebook avrebbe consapevolmente “frainteso” le bozze di legge per attuare quella che sarebbe una vera e propria azione dimostrativa.
Continuiamo a essere preoccupati da parti dell’ePD (ePrivacy Directive) e dall’emendamento proposto. Abbiamo suggerito modifiche che ci permetterebbero di usare i metadata per mantenere al sicuro le persone pur preservando importanti protezioni alla privacy,
aveva detto un portavoce dell’azienda, poco prima di sottolineare come Facebook sia pronta in qualsiasi momento a riprendere la lotta contro le molestie ai bambini.
A distanza di settimane da questa presa di posizione, iniziano a emergere i primi nefasti risultati. Il Centro Nazionale Americano per i Bambini Smarriti e Sfruttati ha riportato infatti che gli adescamenti internettiani provenienti dai Paesi UE abbiano registrato numeri allarmanti.
Di tutto il materiale scabroso intercettato, il 46 per cento é stato trasmesso dalle Nazioni appartenente all’Unione Europea. Nel Regno Unito, non più membro UE, Facebook ha mantenuto attiva l’operazione di controllo, tamponandone non poco l’influenza statistica.
Considerando che Facebook sia ancora oggi l’unica Big Tech ad aver reagito in questa maniera all’ePD, voci da ogni dove si stanno alzando per chiedere coralmente che l’azienda esegua immediatamente un cambio di rotta.
Nel frattempo, la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europei si stanno confrontando sul come formalizzare le nuove leggi e già dalla prossima settimana potremmo essere in grado di avere un’idea più chiara di cosa queste norme comportino.
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