Arriva oggi al cinema il nuovo film del regista svedese Tomas Alfredson, basato sull’omonimo bestseller dell’amato scrittore Jo Nesbø: L’uomo di neve. Thriller appartenente alla serie del detective Harry Hole, interpretato da Michael Fassbender. Il thriller è uno dei generi che meglio si presta all’adattamento cinematografico. Quali sono stati i thriller cinematografici indimenticabili tratti dai libri?
Lo svedese Tomas Alfredson, dopo il meraviglioso La Talpa, pellicola candidata a ben tre Premi Oscar nel 2012, torna dietro la macchina da presa questa volta in un thriller psicologico: The Snowman – L’uomo di Neve.
Il film è la trasposizione dell’omonimo romanzo dello scrittore, musicista e attore norvegese Jo Nesbø, famoso soprattutto per i suoi thriller ambientati nelle suggestive e misteriose terre nordiche. Sicuramente fiore all’occhiello della bibliografia dello scritto è la Serie di Harry Hole, detective protagonista di ben undici libri, l’ultimo uscito proprio quest’anno edito da Einaudi, Sete.
L’uomo di neve è il settimo libro della serie, successivo a La Ragazza senza Volto e precedente a Il Leopardo. Anche in questo caso, come già detto prima, vede protagonista il detective Harry Hole alle prese con un efferato serial killer.
Da molti anni ad Oslo, con la prima neve dell’anno, una donna con un figlio scompare. Fino a questo momento si era sempre scongiurata la serialità tra le varie scomparse, ma ormai è impossibile negarla. Hole – interpretato nel film da Michael Fassbender – viene incaricato di seguire le indagini per trovare, una volta per tutte, questo killer.
A rendere ancora più inquietante lo scenario è la presenza di pupazzi di neve vicino alle case dove sono state rapite le donne, ma ciò che insospettisce Hole è che la presenza dei pupazzi è ben più alta rispetto alle scomparse degli ultimi vent’anni. E se il misterioso “uomo di neve” operasse da molto, molto, più tempo di quanto la polizia di Oslo possa immaginare?
Paesaggi innevati e isolati. Macabri feticci. Corpi mutilati. Una posta in gioco altissima con un tempo molto limitato. I presupposti per un ottimo film ci sono tutti ma, ancora prima, ci sono i presupposti per un ottimo giallo con una futura vita all’interno di un film. Infatti, non pochi sono i thriller che presentano, in chiave differente, queste caratteristiche, riuscendo a rendere benissimo anche sullo schermo. A volte, raro ma non unico, succede che quel film possa, addirittura, superare il libro.
Non nascondiamolo, il giallo o il thriller sono tra i generi (più difficili) ma che appassionano di più, chiedendo allo spettatore di non essere un semplice elemento passivo, ma di partecipare al 100% alla messa in scena, quasi come se fosse l’aiutante del detective ( o protagonista) di turno chiamato a risolvere il caso.
Storie cruenti ma affascinanti. Alcune studiate nei minimi dettagli, altre con personaggi celebri che ormai sono rimaste nell’immaginario di tutti noi. Protagonisti, positivi e negativi, dalle incredibili personalità e psicologia, all’interno delle quali lo spettatore si perde, giocando tra supposizioni e aspettando, impaziente, il colpo di scena che gli farà dire (anche se non è vero):
Ah, lo sapevo che era lui!
Ma perché piace così tanto il thriller? In fondo, i thriller sono di quanto più simile ci sia alla realtà. Affondano le radici nella quotidianità, seminando il seme del dubbio. Portano il mostro, quello vero che non si nasconde sotto al letto ma che può semplicemente essere il vicino della porta accanto, nelle nostre case, e al tempo stesso lo de-umanizzano, cercando di demistificarlo.
C’è una doppia valenza da parte dei thriller: da un lato rendere lo spettatore parte attiva di una narrazione del reale, dall’altra suscitare quell’aspetto più sadico di ogni spettatore che, come un vouyer, osserva e partecipa a quelle immagini di morte che, se trasmesse su un telegiornale, farebbero tutt’altro effetto.
Come si diceva prima, non sono pochi quei film riusciti a rendere tutto ciò ancora più efficace in immagine: alcuni mettendosi alla pari del libro o restando, semplicemente un passo indietro, altri, invece, superando di gran lunga la loro origine.
Da Umberto Eco a Thomas Harris, passando per i Fratelli Coen e Clint Eastwood, senza dimenticare lo stesso Tomas Alfredson e il grande Stephen King. Ecco i 10 thriller indimenticabili tratti da un romanzo.
