Incontro con Kevin Spacey, da mesi in Italia per le riprese di due film, Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott e il biopic di Netflix su Gore Vidal, attualmente nelle sale con Baby Driver – Il genio della fuga, ibrido tra rock opera e heist movie diretto da Edgar Wright.
Voce profonda, grande carisma, nessuna intenzione a rispondere seriamente a domande stupide e sorriso sempre pronto: Kevin Spacey, due volte premio Oscar, una, nel 1996, per il ruolo di Kaiser Soze in I soliti sospetti di Bryan Singer, e l’altra, nel 2000, per American Beauty di Sam Mendes, è da mesi in Italia per le riprese di All the Money in the World di Ridley Scott e per il biopic su Gore Vidal prodotto da Netflix (in cui è quasi irriconoscibile).
Ha trovato il tempo per incontrare la stampa, tra un ciak e l’altro, per parlare prevalentemente di Baby Driver – Il genio della fuga, nuova fatica di Edgar Wright, autore di culto della Trilogia del Cornetto, nelle sale italiane dal 7 settembre.
Da quattro anni ormai impegnato principalmente con la televisione grazie al ruolo di Frank Underwood in House of Cards, il mefistofelico Presidente degli Stati Uniti che lo ha reso un’icona pop, Spacey ha sentito recentemente l’esigenza di tornare al grande schermo:
C’è stato un tempo delle mia carriera in cui il cinema non mi soddisfaceva più, ora è diverso: voglio ricostruire la mia carriera cinematografica. Ho passato molto tempo a occuparmi di teatro a Londra e ora voglio riprovare con il grande schermo.
Se Martin Scorsese mi offrisse una parte non lo manderei a quel paese. Oggi voglio semplicemente essere una parte importante di una buona storia” ci ha detto a Roma.
In Baby Driver è Doc: genio del crimine
La prima delle numerose pellicole che segnano il ritorno in grade stile di Kevin Spacey è proprio Baby Driver, in cui interpreta Doc, diabolico genio del crimine che organizza colpi perfetti:
Adoro Wright: è brillante, divertente. Poi questa sarebbe stata una parte perfetta per Michael Caine: come avrei potuto dire di no? Ho letto la sceneggiatura ascoltando la colonna sonora: è stata una lettura sexy! Era come una danza”
ha detto scherzando, proseguendo:
Non giudico mai il personaggio: il mio compito è dare volto a una persona, non si può interpretare il bene o il male. Il pubblico ama i personaggi complessi, machiavellici, gli anti-eroi: è sempre stato così. In tv accade dai tempi di I Soprano.
Da attore a produttore
A chi gli chiede qual è la parte più difficile del suo lavoro il premio Oscar risponde schietto:
È stupido per un attore parlare di difficoltà riguardo a un ruolo: non è difficile, è fottutamente divertente! Andare sul set ogni giorno e fingere è divertimento puro, è un piacere, è una gioia.
Non solo ruoli davanti la macchina da presa però: da diversi anni Spacey è molto attivo anche come produttore:
In qualità di produttore il mio lavoro è mettere insieme le persone giuste: scegliere il giusto regista, gli sceneggiatori, gli interpreti… Sono un “facilitatore”. Mi piace vedere tutto prendere forma: l’ho fatto per tanti anni all’Old Vic e ora lo faccio per il cinema e la television.
Ecco perché non farà mai un film con Jim Carrey
Tra i numerosi aneddoti sulla sua carriera snocciolati durante l’incontro, Spacey ne ha rivelato uno che spiega perché non farà mai un film con Jim Carrey:
Anni fa al Festival di Berlino ho conosciuto un signore, era molto contento di vedermi, mi si è avvicinato e mi ha detto: “Io sono te!”. Sono rimasto perplesso, poi mi ha detto che era il mio doppiatore e che prestava la voce anche a De Niro e Sean Connery.
Gli ho quindi risposto: “Che succede allora se farò un film con questi due?”.
In Italia so che il mio doppiatore fa anche Jim Carrey: allora non farò mai un film con lui.