Helldivers 2: esportare la democrazia nello spazio non è mai stato così divertente

Helldivers 2

Nel 2015 uscì su console e PC un twinstick shooter con visuale dall’alto che è ricordato come un piccolo cult da una altrettanto piccola nicchia di affezionati giocatori: Helldiver. Ispirato a Starship Troopers, vedeva il giocatore calarsi nei panni di un soldato di fanteria spaziale alle prese con disperate missioni contro creature aliene su pianeti inospitali. Un titolo decisamente hardcore, tutt’ora recuperabile (spesso in grande sconto) e meritevole di essere recuperato se vi piace il genere. Passano quasi dieci anni ed ecco che Arrowhead Game Studios, col supporto dei PlayStation Studios, torna alla carica con il seguito ufficiale, Helldivers 2, che presenta un salto di qualità più o meno equiparabile a quanto avvenuto in Grand Theft Auto tra il secondo e il terzo capitolo, con un’espansione enorme del sistema di gioco e lo spostamento della visuale dall’isometrico alla terza persona.

Il tocco gentile di un pugno di ferro

Helldivers 2

Helldivers 2 è un titolo che ha sconvolto il genere di riferimento: ci si aspettava uno sparatutto godibile ma dall’impatto limitato, e invece è letteralmente esploso come una granata a frammentazione, in modo impossibile da tralasciare, per l’intero settore videoludico.

Non solo le vendite iniziali sono state consistenti, ma il gioco è cresciuto in pochi giorni, segnando un trend in crescita notevole e inusitato.

Solitamente il picco si presenta all’uscita e poi scema, creando una forbice tra gli early adopter e chi invece attende il primo calo di prezzo; in questo caso invece l’hype dei primi ha creato un passaparola che ha entusiasmato sempre più nuovi utenti, al punto da avere così tanti giocatori sui server da creare ingorghi a volte letteralmente impossibili da gestire e che hanno costretto gli sviluppatori a contingentare gli accessi. Cosa è successo e perché un TPS è diventato il fenomeno del momento, in una stagione oltretutto già ricca di titoli importanti e attesissimi, che non dovrebbero lasciar spazio a titoli “minori” come questo per imporsi sul grande pubblico? Scopriamolo assieme.

The Last Line of Offense

helldivers 2

Come dicevamo, l’influenza di Starship Troopers è palpabile, stemperata da un forte umorismo nero che mette alla berlina la classica propaganda militare statunitense e i suoi punti cardine. L’allegoria, nell’idea di esportare la Libertà e la Democrazia nello Spazio a suon di raffiche di mitra e lanciafiamme, è chiarissima, così come sono chiare le retoriche da dare in pasto alle reclute carne da cannone per farli sentire al contempo importanti e sacrificabili per un bene superiore; anche i temibili nemici che fronteggeremo sono, in fondo, solo una scusa per mettere le mani sulle risorse dei rispettivi pianeti. Insomma: i mostri saranno anche feroci ma ancor più feroce è la satira che permea tutto il gioco ogniqualvolta ci si ferma qualche istante a tirare il fiato ascoltando i discorsi dei superiori, le loro parole di incoraggiamento, i briefing.

L’ambientazione non fa sconti e i soldati muoiono come mosche con estrema verosimiglianza, ma è un macabro che riesce spesso a far scaturire la risata, nella sua esageratezza; Helldivers 2 riesce a non prendersi mai troppo sul serio, anzi, ed è un’ottima cosa.

Basilarmente si tratta di impersonare un soldato di fanteria da personalizzare sia nell’estetica che nella dotazione di armamentario e skill, creando build anche complesse, meglio ancora se ben incastrate con quelle del resto della propria squadra, se si gioca con un team di amici ricorrenti. Le missioni proposte sono abbastanza varie, anche se fondamentalmente si tratta di disinfestare aree, prendere roccaforti e il “solito” campionario tipico degli sparatutto. Interessante, tuttavia, il concept dei sotto obiettivi e del recupero opzionale di loot, che andrà a migliorare le proprie statistiche e i propri progressi, ma anche quelli dell’intero esercito, tramite macrodebriefing che svelano l’andamento generale della guerra contro le due fazioni nemiche: quella degli insettoidi e quella degli androidi, a cui si andranno probabilmente ad aggiungere altre amenità.

