Esce questo 25 Ottobre l’atteso Thor: Ragnarok, terza pellicola della saga del Dio del Tuono, nonché diciassettesima pellicola del Marvel Cinematic Universe. Diretto da Taika Waititi, dai colori acidi e musica anni ottanta, Thor: Ragnarok si mostra in una veste del tutto inaspettata.
Thor: Ragnarok è il terzo capitolo della saga di Thor, che vede una nuova luce con il regista Taika Waititi – sceneggiatore del lungometraggio d’animazione Disney Oceania – il quale abbandona del tutto i toni molto più dark di Alan Taylor in Thor: The Dark World e quelli meno definiti della primissima pellicola dedicata al Dio del Tuono diretta da Kenneth Branagh.
Questa volta il biondone nordico di casa Marvel, interpretato da Chris Hemsworth, deve combattere con una minaccia ben più grande del previsto. Ma il “viaggio” non sarà semplice e diversi saranno gli ostacoli che si metteranno sulla strada di Thor, prima di raggiungere il suo obiettivo.
Infatti se da un lato c’è il dover scongiurare la minaccia del Ragnarok, profezia che vede la completa distruzione Asgard, dall’altra parte c’è il ritorno di Hela (Cate Blanchett), Dea della Morte e creatura che anela al trono, che spedisce sia Thor che Loki (Tom Hiddlestone) in un pianeta disperso nell’universo, dove a dominare sono i colori fluo, lotte tra gladiatori spaziali e uno strano Gran Maestro (Jeff Goldblum).
Ed è proprio su Sakaar che Thor ritroverà un “vecchio collega di lavoro”, oltre a Valchiria (Tessa Thompson), un’asgardiana, appartenente al divino ordine delle valchirie, fuggita da Asgard molti anni prima.
Ma come si può arrestare la funesta forza di Hela? E come impedire che il Ragnarok distrugga per sempre Asgard?
Thor: Ragnarok vorrebbe essere, se faccio solo un piccolo riferimento all’omonimo fumetto, la parte più drammatica dell’universo dedicato a Thor, che si ritrova letteralmente impossibilitato, fragile e inerme nei confronti di un processo di distruzione inarrestabile, sentendosi artefice e complice. Un mix di rancore e rimorso, rabbia e dolore, che dovrebbero portare l’Eroe Nordico verso una discesa e, subito dopo, ascesa.
Ovviamente da un film Marvel non potevamo certo aspettarci una pellicola con un risvolto a tal punto intimista e drammatico. Del resto i trailer parlavano chiaro, e la linea seguita sembrava proprio quella de I Guardiani della Galassia.
Fortunatamente questa minaccia non si è concretizzata e Thor: Ragnarok può vantarsi di vivere di luce propria e, soprattutto, essere il migliore – finalmente – della saga dedicata al figlio di Odino.
Finalmente vediamo un villain interessante e femminile prendere forma, con una magistrale e interessante Cate Blanchett (perfetta in ogni suo ruolo), ed un nuovo personaggio Marvel farsi strada nell’universo Cinematografico Marvel: la già citata Valchiria. Sebbene questo sia “costato” la scomparsa di ben due personaggi femminili, non del tutto giustificata.
Thor: Ragnarok sembra anche essere il primo film che prenda una precisa linea di mood, intrattenendo dall’inizio alla fine, senza optare per le vie di mezzo, ma caricando al 100% sul dinamismo tra i personaggi e i dialoghi.
Ma è tutto ora ciò che luccica? Ovviamente no! E questo è solo un lato della medaglia di Thor: Ragnarok. Dall’altra parte, infatti, la nuova pellicola del Marvel Cinematic Universe si mostra essere niente di più e niente di meno di una commedia. Commedia molto caricata, per non dire eccessiva e quasi “tamarra”, che a fine proiezione non può fare a meno di farti pensare: “Strano! Pensavo di essere andato a vedere un cinecomic e, invece, era un cinepanettone!”
