Durante l’E3 2019 abbiamo potuto partecipare a un incontro a porte chiuse e provare una demo di Final Fantasy VII Remake.

Uno dei protagonisti indiscussi di questo E3 2019 è stato senz’altro Final Fantasy VII Remake, titolo attesissimo dai fan – trattandosi della riproposizione in salsa più moderna di uno dei capitoli maggiormente amati della serie di jrpg targata Square Enix. Dopo un corposo trailer mostrato al pubblico durante la conferenza losangelina della società, lo abbiamo provato a porte chiuse in una demo di 15 minuti sullo showfloor, breve ma intensa.

Senza imbellettare particolarmente le cose, la demo ci ha lanciati in un area chiusa, nei dintorni del reattore Mako – riprodotta con estrema cura per non tradire le atmosfere del titolo originale del 1997 – nei panni di Cloud Strife, accompagnato da Barret. Abbiamo preso subito dimestichezza con i comandi di movimento e interagito con qualche cassa sparsa qua e là nei corridoi che, dopo un paio di scontri, ci avrebbero portato al cuore della demo: una mini boss fight in cui sperimentare con mano il nuovo combat system.

 

 

Combat system che restava l’incognita più grande da scogliere su un titolo tanto legato al sistema tradizionale che però si affaccia su un panorama di jrpg che ha totalmente mutato il proprio paradigma virando sull’action. L’annosa questione che ha visto come banco di prova la trilogia di Final Fantasy XIII si è realizzata in un esempio piuttosto ben riuscito con Final Fantasy XV, ereditando in un certo senso lo stile dei Kingdom Hearts.

Qui abbiamo la possibilità di colpire ripetutamente l’avversario con attacchi base e di parare le sue offensive con la pressione di due diversi tasti. Man mano che si infliggono e subiscono colpi, si velocizza la ricarica della barra dell’ATB che ci permette di eseguire tutte le altre azioni, dagli attacchi speciali all’uso delle magie o degli oggetti.

 

 

Ogni volta che accediamo al menù (anche quando la barra ATB non è carica, e le funzioni sono dunque inibite) possiamo fermare l’azione e ruotare la visuale per avere un quadro della situazione più preciso. Questo, unito alla possibilità di passare in qualsiasi momento da un personaggio del party all’altro, fornisce una notevole componente strategica al combat system di Final Fantasy VII, che non vediamo l’ora di poter approfondire in futuro.

Il lavoro del team di sviluppo comunque pare si sia concentrato nel rendere varia e stratificata anche la fase d’azione, inserendo due meccaniche molto interessanti: ogni membro de party ha un proprio attacco distintivo che andrà ricaricato dopo l’uso, e si può anche stordire i nemici concatenando colpi che riempiono un apposito indicatore, una volta stordito il bersaglio lo si potrà attaccare in modo più facile e brutale.

 

 

Purtroppo non possiamo spingerci oltre nell’analisi della demo giocata qui all’E3 2019 proprio per via della sua brevità. Da quel che abbiamo visto però, sebbene ci sarà da rifinire parecchio la veste grafica prima dell’uscita su PlayStation 4 il 3 marzo 2020, la versione remake dell’immenso Final Fantasy VII è proprio bella da vedere e giocare.

Non è stato ancora precisata neanche quale sarà la strategia di rilascio degli episodi – né quanti saranno – che comporranno il racconto completo. Mi viene da dire però che la dicitura di “episodi”, troppo legata nei videogiochi al modello Telltale ecc., non sia la più corretta in questo caso. È più verosimile che il gioco venga suddiviso in diversi capitoli autoconclusivi che fanno però capo a un arco narrativo più ampio, un po’ come hanno fatto per il già citato tredicesimo capitolo della serie.

Sappiamo per certo che il primo capitolo sarà del tutto incentrato su Midgar, il che fa ben sperare per una scrittura di qualità che vada ad ampliare in modo sensato la storia originale.

 

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