Combatti per la pace. Muori per la democrazia (controllata).

Sono presenti un discreto numero di armi (abbastanza per garantire varietà e ogni tipo possibile di approccio preferito alla battaglia, ma senza risultare dispersivi) ma altrettanto importanti sono i cosiddetti Stratagemmi, ovvero abilità speciali che permettono di richiedere l’intervento di rinforzi di ogni tipo, da bombardamenti a contraerea, dal fuoco di sbarramento a rifornimenti, tutti da utilizzare nel momento più opportuno (o più disperato) tramite l’utilizzo di comandi direzionali come se fossero “fatality” di Mortal Kombat nel bel mezzo dell’azione. Il loro utilizzo è sempre uno dei momenti topici e maggiormente esaltanti di ogni missione, nel bene e nel male.

Uno degli elementi più interessanti di Helldivers 2 è inoltre la presenza del cosiddetto “fuoco amico”, ovvero la possibilità che i compagni di squadra possano colpirsi a vicenda durante l’azione, chiaramente per sbaglio. Qualcosa di realistico, certo, ma spesso anche fonte di frustrazione in molti dei videogiochi del genere che lo presentano, e che di solito, difatti, permettono anche di disattivarlo. H2, invece, non vi permetterà di poterne fare a meno, perché è parte attiva dell’esperienza. Il gameplay si basa letteralmente anche su quello, perché nelle disperate condizioni della vostra fanteria spaziale c’è da considerare anche il dark humor generato da errori di valutazione o di destrezza che sono profondamente umani e che accentuano la sensazione di assurdità di una guerra simile, folle e malata, dove non solo si può venir trucidati da un insettoide alieno ma anche da un commilitone avventato.

Non esiste la sicurezza di portare a casa la pellaccia, per un Helldiver, e l’accortezza che i giocatori provano per i propri compagni dev’essere attiva e reciproca, unico baluardo di rassicurazione sul campo di battaglia. Se da un lato questo crea tensione e adrenalina – con i membri del proprio team che sono al contempo la propria rete di sicurezza e un ulteriore possibile pericolo – dall’altro può anche creare ilarità e dissacranti scene memorabili di morte improvvisa, con amici che si mandano simpaticamente a quel paese per via di una scelta d’azione tanto sbagliata quanto foriera di ilari conseguenze, in virtù del contesto così over the top in cui ci si muove (e si muore). Giocare senza fuoco amico, oggettivamente, renderebbe il gioco assai diverso.

Esistono tuttavia altri fattori che differenziano Helldivers 2 da tanti altri giochi simili. Cominciamo col dire che non esiste il PVP: è un PVE puro, dove non è possibile il confronto bellico contro altri giocatori ma solo “con”, nel senso cooperativo del termine. Fare squadra è importante, e naturalmente con un team affiatato vi divertirete di più. Stranamente, però, giocare con perfetti sconosciuti aggiunge, invece di togliere, all’esperienza, come potrebbe capitare altrove, dato che una volta in più sentirete il brivido dell’essere accompagnati da altri disgraziati soldati di ventura la cui prospettiva di morire (malissimo) ed essere rimpiazzati a nastro è concreta e probabile. Gli amici dovrete tenerveli cari, ma anche i conoscenti, a ben vedere!

E ad ogni modo, tenete in conto che giocare in gruppo non è mandatorio… ma indispensabile. Giocare le missioni successive alle prime da soli trancia l’esperienza di gioco, le sue migliori meccaniche e diventa presto frustrante, poiché davvero arduo: ha senso cercare di guidare un tandem da soli?

E ancora: sebbene il gioco abbia una ricca lore, la trama si dipana in maniera modulare e sull’ambientazione, più che procedere secondo binari narrativi effettivi come un Destiny (giusto per fare un esempio concreto). Anche questo potrebbe essere visto come un difetto, ma in questo caso, vista la natura dei nemici e dell’ambientazione, non è un problema dato che si gioca per il contesto, più che per il testo. Evita di ingabbiarsi e, al contempo, di poter gestire elasticamente tutti gli elementi narrativi.

