Quando le auto si guideranno da sole, e nasceranno i primi servizi di robotaxi, di chi saranno? Esisterà ancora l’auto di proprietà? Se lo era chiesto un interessante articolo del New York Times.

Per anni le case automobilistiche non hanno fatto mistero del fatto che il futuro non appartiene alle auto di proprietà. Un’idea che non persuade tutti gli automobilisti ma che ha in realtà radici ben profonde.

 

L’auto condivisa e modulare del futuro, secondo Mercedes-Benz

 

Con il progressivo arrivo delle automobili sempre più automatizzate, e con le prime flotte di robot-taxi, potrebbe arrivare quel funerale del mantra “a ciascuno la sua auto” preannunciato con così largo anticipo.

Elon Musk, Tesla e i robotaxi: 

Non fraintendeteci, sebbene l’innovazione arrivi con passo sempre più galoppante, e siamo sempre più abituati a dare per scontate ed integrare nelle nostre vite invenzioni che solamente fino a ieri mattina ci sembravano fantascienza, le auto completamente autonome non sono dietro all’angolo. Ci sono ancora molte sfide impegnative, e c’è chi ha già perso l’ottimismo: «Auto 100% autonome? Forse non arriveranno mai», aveva non a caso sentenziato Alex Hitzinger di Volkswagen.

Mentre proprio l’istrionico Elon Musk, solamente venerdì scorso, ha addirittura detto che Tesla avrebbe raggiunto “i fondamenti” della tecnologia per la guida autonoma di Livello 5 entro il 2020. Chissà.

 

 

Oggi le auto senza pilota sono già tra noi. I primi esemplari macinano chilometri su chilometri nelle autostrade della California e degli altri Stati —succede anche in Europa e perfino in Italia— che hanno dato il via libera alle sperimentazioni.

Interrogarsi, oggi, su quale sarà il futuro creato dalle auto senza pilota, dunque, non è poi così tanto un esercizio meramente retorico e fine a sé stesso.

Per qualcuno la condivisione dei mezzi automatizzati è non solo auspicabile, ma una priorità. Di questo avviso è Robin Chase, che ha co-fondato Zipcar. Secondo la Chase se le auto senza pilota manterranno l’attuale modello di proprietà, introdurranno problemi di traffico e inquinamento ancora più folli di quelli odierni, con grosse ricadute sul mondo del lavoro (milioni di autisti perderanno il posto) e sui ricavi che le città ottengono dai parcheggi e dalle multe («un enorme peccato», sostiene assolutamente nessuno).

Molte persone hanno iniziato a guardare alle auto in modo pragmatico. Per alcuni di noi sono ancora uno status symbol, per altri, soprattutto i millennial, sono solo un mezzo. Le persone non vogliono spendere tutti i loro soldi in auto

ha detto. Robin Chase guarda con speranza e interesse all’epoca delle auto in condivisione.

 

Le auto senza pilota testate da Waymo, spinoff di Google.

 

Oggi, scrive il NY Times, un’auto rimane parcheggiata per il 95% del tempo. L’idea che averle sempre in funzione, incaricate di servire clienti sempre diversi, permetterebbe di restituire alle persone molti spazi oggi occupati dai mezzi.

Anche sé a noi viene spontaneo pensare che la cosa non sia poi così semplice. Del resto i lavoratori si muovono in orari simili, e un impiegato non userà comunque i mezzi —condivisi o meno— quando è seduto davanti alla scrivania. Se tutti si spostano alla stessa identica ora, dall’esigenza di un mezzo di proprietà, o quantomeno individuale, non si scappa.

E infatti Susan Shaheen, che proprio di queste cose insegna alla Berkley, sempre al NY Times si è detta ottimista, ma ha anche avvertito che è presto per raggiungere conclusioni affrettate, e che sarà fondamentale approfondire la questione con maggiori ricerche sul possibile impatto che le auto autonome avranno sulle persone.