Tralasciando lo scherzo – ma neanche troppo – dopo le diverse critiche ricevute nel corso degli ultimi cinecomic, in particolar modo per Captain America: Civil War, il novello di casa Marvel Taika Waititi decide di divertirsi e di divertirsi, confezionando un cinecomic atipico che strizza l’occhio alla commedia americana e al buddy movie.
Due ore di film composte per lo più – per non dire unicamente – da gag, battute, qui pro quo, situazioni paradossali, dove la storia vera e propria viene totalmente schiacciata. Ed è qui che casca l’idea di versare su un unico genere. Infatti, il problema non è certo far divertire troppo lo spettatore, il problema è non dare nulla allo spettatore.
Dopo quelle due ore, di Thor: Ragnarok non sarà rimasto più niente. E, ad eccezione della prima scena dopo i titoli di coda, la continutiy del film è del tutto inutile ai fini del futuro progetto dal Marvel Cinematic Universe. Una pellicola che non da e che non toglie. Dalla mera esistenza e funzione, se non quella di temporeggiare in attesa di vedere il “famigerato” Infinity War.
Un film di intrattenimento deve saper intrattenere come prima regola, ma deve anche sapere regalare emozioni, far appassionare alla storia e ai personaggi. Dopo aver riso, perfino a crepapelle, per più di un’ora, cosa precisamente mi è rimasto di quel film? E potrei anche accettarlo se la pellicola non fosse collegata ad un universo ben più vasto di film, ma non è questo il caso di Thor: Ragnarok.
La pellicola, inoltre, ha molti riferimenti, soprattutto contenuti nelle battute e in molte situazioni, appartenenti ai capitoli passati, come i precedenti Thor, le due pellicole sugli Avengers, Civil War e Doctor Strange; per questo motivo, se avete deciso di iniziare a documentarvi sul Marvel Cinematic Universe, non fatelo con Thor: Ragnarok.
I personaggi, tutti senza esclusione di colpi, sono eccessivamente caricati come i dialoghi e le battute. Delle vere macchiette di se stessi, a cominciare da Thor per poi proseguire con Loki, fino ad arrivare a un Hulk sempre più troglodita e che poco si sposa con il processo di unione definitivata tra Hulk e Banner.
Da un punto di vista più tecnico, la pellicola è scenicamente piacevole. Il dorato di Asgard ben si differenzia dal colore più acido e fumettoso della Sakaar del Gran Maestro, a differenze delle musiche che, invece, se ben si sposano con lo stile anni ’80 di Sakaar, sono del tutto fuori luogo su Asgard, lasciando morire gran parte dell’epicità.
Troppo tempo viene anche dedicato a Sakaar che, alla fine della giostra, occupa gran parte della pellicola, dando troppo poco spazio a quella che sarebbe dovuta essere la parte fondamentale del film: Ragnarok.
Le battaglie, invece, sono molto piacevoli, soprattutto quella che vede Thor contro Hulk. Non particolarmente studiate le coreografie – per lo più strutturate in CGI – ma abbastanza credibili e convincenti. Molto epica e coinvolgente anche la battaglia finale, ma fin troppo castrata dalle tempistiche.
Nel complesso Thor: Ragnarok è una pellicola piacevole ma fine a se stessa.
Un puro – ma anche mero – film di intrattenimento, che fa passare due ore in compagnia del divertimento allo spettatore, ma senza apportare nulla di nuovo e significativo al Marvel Cinematic Universe.
Una piazzola di sosta aspettando Infinity War, ma piuttosto misera e che svolge il suo lavoro a metà con una comicità eccessiva e che sovrasta l’intero racconto. Di questo capitolo ce ne saremo dimenticati pochi secondi dopo essere usciti dalla sala, ma a Taika Waititi dobbiamo riconoscere il merito di aver sollevato una saga partita male e continuata peggio, dandogli un degno “finale” (forse).
Thor: Ragnarok: commento dopo l'anteprima con Gabriella
Thor: Ragnarok: commento dopo l'anteprima con Gabriella!
Posted by Lega Nerd on Friday, October 20, 2017
Thor: Ragnarok sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 25 Ottobre.