Delitto per Delitto (L’altro uomo)
Patricia Highsmith (1950) – Alfred Hitchcock (1951)
Non si può cominciare questa “classifica” senza citare il maestro del giallo e del thriller al cinema: Alfred Hitchock. Inizialmente chiamato L’altro uomo, il film di Hitchcock si basa sull’omonimo romanzo (in lingua originale Stranger on train) di Patricia Highsmith, celebre scrittrice di noir e thriller, nota soprattutto per aver scritto Il talento di Mr. Ripley (divenuto a sua volta un film).
All’epoca la Highsmith era giovane e inesperta, non a caso Stranger on train era proprio il suo primo libro. I grandi registi e gli studios, proprio per non mettere gli autori nelle condizioni di alzare a tal punto il prezzo dei diritti di un’opera da renderla inaccessibile, spesso stipulavano i contratti con intermediari sconosciuti. E così accade anche per Stanger on Train. Se in un primo momento alla giovane Highsmith le sembrò una fortuna che qualcuno fosse intenzionato ad opzionare per un film i diritti del suo primo libro, quando scoprì che era stato proprio Hitchcock e chiederle ciò, ne rimase profondamente offesa.
Il film, tra i più celebri di Hitchcock nonché tra i thriller meglio riusciti con all’interno sequenze (come quella dell’omicidio della donna) entrate nella storia, grazie al suo successo commerciale e alle innumerevoli lodi della critica, ebbe il merito di riportare il regista sulla cresta dell’onda, dopo un precedente arresto.
Oggi Delitto per Delitto è un vero e proprio must see, non solo per gli estimatori di Hitchcock o del genere, ma soprattutto per gli studiosi di cinema.
Truman Capote – A Sangue Freddo
Truman Capote (1966) – Bennett Miller (2005)
Parlando di grandi trasposizioni e grandi thriller non possiamo non fare riferimento al grande classico di Truman Capote del 1966, A Sangue Freddo, non solo il racconto di un terribile omicidio, ma una vera e propria analisi, sarcastica, del sogno americano vissuto nella provincia.
Un grande classico che, seppur non propriamente thriller, ha non pochi elementi appartenenti al genere. Una storia che ha trovato diverse interpretazioni su pellicola. Sicuramente quella più significativa resta la trasposizione di Bennett Miller del 2005, con protagonista Philip Seymour Hoffman nella parte dello stesso Capote.
La pellicola si aggiudicò diverse nomination e premi importanti, tra cui cinque nomination agli Oscar, di cui la vincita di una statuetta per lo stesso Hoffman, la prima dopo tre nomination.
Una storia intensa, violenta e profonda, dall’incredibile impatto scenico ed emotivo sul grande schermo, lasciando vivere allo spettatore la stessa esperienza di scoperta e ricerca compiuta da Capote in occasione della preparazione del romanzo. Uno di quei titoli nella libreria, e videoteca, di chiunque.
La Talpa
John le Carré (1974) – Tomas Alfredson (2011)
E parlando di Tomas Alfredson non possiamo non citare il film più riconosciuto di questo regista: La Talpa. Un thriller che strizza più l’occhio al giallo con una buona dose di spionaggio. Il film, infatti, è tratto dall’omonimo romanzo di John le Carré, tra i più famosi autori del genere. Le Carré, oltre ad essere stato lui stesso a sua volta un agente segreto del Secret Intelligence Service, è tra gli scrittori più trasposti al cinema.
Il film di Anderson ha fatto onore al suo autore, non solo classificandosi come tra i migliori film di genere, ma riuscendo a conquistare moltissime nomination, tra cui tre agli Oscar.
Anderson è riuscito a rendere ancora più affascinante e ricco di sfumature un soggetto già molto approfondito e intenso. Una pellicola complessa, ma capace di rapire lo spettatore e lasciarlo fino alla fine con il fiato sospeso. Inoltre, tra il grande cast presente nella pellicola c’è Gary Oldman, che grazie a questo film è riuscito a ottenere la sua prima candidatura agli Oscar.
The Shining
Stephen King (1977) – Stanley Kubrick (1980)
Ad oggi, considerando anche l’imminente uscita dell’IT di Andrès Muschietti, The Shining resta il miglior film tratto da un libro di Stephen King.
Tra i romanzi più suggestivi di Stephen King e che hanno permesso allo scrittore di proliferare, The Shining è un thriller/horror molto particolare che ha come protagonista un scrittore disoccupato che con la sua famiglia si chiude per i mesi più freddi e bui in un hotel, l’Overlook Hotel, accettando il posto di guardiano. Ma la permanenza i Jack Torrance e famiglia sarà molto più drammatica e terrificante del previsto.
