La recensione di Batman Dannato, la storia che racconta il dramma e l’incubo del Cavaliere Oscuro che stavolta potrebbe aver oltrepassato il confine, uccidendo Joker e condannandosi per sempre.
L’acquisizione della licenza master DC Comics da parte di Panini, ci sta permettendo di godere la ripubblicazione di alcuni titoli molto importanti usciti nel recente passato, permettendomi di pubblicare la recensione di Batman Dannato, prima mini serie del progetto Black Label, uscita originariamente tra il 2018 il 2019.
Si tratta di certo di un progetto importante, ambizioso per certi versi (arriveremo su questo punto più avanti), anche in virtù delle potenti firme coinvolte: Brian Azzarello e Lee Bermejo, l’eccellente coppia di artisti che nel 2008 aveva dato nuovi connotati al personaggio di Joker (rendendolo molto simile alla sua controparte cinematografica interpretata da Heath Ledger) e ha realizzato altri pregevoli progetti (Lex Luthor: Man Of Steel e Batman/Deathblow: After The Fire).
L’autore di 100 Bullets, per Batman Dannato, ha voluto spingersi molto in profondità nell’animo e nei ricordi del Cavaliere Oscuro e per far ciò ha deciso di coinvolgere alcuni dei personaggi più intriganti e misteriosi del lato oscuro di DC Comics, ovvero alcuni degli esponenti della dimensione magica (e della Justice League Dark) della casa di Burbank, a partire dal suo caro e adorato John Constantine.
La storia si apre con un Batman ferito molto gravemente, semi incosciente. I paramedici temono un trauma cranico e cercano di capire se e come togliere la maschera al Cavaliere Oscuro, impresa che si rivelerà impossibile. Batman reagirà all’ultimo, evadendo dall’ambulanza e cercando rifugio alla meno peggio, la situazione è critica.
Ma come ci è finito Batman in questa situazione? La voce narrante ci dirà solamente che tutto è iniziato con una caduta, letterale, da uno dei ponti di Gotham City, dalla quale è incredibilmente riuscito a salvarsi, ma evidentemente c’è qualcosa di più del significato letterale delle parole. Già perché la voce narrante è quella di John Constantine, mago, ladro, furfante, misterioso individuo estremamente pericoloso. E con lui di mezzo, di certo le cose non si faranno per nulla più chiare. Esattamente come gli incubi che sta avendo Bruce e che riguardano la sua infanzia e una inquietante presenza (familiare ai lettori DC Comics e anche a chi ha visto quello scempio di Suicide Squad di David Ayer)
Dopo aver tratto in salvo Batman, Constantine, gli darà una notizia assolutamente incredibile: Joker è morto.
Trovato affogato nello stesso fiume dal quale è riemerso il Cavaliere Oscuro.
Le coincidenze sono troppe e parrebbero suggerire che il responsabile sia proprio Batman. Ma com’è possibile che il Cavaliere Oscuro non ne abbia assolutamente ricordo? E cosa sono tutti questi incubi che affollano la mente di Bruce?
Batman Dannato, ovvero il viaggio del Crociato Incappucciato nell’inferno della sua stessa dannazione, consumato dal dubbio di aver oltrepassato quella famosa linea di confine che aveva giurato di rispettare, accompagnato da un Virgilio d’eccezione, il sinistro e sibillino John Constantine.
La risalita di Batman Dannato parte da Gotham e scava in profondità nei ricordi del giovane Bruce Wayne e di quella famiglia assassinata a Crime Alley che ha di fatto permesso al pipistrello di uscire allo scoperto. Forse Thomas e Martha Wayne non erano la coppia radiosa che abbiamo imparato a conoscere nelle tante interpretazioni di Batman. Forse l’oscurità era già presente nella vita di Bruce ben prima di indossare maschera e mantello.
Ma il viaggio di Batman non sarà solo onirico. Attraverserà la città di Gotham e andrà ad incrociare diversi personaggi della dimensione magica di DC Comics, il demone Etrigan, il fantasma Deadman (alias Boston Brand), la maga Zatanna, il custode del verde Swamp Thing, oltre alla figura misteriosa che non vi svelo per non rovinarvi la sorpresa. Finirà sui tetti del commissariato del G.C.P.D. cercherà con tutte le sue forze di venire a capo di una crisi che sembra essere al limite.
Perché ciò che emerge in maniera decisa dal racconto di Batman Dannato è l’umanità dell’individuo sotto alla maschera, la sua fragilità, impensabile sotto tutti gli strati (strappati) di kevlar.
Batman è un uomo superiore. Ma pur sempre un uomo.
Brian Azzarello, con Batman Dannato, vuole neanche troppo virtualmente collegarsi a The Killing Joke, di Alan Moore e Brian Bolland.
Come in una sorta di cantico dell’inferno di dantesca ispirazione, il Cavaliere Oscuro verrà punito, sommerso di domande, schernito ed in parte guidato dal suo compagno di viaggio John Constantine, fino a raggiungere una parvenza di verità che porta ad uno degli obiettivi più ambiziosi mai immaginati in un racconto di Batman.