Live service being good

Helldivers 2 parte da territori conosciuti per muoversi verso lande selvagge: un’esperienza di gioco relativamente classica che però sa di modernità, anzi di futuro. E un futuro tutt’altro che distopico, a differenza di quello in cui ci catapulta. Anzi, la formula di monetizzazione è fin troppo generosa con gli utenti, rispetto alla concorrenza. Perché oramai è così: dici “live service” e in tanti partono con gli esorcismi per paura delle micro-transazioni folli a cui tanti giochi – anche validi – ci hanno purtroppo abituato negli ultimi anni. I Season Pass sono qui per restare, lo sappiamo, ma gli esempi virtuosi in cui si può essere competitivi senza “shoppare” non sono poi molti, e ancor meno quelli che (come del resto è ormai normale) non tentano di estorcere denaro all’utenza per contenuti accessori ma molto appetibili, in una eterna corsa alla tentazione limitata, di volta in volta, a pochi giorni.

Helldivers 2 compie quasi un miracolo poiché presenta, tanto per cominciare, un prezzo budget di entrata che non lo piazza tra i Free-to-play (garantendo dunque una qualità di base e numerosi contenuti già presenti che rendono l’esperienza di per sé completa) ma rientra in una spesa piuttosto abbordabile, che rimane tale anche se si decide di acquistare la versione Deluxe, che presenta notevoli extra, ma più che altro cosmetici o di prestigio. Il tier base di quel che è equiparabile a un Pass è gratuito, mentre quello a pagamento (che offre comunque sempre Vanity items) può esser fatto proprio anche con una valuta in game da collezionare giocando. E, spettacolo, i vari pass non hanno una scadenza temporale per venire scalati, scongiurando dunque le classiche meccaniche da “fear of missing out” che scatenano frenesia da acquisto compulsivo e stress per non riuscire a stare al passo. Si tratta di un modello onestissimo e che tiene in conto la soddisfazione del giocatore (e del suo portafogli) che speriamo venga replicata da quanti più publisher possibili.

Johan Pilestedt, CEO e Creative Director di Arrowhead Studios, ha evidentemente sempre avuto a mente uno dei cardini che ha voluto per il gioco, ovvero che “Un buon gioco cooperativo costringe i giocatori a giocare insieme, ma uno eccezionale gli fa venire voglia di farlo” dando incentivi utili al cooperativo puro ma anche rendendo il tutto più divertente e appassionante. Oltretutto ogni piccola crescita personale o o ricompensa riscattata può far crescere l’intera squadra, o sbloccare nuove possibilità tutte da esplorare. In questo giocano un ruolo fondamentalmente gli Stratagemmi, davvero ben pensati e ricchi di possibilità… ma anche di possibili insidie se utilizzati in maniera sconsiderata.

Un altro punto a favore di Helldivers II è l’essere riuscito a creare, in quattro e quattr’otto, una community di giocatori affiatati e non tossici, pronti ad aiutarsi, discutere delle novità e delle tematiche e scherzare, anche insieme ai responsabili della community stessa. È diventato oramai un rito quello di commentare le ultime notizie relative alla propaganda spaziale, ed è un’ottima idea quella di fornire aggiornamenti sulle novità in arrivo inserendole proprio nei proclami ufficiali o accennandole in game, senza dover per forza ricorrere allo “stacco” di annunci separati da parte del publisher e diretti ai giocatori nella realtà.

Appurato che il gioco ha delle basi solide di design, un concept narrativo funzionale e accattivante e un sistema di gioco tutt’altro che respingente, veniamo alla giocabilità pura e all’aspetto tecnico. Nonostante la discreta quantità di opzioni e comandi a disposizione, il moveset risulta alla mano, anche per chi non è un asso o un esperto in questo genere di titoli: certo, occorre un certo periodo di rodaggio, anche solo per scoprire le impostazioni e gli armamenti più congeniali al proprio playstyle, ma l’operatività non è mai frustrante.

