Noah Baumbach torna a collaborare con Netflix questa volta passando dal Festival di Cannes al Festival di Venezia. I legami famigliari restano al centro del racconto, ma Marriage Story è più un film basato su quanto faccia male l’amore e quanto, a volte, una separazione possa essere anche peggio.
Nella seconda giornata della 76esima Mostra del Cinema di Venezia arriva il primo vero colpo di fulmine. Si tratta di Marriage Story, il nuovissimo film di Noah Baumbach che, dopo The Meyerowitz Stories, torna a collaborare nuovamente con Netflix.
Marriage Story è un piccolo, intimo e al tempo stesso feroce viaggio all’interno di una coppia sposata che ha “deciso” di separarsi.
In realtà, con l’andare avanti del film capiamo che quello di Baumbach è un vero e proprio trattato sull’imprevedibilità dell’amore, delle sue sfumature più dolorose e di quanto, a volte, le separazioni siano molto più difficili e dolorose del previsto.
Rispetto a quanto si potrebbe pensare, Marriage Story è una storia di rottura, ma non su una storia d’amore finita; anzi, il racconto di Baumbach insiste sulla difficoltà di una separazione, sul non riuscire ad accettare questa fine, ma al tempo stesso sentirne la necessità.
Potremmo quasi definirlo le mille sfumature dell’amore, da quello più dolce e puro a quello più fragile e doloroso. Un sentimento ormai maturato nell’animo dei due protagonisti che sembrano essere arrivati ormai ad un punto di non ritorno. Eppure, in questo percorso che li troverà di fronte a mille imprevisti, scelte complesse, due città totalmente opposte come New York e Los Angeles, nonché le meccaniche fredde e prive d’empatia delle pratiche per il divorzio, Charlie e Nicole si renderanno conto di non aver avuto forse abbastanza coraggio di parlare, confrontarsi, ritrovarsi e non perdersi.
Marriage Story riflette su quanto, a volte, bisogna quasi aspettare che qualcosa si rompa prima di comprenderla per davvero. In questo caso, come abbiamo già detto, è proprio attraverso un divorzio che il regista racconta la storia di un matrimonio, di un amore, sfruttando a proprio vantaggio la natura “divisoria” del sistema giuridico che governa i matrimoni. Dividere una famiglia, le persone, il tempo.
In Marriage Story, però, Baumbach esalta ciò che rimane ancora legato proprio durante il divorzio… il matrimonio.
Nella separazione volevo trovare la storia d’amore.
Racconto il regista durate un incontro con la stampa proprio qui al Festival del Cinema di Venezia.
Il matrimonio, naturalmente, continua durante il divorzio, si continua ad essere sposati durante tutto il processo. Se poi c’è di mezzo un figlio, in un certo senso il matrimonio prosegue anche dopo il divorzio stesso.
Come protagonisti troviamo Adam Driver e Scarlett Johansson nei panni di Charlie e Nicole, uno più incredibile dell’altra.
Due performance in pieno stato di grazia dove, entrambi, sorprendono lo spettatore con alcuni dei monologhi più belli del cinema, oltre ad un’incredibile sequenza madre dove, portati allo sfinimento da loro stessi, dal sistema e dal trovarsi faccia a faccia con la parola “divorzio”, hanno una feroce ed intensa sfuriata che porterà entrambi a mettersi del tutto a nudo.
Tanto Driver quanto la Johansson permettono allo spettatore di scavare all’interno dei loro personaggi, di perdersi nelle loro fragilità, difetti e feroci bisogni. Una sottospecie di terapia di colpa che riesce a coinvolgere con una dolcezza tenera, intima e molto emotiva.
Accanto a loro anche una fenomenale Laura Dern nei panni di Nora, un’avvocatessa apparentemente senza scrupoli che con un bellissimo monologo al centro del film, conquista una pioggia di applausi a scena aperta.
La particolarità del suo personaggio è che dall’inizio alla fine rimane in una sorta di equilibrio ambiguo, dove non si ha davvero mai chiaro quali siano le sue reali intenzioni.
Abile stratega o solo “genuinamente” sincera? Forse non lo sapremo mai, eppure ciò che dobbiamo sapere è che questo personaggio convince sul grande schermo in tutto e per tutto, forse regalandoci una delle migliori interpretazioni dell’attrice.
In quello che sembra essere una sorta di Kramer contro Kramer – pellicola del 1979 di Robert Benton con Meryl Streep e Dustin Hoffman – Marriage Story ci porta all’interno delle dinamiche di coppia, di una coppia che come tante ha deciso di separarsi, riscoprendo in questo modo cosa li aveva portati originariamente ad innamorarsi l’uno dell’altra.
Usando l’escamotage della chiusura a cerchio, Noah Baumbach lascia lo spettatore con il fiato sospeso, gli occhi lucidi e il groppo alla gola, conquistandosi al solo secondo giorno l’intero favore della critica al Lido.
Marriage Story sarà disponibile su Netflix dal 6 Dicembre.