La startup Nuro è costretta a dotare i suoi veicoli a guida autonoma di specchietti retrovisori e parabrezza. Peccato che non servano assolutamente a nulla.

Ok, ma quindi quando avremo finalmente delle auto a guida autonoma? Negli anni sono state fissate molte “deadline”, in larga parte disattese. Dopo un primo periodo di ottimismo le case automobilistiche stanno iniziando a far pace con l’idea che ci vorrà ancora un bel po’ di tempo, e non manca nemmeno un certo scetticismo sulla fattibilità di un’auto a guida autonoma Level 5 — quella che non richiede mai l’intervento dell’uomo in nessuna circostanza.

Siamo a livello ‘andare su Marte’. Forse non succederà mai.

aveva detto Alex Hitzinger, dirigente  di VW Autonomy, al magazine WardsAuto.

Un obiettivo più realistico, almeno nel medio periodo, diventa quindi la guida autonoma di Livello 4. Ma quando arriva?

 

 

Elon Musk, parlando del servizio di robotaxi di Tesla, aveva spiegato che la sua azienda è molto vicina alla tecnologia necessaria per far funzionare in autonomia ma che non significa nulla, perché poi la palla deve passare al legislatore.

Ora i codici della strada sono tutto fuorché adeguati a permettere la coesistenza da auto-robot e veicoli tradizionali su strada. Ovviamente ha assolutamente senso fare le cose con la massima calma, ma non si può nemmeno notare il paradosso che si ottiene quando si cala un veicolo a guida autonoma in un contesto normativo che, molto semplicemente, non contempla la possibilità che un veicolo possa essere guidato da un software.

In California succede ad esempio che l’azienda Nuro abbia dovuto dotare i suoi veicoli —dei cassonotti progettati per consegnare cibo e pacchi— di specchietti retrovisori. Ma i robot della Nuro non sono guidati da persone fisiche: non c’è nemmeno un abitacolo, il veicolo potrebbe ospitare a malapena un nano. Quindi a che servono?

Usano sensori e telecamere per interpretare lo spazio circostante, cosa se ne fa un software degli specchietti? Al legislatore californiano poco importa, perché senza quei due pezzi di vetro i robot della Nuro non possono circolare su strada.

Non è nemmeno la prima volta che la Nuro si è dovuta scontrare con i capricci del legislatore: ha perfino dovuto dotare i suoi primi prototipi di un parabrezza. Il legislatore dell’Arizona obbliga i veicoli ad averne uno per… beh, proteggere i passeggeri. Passeggeri che sul piccolo R1 della Nuro non ci sono.

Qua il paradosso è ancora più grave: in caso di collisione con un pedone il parabrezza rigido crea ovviamente un impatto più severo.