Brian Azzarello, con Batman Dannato, vuole neanche troppo virtualmente collegarsi a The Killing Joke, di Alan Moore e Brian Bolland.
Vuole fornire una spiegazione, un’estensione di quel capolavoro del bardo di Narthampton e inoltre vuole espandere la scena finale del suo precedente lavoro con Bermejo:
Joker è davvero morto? È sopravvissuto? E cosa può essere Batman senza Joker e qualora valicasse la soglia?
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Azzarello si dimostra fin da subito ispirato e con una gestione dei tempi narrativi solida e interessante. Anche quando estrapola il testo dai tradizionali ballon e li sparge sul foglio tra le incredibili tavole di Bermejo.
Infierisce senza pietà sul corpo, la psiche e i ricordi di Batman e il Cavaliere Oscuro che ne emergerà alla fine sarà un personaggio per certi versi cambiato.
Infierisce senza pietà sul corpo, la psiche e i ricordi di Batman e il Cavaliere Oscuro che ne emergerà alla fine sarà un personaggio per certi versi cambiato.
Batman Dannato è in pratica il sequel di Joker (2008) e riesce a collegarsi anche in maniera piuttosto naturale a The Killing Joke, giocando sull’ambiguità “sogno o realtà”, anche se quest’ultimo obiettivo è davvero una scommessa fin troppo azzardata.
Mi spiego meglio: un conto è essere ispirati da The Killing Joke e omaggiarlo, un conto è prendersi la briga di voler espandere le sue tematiche, quasi a voler spiegare (semmai ce ne fosse bisogno) i punti di forza.
Per quanto concerne la componente artistica, ci troviamo di fronte ad una delle migliori prove di Lee Bermejo in carriera.
I suoi dipinti sono intensi, dettagliatissimi, ci restituiscono volti segnati dalle cicatrici delle tante battaglie e ritratti mai stati così affascinanti e oscuri.
Non sono un amante dei fumetti dal tratto iper realistico, ma Lee Bermejo in Batman Dannato si è superato, riuscendo a restituire un ritmo, uno storytelling e una dinamicità nelle tavole davvero eccezionali, cosa rarissima per un approccio come il suo.
Il design del costume di Batman ricorda da vicino quello di Batman Noel, come già accaduto in Joker e non si riesce a trovare un punto debole nemmeno a volerlo cercare col lanternino. I personaggi, le inquadrature, la città e le ambientazioni sono tutte di un livello incredibile. Un piacere per la vista un gioiello da guardare e riguardare fino a che non ci sanguinano gli occhi.
C’è anche un divertente fun fact legato a Batman Dannato.
Nella scena in cui Batman rientra nella Bat-Caverna, lo stesso si spoglia del costume, lasciando intravedere la silhouette del pene del Cavaliere Oscuro.
Com’era immaginabile la cosa è diventata virale in pochissimo e i vertici DC Comics (i bacchettoni ci sono un po’ dappertutto) decisero di censurare prima solo la versione digitale e poi di censurare anche le successive versioni cartacee (anche la versione Panini è censurata).
Perché? Perché il membro del Cavaliere Oscuro (rappresentato per ricordarci che sotto al costume c’è un uomo, in tutto e per tutto e per sottolineare l’umanità di Batman) dava adito a troppi “meme” e distraeva dalla narrazione. Se lo chiedete a me, tutte cazzate.
Batman Dannato è stato un ottimo inizio per il progetto Black Label, ma soprattutto un eccellente thriller horror, dai tratti esoterici e soprannaturali, scritto in maniera convincente, discretamente dialogato e illustrato in maniera semplicemente superba.
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Il collegamento con il suo predecessore Joker è perfetto (pur consentendo a Batman Dannato di essere fruito in piena autonomia), un pochino forse presuntuoso quello con The Killing Joke che è comunque omaggiato con rispetto.
L’edizione Panini risulta davvero di pregevole fattura, con un solido volume cartonato contenente variant cover, tavole in bianco e nero e pezzi di sceneggiatura e una bella sovracoperta in carta patinata semi trasparente che lascia intravedere la Gotham sottostante e la notevole illustrazione “maledetta” della cover. Il tutto ad un prezzo più che ragionevole per un’edizione di lusso.
Brian Azzarello e Lee Bermejo ci ricordano con intensità ancora una volta una domanda fondamentale:
Per quanto eccezionale Batman rimane comunque un uomo. Cosa accadrà il giorno in cui dovesse fallire, cadere e lasciarsi andare?
- I dipinti di Lee Bermejo sono superbi. Una delle sue migliori prove
- Si pone come seguito di Joker (2008) e fa un ottimo lavoro di introspezione sul Cavaliere Oscuro
- Cosa accadrebbe a Batman se arrivasse ad uccidere Joker? La risposta è in buona parte qui
- Ottimo ritmo per un thriller/horror efficace
- Ogni tanto le battute sono ridondanti e la lettura dei testi fuori dai ballon un po' difficoltosa, visti i dettagli delle tavole
- Voler espandere i concetti di The Killing Joke è forse un obiettivo un po' troppo presuntuoso