Alla regia di questa piccola perla c’è il genio del cinema moderno americano Stanley Kubrick, con protagonista un incredibile (e davvero terrificante) Jack Nicholson.
C’è da precisare però una cosa: lo Shining di Kubrick, pur essendo una grandioso film tratto da un libro, non è esattamente fedele al libro. La grandezza del film è innegabile (è, infatti, considerato il miglior horror al mondo della storia del cinema, superato solo dall’Esorcista) ma, rispetto al romanzo, non poche sono le differenze a tal punto che, leggenda vuole, il giorno dopo l’uscita al cinema, lo stesso King chiamò Kubrick per lamentarsi del fatto che quel film non era il suo libro.
Certo, considerando che a King è piaciuta la trasposizione de La Torre Nera ma non Shining, due domande sul metro di paragone dello scrittore dovremmo farcele.
Se avete voglia di rivederlo (o vederlo) sul grande schermo, grazie a Nexo Digital dal 31 Ottobre al 2 Novembre, sarà possibile grazie a un super evento speciale in occasione dei 40 anni dall’uscita del romanzo.
Il nome della rosa
Umberto Eco (1980) – Jean-Jacques Annaud (1986)
Altro grande classico di un altro grande autore. Un giallo sui generis che nel 1980 ha lanciato la carriera narrativa dello stimato Umberto Eco, morto quasi due anni fa.
Il nome della rosa è un vero e proprio giallo storico dalle sfumature gotiche e che scivola in profondi pensieri filosofici, riportati sullo schermo. Ambientato nel 1372 nel Nord-Italia, è incentrato su una serie di terribili omicidi all’interno di un’abbazia benedettina. L’omonima pellicola, uscita solo sei anni dopo la pubblicazione del libro, è stata girata dal regista francese Jean-Jacques Annaud, arrivato al suo quarto film.
Il film ha vantato di un formidabile cast, tra cui spicca sovrano il nome di Sean Connery, seguito da un giovanissimo Christian Slater. La pellicola ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui sei David di Donatello, due BAFTA e un César. del professore alessandrino.
Il Silenzio degli Innocenti
Thomas Harris (1988) – Jonathan Demme (1991)
Chi non ha mai provato brivido e paura per il dottor Hannibal Lecter? Sicuramente una delle figure più controverse e affascinanti della letteratura thriller e del grande schermo, merito anche dell’incredibile interpretazione di Anthony Hopkins, saputa raccogliere magistralmente dal danese Mad Mikkelsen nella serie NBC, Hannibal.
Il Silenzio degli Innocenti è il terzo romanzo scritto da Thomas Harris, nonché secondo volume in cui prende forma il personaggio del dottor Lecter, uno stimato psichiatra con una passione troppo smodata per la carne… umana.
Nel 1991 Jonathan Demme ha saputo perfettamente trasportare dalla carta alla pellicola le caratteristiche, suggestioni e situazioni descritte da Harris, migliorandole addirittura e facendo di Hannibal Lecter un vero e proprio personaggio cult della cinematografia.
Il Silenzio degli Innocenti è un thriller psicologico sottile e viscerale in cui, come la stessa protagonista, siamo vittime stregate dal fascino del dottor Lecter, intrappolate in un bivio tra ragione e sentimento. Inoltre, nel film, emerge un altro meraviglioso personaggio che è quello del killer Buffalo Bill, tra i primi personaggi transgender a comparire sullo schermo.
American Psycho
Bret Easton Ellis (1991) – Mary Harron (2000)
Altro grande thriller/horror dei nostri tempi, sebbene mai completamente apprezzato dalla critica, è American Psycho. Un thriller violentissimo basato su un personaggio complesso e affascinante, interpretato da Christian Bale.
Bale riesce perfettamente a entrare in tutte le sottili ossessioni, la folle precisione di Patrick Bateman, un uomo maniaco dell’ordine, narcisista e con una terrificante rabbia repressa dentro di sé.
Una pellicola violenta e ben diretta, ma non tanto quanto la scrittura di Bret Easton Ellis, famoso per le sue storie eccessive e per il suo stile cruento. All’interno della pellicola molti degli episodi più macabri e feroci non vengono narrati o, semplicemente, resi molto più soft. Romanzo che negli anni novanta sconvolse profondamente gli Stati Uniti, portando Ellis a un enorme successo ma, al tempo stesso, criticandolo perché le sue maniacali descrizioni delle scellerate azioni del suo protagonista, vennero prese ad esempio dai lettori con già evidenti caratteristiche simili alla mente malata di Patrick Bateman.