Rimane il fatto che potrebbe non essere un titolo per tutti, dato che le missioni richiedono notevole sangue freddo, viste le infinite ondate di nemici, i numerosi obiettivi contemporanei e il fuoco amico. L’azione non è mai confusionaria ma è sempre molto concitata… l’adrenalina scorre a fiumi e perderci le penne è questione di attimi. Ci si potrebbe spazientire, se si cerca una cadenza di gioco più alla mano (se non addirittura “rilassata”) ma qui si rientra semplicemente nel novero delle preferenze personali, dato che il gioco in sé non presenta difetti di sorta nell’esperienza sul campo. Anche perché graficamente il titolo si presenta abbastanza solido, sebbene pretenzioso in termini di risorse.

Su PlayStation 5, per avere i 60 FPS più o meno stabili bisogna per forza scegliere di giocare in modalità Performance, mentre in Quality mode il frame rate cala vertiginosamente; rimane sempre attorno ai 30, ma la differenza si nota, se siete abituati a far caso a queste cose. Su PC dipende molto dalla vostra configurazione hardware: il gioco è piuttosto esoso di risorse e per avere le prestazioni migliori in termini di resa FPS dovrete rinunciare agli effetti grafici migliori… o avere un hardware al top. Niente che non ci si possa aspettare da un gioco simile, ma regolatevi nel caso dobbiate scegliere su che macchina giocarci (considerando che su PS c’è bisogno di un abbonamento attivo al PS+).

Ad ogni modo, il tutto è anche piuttosto godibile a livello audiovisivo: niente di straordinario, ma l’art direction, pur se derivativa, è ben studiata e ha carattere, sposandosi molto bene col contesto e la resa finale, arricchita da musiche a tono e un ottimo doppiaggio “fanfarone”.

90
Helldivers 2
Recensione di Marco Lucio Papaleo

Helldivers 2 si confermerà, probabilmente, come la sorpresa del 2024, un titolo partito in sordina e meritatamente diventato celebre in pochissimo... e soprattutto, a quanto sembra, destinato a restare. Gli intenti di Arrowhead sembrano essere a lungo termine, con continue migliorie e aggiunte che dovrebbero mantenere il titolo fresco per molto tempo a venire. Genuinamente divertente, irriverente il giusto e vario quanto basta, è senza dubbio lo sparatutto del momento, oltre che un monito a come si può pensare e gestire dal nulla un modello di GAAS non predatorio di successo.

ME GUSTA
  • Fraggare alieni con gli amici è uno spasso
  • Gestione Live Service tra le migliori degli ultimi anni
  • Ironico nel miglior modo possibile
FAIL
  • Giocarci da soli è ostico... e uno spreco
  • Richiede configurazioni tecniche alte per poter girare bene
  • Futuro del servizio incerto, anche se il presente fa ben sperare
Sand Land, recensione: l'action RPG di Bandai Namco celebra Toriyama, ma non abbastanza
Sand Land, recensione: l'action RPG di Bandai Namco celebra Toriyama, ma non abbastanza
Stellar Blade, la recensione: un Angelo per salvare l'umanità
Stellar Blade, la recensione: un Angelo per salvare l'umanità
Videogiochi e audiovisivo non sono mai stati così vicini
Videogiochi e audiovisivo non sono mai stati così vicini
Kingdom Come Deliverance II: un ritorno inatteso ma graditissimo
Kingdom Come Deliverance II: un ritorno inatteso ma graditissimo
Nacon House a Milano è il nuovo ritrovo della Gen Z
Nacon House a Milano è il nuovo ritrovo della Gen Z
World of Warships dà il benvenuto a Marco Materazzi nelle vesti di Capitano
World of Warships dà il benvenuto a Marco Materazzi nelle vesti di Capitano
Sand Land, abbiamo provato il nuovo action RPG tratto dall'opera di Toriyama
Sand Land, abbiamo provato il nuovo action RPG tratto dall'opera di Toriyama