Ellis stesso, nella psedo-biografia Lunarpark, confessa che negli anni di successo di American Psyco, tutte quelle critiche iniziarono a fargli credere di aver davvero incitato i lettori ad uccidere.
Punto di forza, invece, della pellicola di Mary Harron è sicuramente l’humor nero, quello usata all’interno delle più tragiche situazioni come metafora nei confronti della vita dell’americano medio. Critica nei confronti della perfezione, prestando particolare attenzione alla maschera indossata costantemente da Bateman all’interno della sua vita.
Fight Club
Chuck Palahniuk (1996) – David Fincher (1999)
Tra i thriller in cui c’è molta contaminazione di genere, ma che al tempo stesso sono diventati dei cult cinematografici (oltre che letterari) non può di certo mancare l’incredibile Fight Club di Chuck Palahniuk, trasposto nel 1999 da un giovane, ma già molto esperto, David Fincher.
Fincher è riuscito nella sua pellicola, grazie anche all’appoggio di due grandi interpreti come Edward Norton e Brad Pitt, a rispecchiare perfettamente l’essenza del racconto di Palahniuk conservando perfettamente il magnifico effetto sorpresa finale.
Inoltre, Fincher fece del tutto suo quel racconto, riuscendolo a mettere al servizio di quello che poi sarebbe diventato uno stile consolidato riassumibile in una stessa citazione del regista: nei miei film le parole mentono, sempre!
E Fight Club è un intero gioco di parole in cui, fino alla fine, non riusciamo neanche noi, come il protagonista, a scindere la realtà dalla finzione. Un gioco di personalità, di frustrazioni e di maschere. Un percorso negli inferi dell’animo umano, sopraffatto dalla sua parte peggiore, e costretto a combattere per non perire per la sua stessa mano.
Sebbene nel film le differenze con il libro non siano poche, Fight Club ad oggi è una delle migliori trasposizioni cinematografiche tratte da un romanzo. Il titolo sia su carta che su pellicola funziona benissimo, e a suo modo è diventato un vero cult su tutti e due i fronti.
Mystic River
Dennis Lehane (2001) – Clint Eastwood (2003)
Nel 2003 Clint Eastwood porta al cinema questo incredibile racconto violento ed emotivo. Una storia d’amicizia, di tradimenti, fantasmi del passato e paura. Un racconto logorante e che logora i suoi protagonisti, dall’inizio alla fine, incorniciato da un’apertura e chiusura da vero pugno nello stomaco.
Jimmy, Steve e Dave sono tre amici. Uniti fin da ragazzini e che si ritrovano, dopo anni di distanza da una terribile notte, a causa di una tragedia ancora più grande. Una fitta rete di sospetti che affonda le sue radici nella rabbia e giustizia privata.
Un film campione di incassi, considerando il budget non è eccelso, e che ha conquistato molti riconoscimenti, tra cui due Oscar per Sean Penn e Tim Robbins. Al caso si uniscono anche Kevin Bacon e Laurence Fishburne, oltre a una giovanissima Emmy Rossum.
La pellicola è tratta dal romanzo La morte non dimentica di Dennis Lehane, pubblicato solo due anni prima e, inizialmente, non particolarmente considerato. Il racconto di Lehane, invece, è un romanzo profondo, denso di sangue, amarezza, paura e infanzia rubata. Un racconto di formazione, di crescita e incapacità di affrontare i propri traumi, sviluppato all’interno della struttura di un thriller.
Un noir moderno dei nostri tempi, dove la sua forza risiede nei suoi bellissimi personaggi, caratterizzati e scritti con maestria che, a loro volta, fanno affiatamento su una trama quasi poetica. Un libro doloroso e avvincente al tempo stesso.
Non è un Paese per Vecchi
Cormac McCarthy (2005) – Ethan e Joel Coen (2007)
Thriller dalle sfumature western, Non è un Paese per Vecchi è tra le pellicole contemporanee più amate da critica e pubblico, nonché uno dei lavori maggiori per i Fratelli Coen, sia come sceneggiatura e impianto scenico che come cast.
La pellicola, presentata nel 2007 a Cannes in concorso, ha fatto una vera e propria razzia di premi, conquistando quattro Premi Oscar, tra cui miglior film, regia e sceneggiatura, due Golden Globe e tre Bafta. Un vero e proprio cavallo di razza, con quattro grandi interpreti: Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin e Woody Harrelson.
Alla base di questa celebre pellicola c’è, comunque, un grande libro. Il film, infatti, è tratto a sua volta dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa.